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Stellantis: “Melfi viene ridimensionata”, la verità sul summit per USB

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Il sindacato USB (Unione Sindacale di Base) non la pensa come tutti gli altri sindacati presenti al vertice del 15 giugno scorso al MISE. La manifesta soddisfazione di tutti dopo il vertice del 15 giugno al MISE, soddisfazione dei rappresentanti del governo, delle parti sociali intervenute al tavolo e dell’azienda, viene duramente contestata dall’Unione Sindacale di Base.

La sigla sindacale indipendente, da sempre tra le più radicali e critiche nei confronti prima di FCA e adesso di Stellantis, ha affidato ad un proprio comunicato le sue considerazioni riguardo ad un vertice che tutti hanno reputato positivo, soprattutto su Melfi e sul futuro dello stabilimento di Località San Nicola.

Nel 2024 verranno prodotte lì 4 autovetture elettriche e questo è bastato per soddisfare i sindacati presenti all’incontro. A dire il vero il fatto che nel summit si sia parlato solo o quasi dello stabilimento della Basilicata ha fatto storcere il naso anche ai rappresentanti dei lavoratori degli altri stabilimenti di Stellantis sparsi per lo Stivale. Melfi è stato al centro del dibattito, su Melfi sembra che l’azienda voglia investire, ma così non la pensano i rappresentanti di USB. Infatti nel loro comunicato si parla di ridimensionamento dello stabilimento di Melfi, un ridimensionamento che arriva a 30 anni di distanza dalla nascita di quello che è diventato lo stabilimento fiore all’occhiello dell’azienda fin dai tempi di FCA, cioè prima della fusione con Peugeot che ha dato i natali a Stellantis.

Promessa di un futuro migliore, ma per il presente si è detto poco

Il comunicato di USB è stato diramato a mezzo stampa. E come si legge sul sito “Basilicata24.it”, si tratta di un comunicato che guarda da un’altra prospettiva ciò che è stato fatto nel vertice di martedì scorso quando i Ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando hanno ospitato al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), i rappresentanti dell’azienda e i rappresentanti delle sigle sindacali aziendali.

“Dopo 30 anni dalla sua nascita, Melfi viene ufficialmente ridimensionata”, così inizia il comunicato USB che accusa anche i sindacati presenti di fare il gioco dell’azienda, nascondendosi dietro promesse di un futuro roseo. Effettivamente dal vertice per l’immediato non è uscito niente. C’è stata solo la promessa che nel 2024 a Melfi si produrranno 4 veicoli di nuova generazione, votati all’elettrico naturalmente. Ma è stata una promessa vaga, perché si è parlato di multibrand ma senza entrare nello specifico (anche se qualcuno ha parlato per esempio di 4 veicoli di Fiat, Jeep, Alfa Romeo e Lancia). In altri termini, non si sa ancora quali saranno questi nuovi ipotetici modelli e di quali marchi di Stellantis saranno.

Futuro quindi, non presente, che poi senza dubbio è quello che maggiormente interessa i lavoratori che oggi hanno a che fare con cassa integrazione, con chiusure e con pause di produzione che sono già avviate e messe in calendario fino a fine estate.

Non c’è stato accenno ad eventuali cambi di marcia rispetto a queste fermate che riducono drasticamente i livelli di reddito dei lavoratori e mettono a rischio alcuni diritti che si maturano lavorando.

Il comunicato di USB non lascia spazio a dubbi, Melfi viene ridimensionata dopo 30 anni

 “Lo avevamo scritto tre mesi fa su segnalazione di molti operai, in seguito lo abbiamo detto nelle assemblee, in tutto questo tempo lo abbiamo sempre denunciato. Oggi, di fronte al drammatico presente, escono allo scoperto anche azienda e sindacati filo-padronali, pur barricati dietro false promesse di un futuro migliore”, con questa dura reprimenda sull’operato dei sindacati presenti all’incontro, USB inizia a prendere le distanze da quanto è accaduto a Roma martedì 15 giugno, dando la versione degli accadimenti e dei risultati del vertice, diametralmente opposta alla quasi enfasi che era emersa dalla dichiarazioni di tutti i partecipanti a margine del tavolo.

Ciò che USB contesta è che è stata confermata la cancellazione di una linea produttiva a Melfi e che 400.000 auto da produrre, su 19,5 turni e su una sola linea sarà un risultato impossibile da raggiungere.

