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Lancia K: quando le aspettative non coincidono con la realtà

La storia della Lancia K è pesantemente condizionata dal suo design che non piace, le vendite infatti sono poche e il successo sperato non arriverà mai

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Le premesse che conducono alla gestazione della Lancia K sono nobili e associate ad un compito già di per sé arduo: sostituire la Lancia Thema. È scontato che tutti si ricordano la Lancia Thema visto che ha rappresentato una delle berline più diffuse sulle nostre strade fino agli inizi degli Anni Novanta. La Thema nasceva da un progetto condiviso con Fiat, Alfa Romeo e Saab sfruttando contingenze economiche derivanti da pianificazioni volte al risparmio. Per questo non si può dire che una vettura apprezzata sia per forza di cose quella per la quale si è speso tanto, o più di un’altra.

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Pochi sono invece quelli che possiedono un valido ricordo della Lancia K che sostituiva proprio la Thema diventando l’ammiraglia del marchio dal 1994 fino al 2001. In questo caso il Gruppo Fiat investe risorse maggiori ma non ottiene, nemmeno lontanamente, i risultati visti qualche tempo prima con la Thema. Le previsioni dicevano che la K avrebbe dovuto rappresentare la berlina di punta del marchio per la transizione verso il nuovo millennio, ma in termini di vendite le previsioni sono un flop.

Più spazio e maggiore comfort

Ammettiamolo, le premesse che portano alla nascita della Lancia K non virano verso qualcosa di clamorosamente sbagliato. La K nasce per il Segmento E provando a sopravanzare la Thema soprattutto in termini di spazio e comfort percepiti. L’insonorizzazione è infatti molto ben fatta e l’isolamento dalle irregolarità dell’asfalto molto ben congeniata, ma non delude nemmeno il suo ampio abitacolo con elementi avvolgenti. Tutte qualità che comunque pongono la Lancia K a livelli molto interessanti.

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La sensazione è quella che ad accogliere gli occupanti sia un abitacolo realmente avvolgente con elementi ben studiati, come il morbido raccordo che non stacca i pannelli porta dalla plancia. Tuttavia fa un certo effetto riscontrare il finto legno utilizzato sugli inserti della plancia, una caduta di stile che si riscontra anche sui sedili in Alcantara che si usura con una certa facilità. In ogni caso vengono introdotto alcuni accessori molto utili e non proprio diffusi ovunque all’epoca. C’è un interessante computer di bordo, molto evoluto per essere il 1994, mentre il restyling porta in dote anche i fari adattivi allo xeno e dotazioni di sicurezza come gli airbag laterali e il cruise control. Degno di nota anche il sofisticato impianto di climatizzazione che disponeva di diversi sensori posizionati in vari punti all’interno dell’abitacolo in modo da ottimizzare le temperature rendendola equilibrata in ogni angolo dell’abitacolo: non mancano inoltre bocchette di aerazione frontali e per i piedi degli occupanti che siedono sul divano posteriore.

Motori prestazionali

La concorrenza è motivo di ispirazione nella scelta dei motori: l’ispirazione proviene infatti dalle Audi A6 e Mercedes Classe E. Viene quindi sviluppato un set di motori a cinque cilindri in linea installati chiaramente davanti in posizione trasversale con trazione anteriore. Si tratta di un 2.0 e un 2.4 a benzina con 145 e 175 cavalli. C’è poi una variante turbodiesel da 2.4 litri e 124 cavalli che nel 1996 subisce alcune revisioni importi a causa di cedimenti strutturali di varia natura patiti sin dall’inizio. C’è poi un 4 cilindri turbo a benzina da 205 cavalli sostituito in seguito da una variante sovralimentata a cinque cilindri e 220 cavalli di potenza. Infine sulla Lancia K si ritrova anche il noto V6 Busso da 3.0 litri con 204 cavalli di potenza. In questo modo la Lancia K forniva prestazioni molto interessanti.

Design che non convince

Con molta probabilità l’insuccesso della Lancia K si deve al suo design. La berlina si presenta particolarmente pesante in termini di linee esterne, tanti che sono tanti quelli che definiscono il suo design decisamente sbagliato. Le forme appaiono poco aggraziate a causa delle massicce fiancate e di un frontale dotato di fari e mascherina schiacciati con una coda che proprio non ha nulla da dividere con il resto della vettura.

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La variante Station Wagon

Si tenta quindi un rimedio con la variante Station Wagon del 1996 che possiede un equilibrio maggiore. La vettura viene realizzata col supporto di Pininfarina che ne amplifica l’eleganza generale sebbene in casa Fiat ci credono fin poco. La Lancia K Station Wagon viene apprezzata un po’ di più, ma comunque non può sollevare le sorti di una vettura nata decisamente male.

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La Lancia K Coupé

Le cose vanno ancora peggio con l’arrivo della Lancia K Coupé che come la Station Wagon approda sul mercato nel 1996. La vettura, realizzata dalla carrozzeria Maggiora di Torino non convince assolutamente.

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Ha un passo chiaramente più corto della berlina da cui deriva: la Coupé appare sproporzionata soprattutto se la si guarda lateralmente. Gli sbalzi sono forse troppo pronunciati rispetto ad un passo così stretto mentre la coda non ha nulla a che vedere con le linee di una vera coupé. La vettura finisce presto tra le righe delle macchine più brutte di sempre e dopo due anni dall’avvio della commercializzazione viene esclusa dal listino. Le vendite sono risicatissime.

 

La produzione della Lancia K termina nel 2001 portandosi via la storia di una vettura strana che non riesce mai a decollare. Condizionata da un design non all’altezza delle aspettative. Una storia da dimenticare.

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