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Indagine di Bankitalia sui gestori autostradali: quadro drammatico

Testimonianza del capo del servizio Struttura economica della Banca d’Italia

autostrade

Indagine di Bankitalia sui gestori autostradali: la testimonianza arriva dal capo del servizio Struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone, alla ottava commissione del Senato (Lavori pubblici, comunicazioni). Il quadro è drammatico. Per cominciare, la struttura del mercato è piuttosto concentrata: dei 25 rapporti concessori gestiti dal ministero dei Trasporti, 19 fanno riferimento ai due principali gruppi operanti nel settore, Atlantia e ASTM.  Ai quali sono affidati rispettivamente oltre la metà e più di un quinto della rete autostradale. Le concessioni in essere hanno durate residue lunghe: per circa il 60 per cento della rete la concessione verrà a scadenza tra più di dieci anni.

Indagine di Bankitalia sui gestori autostradali: 3 punti chiave

  1. La rete autostradale italiana si sviluppa per circa 7.000 km (di cui intorno a 6.000 soggetti a pedaggio). Rispetto alla superficie del territorio nazionale, tale estensione è simile a quella della Francia. Ma inferiore a quelle di Germania, Spagna e Portogallo. In rapporto al numero totale di autoveicoli in circolazione, l’estensione della rete autostradale italiana è inferiore a quella degli altri quattro Paesi qui considerati. Vi sono, in Italia, circa 1,8 km di autostrade per 10.000 veicoli, contro 2,8 in Germania, 3,6 in Francia e circa 6 in Spagna e Portogallo.
  2. Tra il 2009 e il 2018 i ricavi da pedaggi sono cresciuti del 28 per cento in termini nominali e del 13 in termini reali. Ma, nello stesso periodo, la spesa annua per investimenti si è quasi dimezzata, raggiungendo il minimo nel 2017.
  3. L’assetto istituzionale che ha a lungo retto il settore si è caratterizzato per una limitata applicazione dei principi concorrenziali. Qualcosa è cambiato di recente. I nuovi poteri attribuiti nel 2018 all’Autorità di regolazione dei trasporti possono consentire un’opportuna omogeneizzazione dei regimi tariffari. Con l’applicazione di un unico modello di price cap. Nell’esercizio di tali poteri, è rimesso all’Autorità il compito di assicurare che la dinamica delle tariffe sia pienamente giustificata dagli investimenti realizzati e dagli standard di qualità raggiunti, garantendo al contempo un’adeguata remunerazione per il concessionario.

Qual è il problema centrale delle concessionarie autostradali

Ecco i guai:

  1. le asimmetrie informative tra il concessionario e i soggetti preposti alla regolazione;
  2. l’incertezza associata ai tempi lunghi per il recupero degli investimenti;
  3. gli incentivi perversi che si determinano in prossimità della scadenza della concessione.

Tutto questo rende impossibile replicare perfettamente i risultati di un mercato concorrenziale

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