“Smonteranno una delle due linee produttive a Melfi, ci saranno esuberi strutturali, ben più dei 700 annunciati oggi, in tutta l’area industriale almeno tre volte tanto. Una sola linea, per quanto maggiorata, non potrà mai produrre 400 mila vetture all’anno, Melfi viene pesantemente ridimensionata. Da settembre si tornerà ai 20 turni lavorativi a settimana, anzi 19 e mezzo (poi ci spiegheranno cosa significa), pur ripristinando il lavoro a ciclo continuo non riusciranno a garantire la piena occupazione mensile per i restanti operai”, questo lo scenario del futuro prossimo e non remoto come ha ragionato l’azienda al vertice e come è piaciuto molto ai sindacati che sono intervenuti.

L’indotto viene drasticamente ridotto

Se c’è una cosa che preoccupa forse ancora di più dei paventati tagli interni di Stellantis, è la situazione dell’indotto. A Melfi nel Polo Produttivo di Località San Nicola esiste un grande indotto, fatto di tante piccole aziende, tante piccole realtà che hanno più o meno gli stessi operai, dal punto di vista numerico, della fabbrica Stellantis vera e propria.

Ed è l’indotto che gioco forza subirà il contraccolpo del taglio della linea produttiva a Melfi, quella dove oggi si costruisce la Jeep Compass e che sarà annessa nell’altra. E USB parlando proprio della linea tagliata sottolinea che di fatto si tratta di ridimensionamento, anche se dopo il vertice si parlava di una super linea di produzione per l’unica che rimarrà in funzione. E il ridimensionamento secondo l’Unione Sindacale di Base, impatterà drammaticamente sull’indotto.

“Negli spazi lasciati liberi dalla linea smantellata verranno realizzate nuove operazioni, tradotto significa internalizzazione di lavorazioni che solitamente vengono svolte nelle fabbriche esterne, con ulteriore perdita di commesse e lavoro per l’indotto. Piano piano manderanno a casa gli operai, cercheranno di anticipare centinaia di pensionamenti, sempre che azienda e istituzioni lo permettano, altrimenti potrebbero esserci licenziamenti” così il comunicato ha anticipato ciò che l’azienda sta per mettere in pratica a Melfi, dove al posto della Compass, nella linea tagliata, passerà l’attività di assemblaggio, che oggi è appaltata alle piccole aziende dell’indotto, che spesso tirano avanti solo grazie alla commesse Stellantis, al cui venire meno, queste piccole realtà potrebbero implodere.

Ed a poco servirà, sempre in base al comunicato, la voce che gira relativamente alle trasferte, nel senso che gli operai in esubero, secondo USB, difficilmente potranno essere ospitati in altre realtà aziendali sempre di Stellantis in altre Regioni d’Italia.

“Gli esuberi non ci sono soltanto a Melfi, nessuno può pensare seriamente che la Sevel, unico stabilimento ancora efficiente, possa ospitarli tutti. Stellantis ha affermato che con il nuovo piano industriale a Melfi arriveranno addirittura quattro nuovi modelli, tutti elettrici, ovviamente non prima del 2024. Chiacchiere talmente prive di fondamento che la stessa azienda si è mantenuta larga con i tempi, forse spera che, come è accaduto con i precedenti piani industriali, con il passare degli anni dimenticheremo le dichiarazioni di oggi. Intanto per i prossimi tre anni, minimo, gli operai di Melfi continueranno a lavorare pochissimo, su turnazioni peggiori, ammassati uno sull’altro su un’unica linea e con un salario sempre più da fame. Alla fine, semmai ci sarà una fine positiva ( ne dubitiamo molto ), saranno esattamente dieci anni di cassa integrazione continua, questa è la realtà, il resto sono solo cazzate”, questa forse la parte più dura del comunicato di USB, in cui si parla di promesse vecchie e mai mantenute e di un costante richiamo alla Cassa integrazione che era iniziato molti anni fa, ben prima della fusione tra FCA e PSA, ma che continua imperterrito ancora oggi, nonostante la grandezza, intesa come azienda, che ha Stellantis (il 4° produttore mondiale di auto).

USB poi chiama all’appello i suoi iscritti, quelli che secondo loro sapevano già tutto anche quando hanno partecipato alle iniziative che USB nel comunicato chiama “di lotta”.

“Purtroppo dobbiamo prendere atto che ancora oggi la maggior parte degli operai non riesce a liberarsi della sudditanza sindacale, speranzosi che gli stessi che per anni li hanno traditi e abbandonati adesso, miracolosamente, vengano in loro soccorso”, così chiude il comunicato, con una specie di accusa agli operai iscritti a quei sindacati, presenti a Roma, ma che secondo USB avrebbero dimostrato ancora una  volta di non fare gli interessi degli operai.

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