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Angelo Sticchi Damiani: ancora pragmatismo sull’elettrico

Angelo Sticchi Damiani è tornato a ragionare su alcune dichiarazioni che denotano un certo pragmatismo rivolto all’elettrico

Angelo Sticchi Damiani
Angelo Sticchi Damiani

Quelle del presidente di ACI, Angelo Sticchi Damiani, sono dichiarazioni sull’elettrico che fanno chiaramente il paio con quelle già ragionate a fine 2020. Non è infatti la prima volta che Sticchi Damiani appare scettico sulla gestione futura in relazione all’elettrico, fornendo ancora una volta un punto di vista che oggi appare simile anche a quello di Roberto Cingolani che è Ministro della Transizione Ecologica.

La nuova regolamentazione europea impone infatti un passaggio netto verso l’elettrico già a partire dal 2035. Secondo Angelo Sticchi Damiani l’imposizione dell’elettrico, priva di altre possibilità ulteriori, fornirà parecchi problemi a cominciare dagli importanti settori della componentistica e della produzione in generale. C’è poi un discorso legato anche al fatto che l’energia utile alla ricarica potrebbe non derivare completamente da fonti pulite.

Rivoluzione elettrica ancora non convincente, secondo Angelo Sticchi Damiani

Di certo Angelo Sticchi Damiani non ritiene particolarmente convincente la rivoluzione elettrica prospettata da qui a breve. Il tempo particolarmente risicato a disposizione permette di non riuscire ad adeguare la rete in maniera consapevole. Sticchi Damiani ha fornito le sue dichiarazioni, variegate sull’argomento, all’interno di un’intervista rilasciata a Libero Quotidiano. I cambiamenti imposti, non piacciono al presidente dell’Automobile Club d’Italia: “in Italia il comparto auto impiega un milione e seicentomila persone e rappresenta il 20% del prodotto interno lordo. Per seguire le direttive dell’Unione Europea in materia di ambiente rischiamo di azzerare tutto questo, ma è evidente che, se si ammazza il settore, si uccide il Paese. C’è qualcuno, a Bruxelles, spinto da motivi ideologici. Ha perduto lungimiranza e senso pratico. L’esagerata spinta ambientalista è un killer per l’economia e brucerà milioni di posti di lavoro, perché senza passaggi graduali e studiati ci sarà un bagno di sangue”.

La volontà numero uno sarebbe invece quella di ragionare sull’Euro 6, incentivandone la diffusione soprattutto nei confronti di chi dispone di vetture di classe Euro 0 o Euro 1. Sticchi Damiani pone l’osservazione anche sui posti di lavoro legati allo sviluppo e realizzazione delle moderne Euro 6. “La gente tiene le auto sotto la norma Euro 5 perché non può permettersi di sostituirle. Le Eeuro 0 inquinano 28 volte più di un euro 5 e sono estremamente pericolose. Lo Stato dia 2000 euro a chi le rottama, denaro in contante non bonus. Come ACI abbiamo presentato una proposta che è ora allo studio in commissione parlamentare per favorire incentivi usato su usato. Se convinco un proprietario di euro 0 a prendersi un euro 5 senza fargli spendere troppi soldi, abbatto l’inquinamento, non uccido un settore e metto una persona in condizioni di guidare un’automobile più sicura. Lo Stato deve sostenere l’acquisto con consistenti incentivi e abbattendo almeno del 50% l’imposta provinciale di trascrizione”, ha ammesso Angelo Sticchi Damiani.

C’è quindi il nodo legato ai grandi costruttori che hanno fatto del motore a scoppio un mantra: “ma lei immagina qualcuno che compra una Ferrari totalmente elettrica? Purtroppo la rivoluzione verde rischia di far chiudere la Rossa. Con un motore elettrico la Ferrari perderebbe quasi tutto il suo fascino”, ha aggiunto.

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Infrastrutture da rivedere

Irrinunciabile risulta poi l’arcinota questione legata al comparto infrastrutturale nel Paese. Probabilmente oggi l’Italia non è ancora fortemente pronta a ragionare in questa direzione, l’impegno deve essere ancora più importante. Senza dimenticare il costo ancora più elevato delle elettriche rispetto a quello oggi utile ad acquistare una vettura tradizionale: “le auto elettriche sono poche perché costano molto e non sono pratiche: le batterie non garantiscono un’autonomia concreta superiore ai 300 chilometri. Imporle, mettendo fuori mercato le altre, impedisce la mobilità alla maggioranza degli italiani, che non hanno i soldi per comprare un’auto verde. Le colonnine sono poche e ci vorranno anni per disseminare il Paese di stazioni di ricarica. E poi non si creda che l’energia elettrica sia gratis, disponibile in misura illimitata, e non inquini. Se circolassero solo vetture verdi, non ci sarebbe abbastanza energia elettrica per illuminare le città. Fare il pieno di elettricità equivale al consumo di una famiglia di 4 persone per 6 giorni, ossia circa 50 kWh”, ha aggiunto.

Secondo Sticchi Damiani, inoltre, rafforzare l’attuale rete di ricarica rappresenta “un’operazione lunga e costosa. Se a Milano o Roma circolassero solo auto elettriche e dovessero caricare tutte di notte, non ci sarebbe sufficiente energia per illuminare la città”. Insomma, la palla è stata lanciata un’altra volta.

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