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Alfa Romeo SZ, elogio del non convenzionale

L’Alfa Romeo SZ nasce dalla volontà di dimostrare che in Alfa sanno dove mettere le mani anche dopo essere passata sotto il controllo della Fiat

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C’è qualcosa di affascinante in questa giovane 31enne figlia di un’Alfa Romeo divenuta a quel tempo un prodotto a matrice Fiat. La 31enne in oggetto si chiama Alfa Romeo SZ, quella che tanti hanno persino soprannominato “Il Mostro” a causa di quelle linee decisamente lontane dal convenzionale. Persino oggi l’Alfa Romeo SZ, da qualunque angolo la si percepisca, appare lontana dal presente piuttosto relegabile ad un futuro che forse non arriverà mai. È una vettura fuori da ogni epoca la Sprint Zagato. Ma i gusti sono gusti e non si può piacere proprio a tutti, a molti si.

L’Alfa Romeo SZ, conosciuta anche col nome ES-30 (ovvero Experimental Sportscar 3.0 Litres), nasce all’indomani di un periodo decisamente complesso per il mondo dell’auto. E forse lo stile e l’idea generale derivano proprio da questa nuova concezione diffusa. Alla fine degli Anni ’70 si usciva da una profonda crisi energetica che aveva inasprito i prezzi dei carburanti facendo crollare il mercato dell’auto. Nei primi Anni ’80 la situazione muta e l’ottimismo non manca. Nel settore auto cominciano a manifestarsi ottimi esempi di vetture ma cresce il mercato dell’auto d’epoca. A questo si affianca anche l’imperante fenomeno di quelle che vengono definite instant classic. Si tratta di vetture nuove di concezione ma destinate ad un pubblico che predilige l’aspetto collezionistico.

Concezione Zagato

Il ruolo di Zagato è fondamentale negli Anni ’80 dell’Alfa Romeo. Diventa ancora più imperante quando si decide che bisogna dare vita ad una vettura speciale, peraltro commercializzabile in un numero limitatissimo di esemplari. È così che a pochi passi da Arese viene individuato lo stabilimento di Terrazzano di Rho dove ha sede la carrozzeria Zagato, lì dove la SZ viene concepita e poi assemblata. Seguendo uno schema quasi sartoriale. L’Alfa Romeo SZ, sebbene possedesse uno stile fuori da ogni schema, fu un successo: tutti i 1.000 esemplari furono venduti a clienti capaci di sborsare 100.000 milioni di lire.

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Anche l’Alfa Romeo SZ nasce da un compromesso: bisogna stupire deliberatamente e con la collaborazione di Zagato, sanno che il desiderio diverrà realtà. La volontà di stupire derivava da un concetto nobile, quello di far comprendere a tutti che nonostante il passaggio nelle mani di Fiat del 1986 l’Alfa Romeo sa cosa fare e come fare le automobili. Non è un caso che proprio l’Alfa Romeo SZ rappresenta l’ultima vettura libera da vincoli costruttivi provenienti dal costruttore torinese che da lì a poco avrebbe fornito ulteriori compromessi nella gestione di nuovi modelli Alfa. Sulla base di tali situazioni, nel 1987, la carrozzeria lombarda ne ideò il design partendo da alcuni bozzetti iniziali prodotti al Centro Stile Fiat da Robert Opron mentre ad Antonio Castellana era stato affidato il progetto degli interni e di ulteriori dettagli.

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Da lì a poco si comincia con l’industrializzazione vera e propria della Alfa Romeo SZ, che in quel momento possedeva ancora la sigla di progetto ES 30. La sua gestazione risulta abbastanza rapida, grazie anche all’adozione dei nuovi sistemi CAD CAM. Nel 1989 l’avveniristica Alfa Romeo SZ debutta al Salone di Ginevra.

Tecnica sopraffina

Si può pure dire che proprio l’Alfa Romeo SZ sia forse l’ultima Alfa della vecchia scuola del Biscione. L’idea di produrre un’automobile di élite, prodotta in tiratura limitata e caratterizzata dal meglio della tecnologia disponibile, diventa realtà proprio con la SZ. Per non sbagliare si punta all’utilizzo di una meccanica eccezionale disponibile a quel tempo. Sotto all’Alfa Romeo SZ trova posto la piattaforma destinata qualche anno prima all’esuberante 75 IMSA abbinato al nobile propulsore V6 Busso da 3 litri di cilindrata in posizione longitudinale col collaudato schema Transaxle (cambio in blocco col differenziale al posteriore) abbinato all’impianto frenante entrobordo posto all’uscita dei semiassi. La trazione è chiaramente sull’asse posteriore.

