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L’Euro 7 potrebbe portare all’estinzione dei motori endotermici

Le case automobilistiche saranno sempre meno propense a lavorare sui propulsori endotermici

Euro 7

Il Consortium for Ultra Low Vehicle Emissions (Clove) ha rivelato lo scorso ottobre alla Commissione europea che l’anno zero della normativa Euro 7 sull’emissioni dovrebbe essere il 2025. L’Associazione dei costruttori automobilistici europei (European Automobile Manufacturers’ AssociationACEA) ha sollevato alcune occupazioni dopo l’annuncio.

Secondo le previsioni dell’associazione, poco dopo il 2025 potrebbe arrivare la fine per i motori a combustione interna. Infatti, la data prevista ora è il 2026, quindi quattro anni prima del divieto di vendita delle auto con propulsori endotermici annunciato già da alcuni paesi come il Regno Unito.

Euro 7: le norme incluse potrebbero non lasciare molto spazio ai motori a combustione interna

ACEA afferma che l’Euro 7 prevedrà delle norme più stringenti con l’obiettivo di spingere le case automobilistiche a limitare il più possibile la produzione di veicoli con motori tradizionali e a puntare maggiormente su altri tipi di alimentazione come idrogeno ed elettrico. Questa normativa non rappresenta un vero e proprio divieto ma farà molta pressione sui produttori.

L’entrata in vigore dello standard Euro 7 metterà in difficoltà diverse case automobilistiche visto il limite di emissioni molto basso. Aziende come Ferrari, Lamborghini e Bugatti potrebbero avere problemi nel continuare a realizzare supercar. Tuttavia, i produttori, che verranno maggiormente colpiti, avranno già studiato alcune possibili soluzioni per proseguire senza problemi, fra cui l’utilizzo dell’elettrificazione.

Anche le case automobilistiche che costruiscono utilitarie con motore endotermico avranno problemi, perlopiù per una questione di costi. Secondo Clove, ogni propulsore a benzina verrebbe affiancato da un sistema costituito da due catalizzatori convenzionali, un filtro antiparticolato, un catalizzatore elettrico e un’altra riduzione per gli ossidi di azoto. Inoltre, tale sistema potrebbe portare a un aumento della cilindrata e dei cilindri dei powertrain usati sulle vetture più sportive.

L’Associazione dei costruttori automobilistici europei teme anche per il possibile costo aggiuntivo di un sistema in grado di monitorare costantemente le emissioni di un motore a combustione interna in modo da garantire delle prestazioni continue per oltre 240.000 km.

Le emissioni dovranno rimanere basse anche in altre condizioni di guida come in fase di accelerazione, nel traffico, lungo una salita ecc. Tutti questi scenari non sono al momento incluse nella normativa Euro 6d. Dovremo attendere le prossime settimane per vedere se saranno rese note altre informazioni in merito.

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