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Da una necessità, 55 anni fa nasceva la Fiat Dino Spider

La Dino Spider viene presentata al Salone di Torino del 1966: alla base c’è la collaborazione con la Ferrari per il rientro in Formula 2

Fiat Dino Spider

 

Il contesto storico che vede protagonista la bella Fiat Dino Spider è quello di metà Anni Sessanta, ovvero quando nel 1965 la Federazione Internazionale dell’Auto annunciava che i regolamenti rinnovati per la Formula 2 sarebbero entrati in vigore soltanto a partire dal 1967. Il principale cambiamento riguardava il comparto motoristico che prevedeva il limite di 6 cilindri con cilindrata da 1.600 cc in accordo con un complessivo di unità prodotte almeno pari a 500 unità: bisognava quindi realizzare 500 vetture stradali in appena dodici mesi di tempo consecutivi.

Fiat Dino Spider

È così che Fiat si mischia alle mire di una Ferrari interessata alla Formula 2 dopo diversi anni di assenza da una categoria che nel tempo era divenuta sempre più popolare. L’idea di Enzo Ferrari era quella di promuovere all’interno della serie cadetta il marchio Dino. A Maranello risultava già a disposizione un propulsore V6 con angolo fra le bancate di 65 gradi esattamente da 1,6 litri di cilindrata in fase di sviluppo per la Dino 166 P del 1965. Il Drake era convinto che il suo Dino V6 fornisse la base ideale per un propulsore destinato alla Formula 2, tuttavia a Maranello non era possibile allora realizzare i 500 propulsori e le auto richieste nel periodo di dodici mesi. L’alternativa era quindi proprio quella di chiedere una mano alla Fiat tanto che già nel marzo del 1965 le due società firmarono un accordo che avrebbe visto il Lingotto produrre le vetture necessarie per omologare una Ferrari Dino da Formula 2 con motore V6.

In Fiat si danno da fare

È così che uno dei prototipi di motori Dino viene inviato alla Fiat dove gli ingegneri del Lingotto lo smontano e lo riconfigurano in modo da adattarlo alle metodologie per la produzione di massa. Viene avviata la produzione vera e propria con Fiat che dà alla luce due modelli: la Dino Spider, con carrozzeria Pininfarina, e la Dino Coupé, con carrozzeria Bertone. In Ferrari nel frattempo si ragiona sulla Dino GT con carrozzeria Pininfarina. Tutti e tre i modelli furono inizialmente realizzati sfruttando il blocco V6 Dino con cilindrata portata a due litri.

Fiat Dino Spider

La produzione del propulsore, del telaio e di tutta la componentistica meccanica della elegantissima Fiat Dino Spider comincia ad inizio ottobre del 1966 presso il nuovo stabilimento Fiat di Rivalta a sud di Torino. Le scocche provenivano invece, già verniciate, dallo stabilimento Pininfarina di Grugliasco per giungere a Rivalta dove subivano l’assemblaggio finale. Appena un mese dopo l’avvio della produzione, a novembre del 1966 la Fiat Dino Spider debutta al Salone di Torino praticamente 55 anni fa. La Dino di casa Fiat condivide con l’omonima Ferrari solamente il nome e il propulsore posto sotto al cofano, nient’altro. La Dino Spider adoperava la trazione sull’asse posteriore mentre il propulsore veniva installato davanti. Il telaio era un elemento unibody realizzato in acciaio con sospensioni anteriori indipendenti a doppi bracci trasversali con ammortizzatori idraulici a molle elicoidali e barra antirollio, dietro invece c’era un assale rigido con molle semiellittiche e doppi ammortizzatori idraulici per lato.

Fiat Dino Spider

I freni sono a disco ventilati Girling su tutte e quattro le ruote con sistema a doppio circuito e servoassistenza. I cerchi in magnesio fuso Cromodora misuravano 14 x 6,5 pollici e venivano trattenute da un solo dado centrale a gallettone. In origine gli pneumatici previsti erano i Michelin XAS o le Pirelli CN36.

Nel nome di Dino

Come è noto, i V6 Dino prendono il nome dal figlio di Enzo Ferrari, Alfredino, morto nel 1956 prematuramente. Il progetto originale era attribuibile a Vittorio Jano e la sua conversione per la produzione in serie fu curata da Aurelio Lampredi. Lo stesso motore utilizzato sulle Fiat Dino veniva applicato anche sulle Ferrari Dino e uscivano tutti dalla medesima linea produttiva.

L’unità V6 con angolo tra le bancate di 65 gradi e doppio albero a camme in testa per ogni singola bancata di cilindri Tipo 135 B 000 installata sulla Fiat Dino Spider aveva monoblocco e testa in lega con sedi dei cilindri in ghisa a bagno d’olio, sedi valvole in ghisa e camere di combustione emisferiche. La cilindrata era stata aumentata fino al valore di 1987 cc grazie ad alesaggio e corsa rispettivamente di 86 mm e 57 mm. La compressione era invece fissata in 9,0:1; tre i carburatori Weber 40 DCN a doppia aria. In questa configurazione il motore riusciva ad erogare ben 160 cavalli a 7200 giri/min.