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L’impianto sospensivo consta di sospensioni anteriori indipendenti a quadrilatero. Sull’asse posteriore insiste invece un interessante Ponte De Dion. Proprio le sospensioni subirono dei perfezionamenti ad opera dell’immenso Giorgio Pianta che aveva sostituito i silentblock in gomma vulcanizzata con elementi in politetrafluoroetilene. Una piccola modifica di materiali che donava alla SZ un rollio ridotto e un handling profondamente migliorato, caratteristiche vicine a quelle di una vettura da corsa. Addirittura si poteva variare l’altezza da terra per superare alcuni ostacoli, visto che la SZ aveva sbalzi ridotti rispetto al terreno, sfruttando un sistema idraulico comandabile dall’abitacolo.

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Insomma, tutti elementi ben noti al pubblico Alfa che solo a sentire parlare di tali elementi comprendono quanto l’Alfa Romeo SZ sia una vera Alfa nel DNA. Il V6 Busso, che ha bisogno di poche presentazioni, erogava ben 210 cavalli che in accordo con un peso tutto sommato ridotto a 1.260 chilogrammi permetteva ben 245 km/h di velocità massima e uno scatto per lo 0-100km/h realizzabile in circa 7 secondi. Ci sono però solo due valvole per cilindro, invece delle quattro che si vedranno sul Busso della 164 nel 1992. In ogni caso la SZ riesce a sviluppare 1,1G di accelerazione laterale!

Estetica brutale

La prima cosa che colpisce quando si guarda un’Alfa Romeo SZ è senza dubbio proprio quella sua estetica forte, quasi brutale, di certo avveniristica come poche. La sua forze estetica è assolutamente smisurata: sembra che la SZ sia stata concepita partendo da un blocco con angolature a 90 gradi. Il muso e la coda sono essenzialmente verticali frutto di tagli netti con l’intenzione di omaggiare un mito come la Giulietta SZ del 1960 che Zagato ovviamente conosceva bene.

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Ma ci vuole molta fantasia per trovare richiami alla SZ del ’60. Di certo l’Alfa Romeo SZ non ha bisogno di assomigliare a nessuna automobile concepita dall’uomo, non assomiglia infatti a nessuna. Ma ai giorni d’oggi sulla futura Tonale si trovano invece proprio dei richiami alla SZ del 1989. Molto interessante è l’aspetto cuneiforme della vettura, utile anche a sfruttare meglio l’effetto suolo, decisamente belli i fari costituiti da sei elementi quadrati; dietro invece trovava posto un elemento a tutta larghezza che sconfinava nelle fiancate. Tutto l’elemento delle finestrature era caratterizzato da ampie aperture in colore scuro che fornivano alla SZ un aspetto decisamente innovativo. Come innovativo erano anche i materiali utilizzati. L’intera carrozzeria era realizzata in Modar, un materiale termoplastico realizzato da Carplast e Stratime, che permetteva di contenere il peso alla bilancia. Il tetto è invece in alluminio e l’ala posteriore in fibra di carbonio.

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Gli interni erano, come accennato, opera di Antonio Castellana. Nulla di ardito ma fortemente ispirato alla tradizione sportiva del Biscione. Ci sono elementi strettamente derivati dalla 75 ma vengono introdotti materiali pregiati e strumenti derivati dalle vetture da corsa. La console viene rivolta verso il guidatore che potrà contare su sette strumenti circolari che indicano velocità e giri motore, oltre all’orologio analogico mentre sul mobiletto trovano posto altri quattro strumenti: immancabili quelli che indicano la temperatura del liquido di raffreddamento e dell’olio. Tutte le SZ lasciano gli stabilimenti di Terrazzano di Rho nella bella colorazione rossa: ne verrà verniciato soltanto uno in nero, con interni rossi, quello per Andrea Zagato. Per gli interni invece si può scegliere tra la colorazione beige o nera.

Occhio al prezzo

L’euforia accresce le ordinazioni. L’Alfa Romeo SZ viene prodotta in 1035 esemplari venduti ad un costo che fa spaventare la maggior parte dei possibili acquirenti. Se il listino parla di un prezzo superiore ai 90 milioni di lire, con l’avvio della commercializzazione vera e propria si sfonda la quota del 100.000 milioni di lire. Ma diverse unità della vettura possono essere acquistate con ottimi sconti che la rendono ancora più appetibile. In ogni caso tutte trovano una casa e se consideriamo che oggi un esemplare ben conservato vale non meno di 60.000, si è trattato di un ottimo investimento.

Alfa Romeo RZ
L’Alfa Romeo RZ

 

Nel 1993 arriva anche la RZ Stradale, ovvero la versione roadster della SZ dotata di capote in tela. Questa variante si può invece avere nelle colorazioni rosso, giallo o nero. Ne vengono prodotte 278 unità. Con l’Alfa Romeo SZ, Zagato riporta in vita la Gran Turismo pura: quella che nasce per la guida di tutti i giorni ma diventa vettura da gara la domenica. Non è un caso che le SZ e RZ vengono indirizzate anche ad un campionato di dodici appuntamenti con una prova anche presso il circuito di Montecarlo durante il weekend che ospita la Formula 1. Un monomarca in piena regola per la prima sportiva Alfa Romeo nata all’indomani del passaggio sotto l’ala Fiat.

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