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Cingolani: “incentivare anche il termico che inquina meno”

Il punto di vista del Ministro Cingolani è ormai noto da tempo e si può dire che in qualche modo non fa una piega

Cingolani

Del Ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, si parla spesso e volentieri. Lo si fa spesso per via del suo pragmatismo nei confronti di una transizione elettrica imposta e legiferata. Il suo punto di vista è ormai noto da tempo e si può dire che in qualche modo non fa una piega. La volontà ulteriore ora è quella di produrre agevolazioni, e quindi incentivi, per quelle vetture dotate di motore tradizionale che però inquinano meno. Al recente G20 di Napoli ha infatti ammesso, senza mezzi termini, di voler produrre “agevolazioni per le auto che inquinano meno. Anche a motore termico”.

L’importante punto di vista del ministro Roberto Cingolani, è emerso anche in un’intervista esclusiva rilasciata a Quattroruote. Cingolani ha infatti ammesso che quella legata alla transizione ecologica è “una trasformazione industriale, economica, sociale e organizzativa colossale, che è impensabile fare in un anno. Oggi non abbiamo abbastanza energia rinnovabile, non abbiamo una rete elettrica smart in grado di gestire un energy mix discontinuo, non abbiamo punti di ricarica sufficienti”. Insomma, le tematiche ragionate sono tutte importanti e tutte da tenere fortemente in considerazione.

Situazione complessa

La complessità della condizione è ragionata dal ministro Roberto Cingolani che a Napoli, nell’occasione del G20, ha aggiunto: “bisogna capire che questa è una transizione che durerà dieci anni, come dice John Kerry. E che è più complessa di quanto ci immaginiamo. Una transizione ecologica ha a che fare con la demografia, l’economia, l’agricoltura, l’energia, la mobilità. Molti dicono che così facendo si produrranno centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ma che fare di quelli che si perderanno nel frattempo?”.

Di certo hanno fatto discutere le ultime dichiarazioni di Cingolani sui costruttori storici della Motor Valley, ma il Ministro ci ha tenuto a precisare che le sue dichiarazioni sono ragionate sul fatto che la transizione non può essere messa in pratica su tempi rapidi: “sono stato accusato di essere poco green. Ma sono convinto del fatto che le filiere italiane consolidate vadano salvaguardate. Certo, guardando al futuro: vanno inserite in un percorso di innovazione e sostenibilità. Anche Francia e Germania ragionano così. in Italia ci sono 12 milioni di auto altamente inquinanti. Intanto possiamo pensare a sostituire quelle. Anche con aiuti, con incentivi per l’acquisto di auto meno inquinanti”, ha ammesso a Il Corriere della Sera.

Si può però pensare di svecchiare il parco auto oggi circolante in Europa, puntando su incentivi da distribuire anche alle motorizzazioni tradizionali. A patto che siano meno inquinanti: “transizione significa esattamente questo: passare progressivamente a tecnologie sempre meno dannose per l’ambiente. Senza editti dall’oggi al domani”, ha proseguito. Pensando di pari passo al potenziamento della rete di ricarica: “serve una rete intelligente per gestire una richiesta di elettricità altalenante. Con il PNRR investiamo su quello. E servono quelle 30 mila centraline di ricarica che ci siamo impegnati ad installare. La produzione elettrica deve diventare sempre più rinnovabile, perché se per far circolare un’auto elettrica uso energia da fonti fossili, o peggio da carbone, non facciamo nessun progresso”.

Ripensare la sostenibilità

A Quattroruote Cingolani ha aggiunto che bisogna ripensare il concetto di sostenibilità, ammettendo che oggi non esiste una elettrica che sia competitiva in termini di costi rispetto a una vettura tradizionale. “Se mettiamo insieme questa serie di criticità, è evidente come sia impensabile imporre un’elettrificazione di massa per decreto”. Appare quindi necessario costruire “progressivamente un Paese nuovo, raggiungendo un compromesso sostenibile tra la necessità di avere un ambiente protetto e quella di conservare lo Stato sociale. Non possiamo morire d’inquinamento, ma neppure di disoccupazione: occorre procedere step by step, per far crescere insieme domanda e offerta”.

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