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Ogni mese, due atti di pirateria stradale mortale ai danni dei ciclisti

Nei primi tre mesi del 2021, sei incidenti fatali con l’automobilista in fuga dopo l’impatto

due atti di pirateria stradale mortale

Bruttissimi i numeri sugli incidenti dei ciclisti in Italia: addirittura, 44 morti nel primo trimestre 2021 mentre circolavano sulle strade nostrane. C’è da riflettere: è questa la mobilità pulita verso cui ci si dirige? Le via sono adeguate a bici e monopattini elettrici? Ma soprattutto, ogni mese, due atti di pirateria stradale mortale ai danni dei ciclisti: nei primi tre mesi del 2021, sei incidenti fatali con l’automobilista in fuga dopo l’impatto. Sono i più recenti dati Asaps (Amici Polstrada), Osservatorio ciclisti.

Atti di pirateria stradale mortale: fenomeno alcol e droga

Una pirateria stradale dovuta a mille fattori. In particolare la mancanza della Rc auto e della revisione periodica obbligatoria. Ma anche la guida in stato alterato da alcol o droga. Impossibile avere statistiche precise: il pirata scappa, si fa vivo quando ha smaltito alcolici e stupefacenti, risulta “pulito” a esami non molto approfonditi. In realtà, se acciuffato subito dopo il sinistro, lo stato di alterazione psicofisica emerge.

Quindi, 44 ciclisti morti in tre mesi. Un peggioramento enorme. Rispetto ai 37 del 2019 (in totale in quell’anno ci furono 253 morti tra gli utenti delle due ruote) e ai 33 del 2018 (totale dell’anno 219). Un peggioramento ancora più gigantesco se si pensa che siamo in lockdown totale o parziale. Con limitazioni degli spostamenti.

Non si può e non si deve sottovalutare questa statistica. Esiste un legislatore che decide. Ha da poco parificato bici e monopattini elettrici: sulle stesse ciclabili c’è più traffico. Va tutto ponderato: gli spazi sono adeguati? Le condizioni dell’asfalto sono adatte? La segnaletica verticale e le strisce per terra sono all’altezza? Piano a spingere verso certe soluzioni che paiono ecologiche. Occorre fare i conti con la struttura delle nostre città. Costruite negli anni 1960.

Pare anche sciocca la soluzione infantile del tipo: via le auto. Non scherziamo. L’auto è l’unica forma di mobilità che funziona, specie in epoca Covid. Occorrono progetti strutturati a dovere.

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