Col famoso Dieselgate del 2015 che ha coinvolto in prima persona Volkswagen sono venute fuori alcuni negligenze proprio relative alle motorizzazioni diesel, con conseguenze mediatiche pesantissime e utili a produrre dubbi e punti interrogativi su questa particolare tipologia di propulsori fino a condizionare l’acquisto. Difatti spesso la clientela è apparsa condizionata dall’acquisto di una vettura diesel che poi magari avrebbe dovuto sottostare ad alcuni divieti di circolazione relativi alle vetture a gasolio, peraltro sempre più frequenti nell’ultimo periodo.
Il crollo della domanda relativa proprio ai diesel è anche dovuta a tali fattori, sebbene oggi è risaputo che i diesel risultano fra i propulsori più efficienti in assoluto e dotati di emissioni decisamente ridotte in termini di CO2 immessa nell’aria. Lo sviluppo portato avanti in questi anni suoi propulsori a gasolio ha permesso ai diesel di rimanere propulsori parecchio interessanti e al passo comunque con i tempi. L’ostacolo odierno può invece essere rappresentato da una legislazione che va decisamente contro: norme sempre più stringenti comportano un aggravio di costi per i produttori, spese necessarie per sostenere attività di ricerca sempre più consistenti e che non trovano risposte concrete in una domanda inferiore rispetto ad un tempo.
Non è un caso che oggi molti produttori preferiscono fare a meno di varianti diesel per i propri modelli, puntando maggiormente sull’elettrificazione o sui propulsori elettrici. Definire il futuro dei diesel appare sempre più complicato, sebbene i segnali negativi al contorno appaiono parecchi e la via di uscita non sembra semplice: se i diesel scomparissero non sarebbe di certo un finale meritato. I diesel elettrificati sono ancora pochi, la via del declino potrebbe risultare già imboccata ma si attende un cambio di passo.