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Fiat 600 Multipla: storia e caratteristiche

Un’auto rivoluzionaria come la Fiat 600 Multipla non poteva che entrare nel cuore degli italiani.

Fiat 600 Multipla
La creatività italiana sul ponte di comando

La Fiat 600 Multipla è un’auto che ha segnato un’epoca, scrivendo una pagina importante nel mondo della mobilità. Quella vettura, dal look simpatico e poco convenzionale, fu una delle antesignane dei moderni monovolume. Presentata il 14 gennaio 1956 al Salone di Bruxelles, offriva una forma completamente nuova e uno spazio interno eccezionale, in relazione alle dimensioni esterne. Qui il concetto guida era stato quello dell’ottimizzazione dei volumi, in un quadro di contenimento dei costi.

Nel suo abitacolo potevano trovare accoglienza fino a 6 persone, disposte su tre file di sedili. Ribaltando quattro di questi, la capacità di carico aumentava notevolmente, consentendo il trasporto di oggetti anche molto ingombranti. Niente di cui sorprendersi: del resto, il nome Multipla, stava proprio ad evidenziarne la versatilità.

Abbattendo i sedili si otteneva un piano di carico di oltre 1.75 metri quadrati, interamente sfruttabile, al quale si poteva comodamente accedere dalle porte. La flessibilità del modello e i costi di esercizio particolarmente contenuti ne fecero per oltre un decennio un punto di riferimento importante per i tassisti e per le famiglie italiane.

Fiat 600 Multipla: l’origine dell’auto

Fiat 600 Multipla
Una monovolume originale e di rottura

Il modello derivava dalla 600 berlina, un’auto compatta a due porte e quattro posti, con trazione e motore posteriori. Lo sviluppo di quel progetto aveva preso le mosse nell’estate del 1953, su spinta del presidente e amministratore delegato Vittorio Valletta. Sin dai primi momenti, emerse la volontà di crearne una versione monovolume, che sbocciò, come già scritto, al Salone di Bruxelles del 1956. Il vernissage fu preceduto pochi mesi prima da una memorabile impresa di una 600 berlina, che nel 1955 fu protagonista del celebre raid Roma-Calcutta, percorrendo oltre 12.000 km in soli 11 giorni.

La Fiat 600 Multipla condivideva la meccanica con quella vettura. Il motore era disposto in posizione posteriore, a sbalzo, con un abitacolo esteso fino alla parte perimetrale anteriore. In pratica, al posto del cofano anteriore, c’era un divano a due posti. L’insolita scelta produsse delle alchimie stilistiche molto particolari, che facevano somigliare la vettura ad una specie di mouse, giusto per fare un parallelo con un oggetto dei tempi moderni.

Un look irrituale, che suscitava curiosità

Fiat 600 Multipla Taxi
La versione taxi, molto diffusa in Italia

La parte anteriore dell’auto era quasi completamente verticale, mentre la coda era fortemente digradante, quasi come uno scivolo. Il risultato? Un veicolo che dava l’impressione di viaggiare a marcia indietro. Quattro le porte della Fiat 600 Multipla: due anteriori con apertura controvento e due posteriori, di natura convenzionale. La Fiat 600 Multipla poteva essere trasformata anche in un minuscolo camper con un “letto matrimoniale” posteriore: così era pubblicizzata all’epoca. La versione taxi, verde e nera, invase rapidamente le città italiane, diventando una delle icone del boom economico del Belpaese nel dopoguerra.

Nella prima serie, la vettura torinese era spinta da un motore di 633 centimetri cubi. A partire dalla fine dell’estate 1960 giunse in listino un’unità propulsiva più corposa, da 767 centimetri cubi, che segnò l’ingresso della seconda serie, battezzata 600 D Multipla. Migliorarono le prestazioni, ma i consumi non ne risentirono. D’altronde, il contenimento dei costi di esercizio era uno dei mantra del progetto. La denominazione “Multipla” tornò nel listino Fiat molto anni dopo, precisamente nel 1998, con una nuova e moderna monovolume, dai contenuti innovativi, che replicò il successo dell’antesignana.

Certo, rispetto a quella era molto più grande, con una larghezza da camion, ma lo spirito in fondo era sempre lo stesso. Nel cuore della gente, però, la vecchia Fiat 600 Multipla continua ad occupare un posto ben più importante. La storia, del resto, l’ha scritta lei. L’altra si è limitata a traslarla nella modernità, con un lessico specifico e di grande impatto, ma non ha avuto lo stesso dirompente effetto.

Fonte Immagine | Fiat Ufficio Stampa

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