Fiat Dino Spider
Il propulsore Dino V6

La trasmissione era affidata a un cambio manuale a cinque marce sincronizzato, frizione monodisco e differenziale a slittamento limitato. Con un peso di appena 1240 kg, 140 chilogrammi in meno rispetto alla variante Coupé arrivata l’anno dopo, la Dino Spider raggiungeva l’invidiabile velocità massima di circa 210 km/h mentre per raggiungere i 100 km/h da fermo bastavano appena otto secondi.

Interni che facevano discutere

Visivamente la caratteristica più distintiva della Fiat Dino Spider erano i suoi doppi fari su entrambi i lati dell’ampia apertura centrale. Pininfarina aveva previsto un elemento stilistico molto simile dodici mesi prima, quando aveva svelato la Ferrari Dino Berlinetta Speciale al Salone di Parigi dell’ottobre 1965.

Fiat Dino Spider
Gli interni di una Fiat Dino Spider prima serie

Decisamente interessante appariva il disegno generale, a cominciare dagli ampi passaruota anteriori: la coda invece era tronca e ospitava un ulteriore set di doppi elementi tondi per i fanali. I paraurti sottili a tutta larghezza erano cromati e si abbinavano all’elegante listello sottoporta, ai telaietti dei finestrini, alle maniglie delle due portiere, ai badge e al gallettone dei cerchi. Il tettuccio azionabile manualmente era in tela e una volta abbassato si posizionava quasi a filo della carrozzeria che veniva realizzata in acciaio ad eccezione del portellone del bagagliaio in alluminio.

Fiat Dino Spider

Nonostante fosse stato ben strutturato, l’abitacolo è stato oggetto di critiche. I materiali di bassa qualità e il quadro strumenti proveniente da modelli Fiat più economici avevano deluso il pubblico. Il cruscotto era rivestito in vinile nero insieme ai pannelli delle porte e ai rivestimenti dei sedili. Lo sterzo con rivestimento in plastica nera (sostituito nel 1967 con un volante in legno) aveva possedeva tre razze in lega e tutti gli strumenti erano situati sotto una palpebra posta alle sue spalle. I quadranti primari, contagiri e tachimetro, erano affiancati da indicatori secondari per la temperatura dell’olio, la pressione dell’olio, il livello del carburante e la temperatura dell’acqua. I finestrini erano azionati manualmente mentre oltre ai due sedili principali, alle loro spalle erano situati due piccoli sedili di fortuna.

Fiat Dino Spider
Gli interni di una Fiat Dino Spider seconda serie con differente impostazione stilistica

Tra gli optional c’erano anche l’autoradio, la vernice metallizzata, i rivestimenti in pelle e un hardtop rivestito in vinile con roll bar in acciaio inossidabile. Nel febbraio 1967, oltre al nuovo volante in legno, arrivarono anche inserti in legno per il cruscotto, il quadro strumenti e la console centrale. A partire dal 1968 l’accensione elettronica Magnetti Marelli Dinoplex C veniva proposta di serie per la prima volta su una vettura realizzata per l’utilizzo su strada.

L’arrivo della variante da 2,4 litri e la fine di tutto

La produzione terminò nel dicembre 1968 dopo 1163 Fiat Dino 2000 Spider realizzate tutte con guida a sinistra. L’epopea della Dino Spider sarebbe ricominciata nel settembre del 1969 quando fu rilasciata una versione potenziata con propulsore Dino da 2,4 litri capace di erogare 180 cavalli di potenza già visto anche sulla Ferrari Dino 246 GT.

Fiat Dino Spider
Una Fiat Dino 2400 Spider

Con l’introduzione del nuovo propulsore era stata rivista la qualità costruttiva generale ora sensibilmente migliorata, oltre ad interventi su freni e sospensioni. L’assale rigido posteriore era stato sostituito con un elemento indipendente derivato da quello utilizzato sulla Fiat 130. Dal punto di vista estetico non risultavano importanti variazioni. La produzione della Dino 2400 Spider terminò nel gennaio del 1972, quando la vettura numero 420 venne definitivamente completata.

Verdone Fiat Dino Spider
Una scena del film “Un sacco bello” con la Fiat Dino Spider nera

Una volta terminata la produzione la Fiat Dino Spider non ebbe mai più una degna erede. Indimenticabile la presenza in Un sacco bello, film di Carlo Verdone del 1980, dove Enzo ne utilizzava una nera (2400 Spider) con le iconiche saette rosse sulle fiancate per un viaggio verso la Polonia assieme all’amico Sergio.

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