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Battaglia per il Ponte sullo Stretto: come impiegare i soldi dell’Unione europea?

Si rinnova la polemica su chi vuole la grande opera e chi no

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Arriva una montagna di denaro dall’Unione europea per rilanciare l’Italia dopo il Covid. C’è il Piano italiano che rientra nel Recovery Fund. Soldi da usare come? Qualcuno vuole le grandi opere: altri no. Battaglia per il Ponte sullo Stretto. O magari il tunnel dello Stretto. In Commissione Trasporti numerose le richieste di rivedere le opere che potrebbero essere inserite, suggerendo tra queste anche il collegamento tra Calabria e Sicilia.

Chi dice sì si basa su un assunto: il Ponte rientra nel corridoio Berlino-Palermo, che si colloca all’interno del più ampio corridoio scandinavo-mediterraneo.

Per paradosso, la Lega, che oggi governa Calabria e Sicilia nella coalizione di centrodestra, è impegnata nella realizzazione del Ponte: Salvini ha incontrato i governatori Musumeci e Spirlì e al primo posto dell’agenda c’è stato il Ponte sullo Stretto.

Ecco il leader della Lega: “Il Recovery Fund per il Mezzogiorno è un’occasione storica per passare dalle promesse mancate e dai soldi a pioggia agli amici a un piano di rilancio vero che parta da lavoro e infrastrutture”.

Battaglia per il Ponte sullo Stretto: il no del ministro

Ma il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, dice no: “Non è un’opera che potrebbe essere completata nel 2026, ma presenterò in tempi brevi al Parlamento l’esito del lavoro della Commissione istituita per la valutazione del collegamento stabile dello Stretto, così da aprire al più presto un dibattito pubblico”, ha detto”. Morale: nel Piano no, però “apriremo dibattito pubblico”.

Non ha cambiato idea rispetto a pochi giorni fa, quando ha detto: “Io non ho espresso punti di vista sulla questione del Ponte sullo Stretto di Messina e sull’attraversamento stabile. Ho indicato che l’opera non è inserita nel Piano perché la data del 2026 non è negoziabile, non è emendabile. È parte del regolamento europeo. Per le regole del Piano non è la spesa che conta, ma il fatto che entro il 2026 i lotti devono essere in esercizio, devono essere fruibili”.

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