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Automotive Europa nel 2021: 100.000 posti di lavoro in meno

L’associazione che rappresenta i fornitori lancia un allarme sull’occupazione: serve salvaguardare la produzione specialistica nella transizione verso l’elettrico

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Sentiamo la Clepa, che rappresenta i fornitori europei: automotive Europa nel 2021, sono guai. Siamo a 100.000 posti di lavoro in meno. La metà riguarda la produzione di componenti. Come si arriva a questi numeri? Si prendono i tagli delle Case. E delle grandi aziende di componenti. Ma poi c’è anche il piccolo, non emerso ancora: pertanto, altro che 100.000, sono molti di più.

Automotive Europa nel 2021: allarme rosso

In più, una certa parte politica dell’Unione europea spinge per target altissimi di riduzione delle emissioni inquinanti. Con conseguenze per le Case, che devono investire. Risorse da allocare in nuove tecnologie, e da togliere in fatto di forza lavoro.

Vediamo solo l’indotto automotive europeo: impiega 1,7 milioni di persone in senso stretto. Ma sono 5 milioni in un computo esteso. Più 1,2 milioni di lavoratori alle dipendenze delle Case. Totale boom: 6,2 milioni.

E l’elettrico e l’ibrido creano occupazione? Mah. A marzo sono stati creati 2.500 posti di lavoro nel campo dei veicoli elettrici e ibridi. Infinitamente meno di quanti le Case ne perdono. E di quanti tagli il Covid ha causato e causerà.

Situazione in Italia: alert concessionarie

Complessa e delicata la situazione anche in Italia. Abbiamo solo una previsione, che ha fatto Federauto (l’associazione di categoria che rappresenta la rete di vendita di autoveicoli nel nostro Paese). A causa della quarantena e della crisi economica le concessionarie hanno fatto registrare un calo di fatturato che va dal 40% al 60% rispetto a quello dello scorso anno. Stando alle stime fornite da Federauto, tenendo in considerazione anche i lavoratori dell’indotto, i posti di lavoro a rischio sono oltre 150.000. A meno di una seria campagna di incentivi.

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