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Hamilton: per Terruzzi “non andrà in Ferrari”

Il noto giornalista esclude l’approdo del britannico a Maranello

Hamilton GP Abu Dhabi
Lewis Hamilton GP Abu Dhabi

Presentata ufficialmente la monoposto per il di Formula 1 2020, in Ferrari puntano Hamilton. Fra neanche un mese le monoposto di Maranello approderanno col resto del Circus in Australia per gareggiare nel primo Gran Premio stagionale. A bocce ferme, i supporters lasciano correre selvagge le fantasie e ne hanno tutto il diritto: dopo un’annata in chiaroscuro, Charles Leclerc e (soprattutto) Charles Leclerc avranno l’obbligo imperativo di dare risposte importanti. Mentre il pilota monegasco si è già legato per i prossimi anni al Cavallino Rampante, il contratto con l’ex alfiere della Red Bull scadrà il prossimo dicembre. Finora i dirigenti della squadra, Mattia Binotto incluso, hanno tenuto debitamente le bocche cucite sulla conferma o meno del tedesco.

Forse perché loro per primi hanno idee poco chiare, attendendo i risultati in pista di Seb, apparso negli ultimi anni una triste, sbiadita fotocopia del campione semi-imbattibile visto e ammirato a Milton Keynes. Per scoprire dove lo porterà il vento bisognerà così debitamente pazientare, intanto però può essere utile ascoltare l’opinione di autorevoli esperti, gente che da anni, decenni segue la classe delle competizioni motoristiche.

Fuoriclasse del giornalismo quali Giorgio Terruzzi, storico inviato sui circuiti, ad oggi una delle opinioni più autorevoli nel suo campo. Intervistato da Moto.it, nasce così una bella chiacchierata, toccando molteplici temi, dalla SF1000 agli alfieri di squadra Ferrari ai sogni nel cassetto, categoria in cui entra appieno Lewis Hamilton, sempre l’uomo da battere. Aggiudicatosi il sesto titolo iridato lo scorso anno, il britannico cercherà di confermare la sua supremazia sulla concorrenza, eguagliando i leggendari sette trionfi di Michael Schumacher, ancora oggi primato ineguagliato.

Ferrari SF1000: prematuro dare giudizi

Dopo la sfilza di notizie legate al mondo Ferrari, la prima domanda ricade su quali siano le prime impressioni ottenute dalla vettura realizzata. Per quanto sia super complesso tirare già le somme a questo punto, qualcuno ha come l’impressione che i tecnici abbiano attuato una scelta un po’ più conservativa se rapportata con la diretta concorrenza. Una linea di pensiero a cui non si unisce Terruzzi, convinto si tratti di un’analisi piuttosto superficiale.

Ormai lo hanno imparato: il valore effettivo è arduo conoscerlo così, nella pre-season. Ci vuole, infatti, molto tempo, prima di lanciarsi in giudizi servono ulteriori elementi. Forse fra due-tre gare sarà possibile perché si tratta di monoposto ipersofisticate e tra l’altro alle presentazioni mostrano tutta una serie di ammennicoli, di ali, di appendici che poi non vengono né usate, ma, al contrario, vengono immediatamente superate. Insomma, secondo lui è abbastanza difficile sbilanciarsi.

Impossibile adottare una politica conservativa

Anche se capirlo dalla cerimonia di presentazione, c’è già chi dice che l’anno prossimo cambierà tutto col nuovo regolamento e bisognerà avere gli occhi puntati sui primi appuntamenti. I team rimasti indietro potrebbero chiudere anticipatamente un po’ baracca e burattini, concentrandosi sull’auto del prossimo anno. E qui – spiega Terruzzi – è fondamentale discernere: non riguarderà tutti, ma solo qualcuno.

Tipo la Mercedes, determinata a ipotecare i giochi in fretta. È la squadra più avvantaggiata partendo da una base vincente. Tolte modifiche errate, vantano già una base ottima, molto solida. Lo stesso discorso può valere nel caso delle compagini di medio-bassa caratura. Ma non crede valga per la Ferrari, dove le aspettative sono sempre parecchio elevate, perciò è impossibile andare al risparmio, optare per  una politica conservativa.

Le prospettive di Hamilton

Forse pressione aggiuntiva colpirà Vettel, la cui posizione è abbastanza complessa perché da una parte è in scadenza di contratto, dall’altra il compagno di squadra ha firmato per i prossimi 5 anni, dunque le strategie della Ferrari sono chiare. Il problema è capire cosa farà, qualora dovesse dire addio fra alcuni mesi. Si lega qui la suggestione di Hamilton vestito in rosso. Per la rinomata voce della F1 Hamilton è un’eventualità remota che vada altrove, che lasci la Mercedes.

Le squadre di vertice sono tre: una ha Leclerc come capo leader, una Verstappen come capo gita, ed entrambi non vogliono avere Hamilton. E comunque, a prescindere dalla loro opinione, i dirigenti eviterebbero di assumerlo perché non ha senso affiancare Lewis a un giovane, destinato a raccoglierne l’eredità. Quindi è pressoché forzata la sua permanenza, salvo offerte irrinunciabili messe sul piatto.

Detto ciò, è complicato trovare una papabile destinazione per Vettel. È escluso che faccia da secondo ad Hamilton, idem a Verstappen, scenario per certi versi ancora peggiore che con a Leclerc. Ha qualche elemento per ragionare e magari pensare di restare lì con un’opzione. Non sa se ce la farà, da una parte le sue occasioni le ha avute e le ha bruciate.

Dall’altra, non ne parlano in molti, ma questo è un campionato molto rilevante per verificare cosa succede e che cosa è successo a Leclerc. Questo 22enne che nel giro di 12 mesi, nel giro di una stagione è passato non dalle stalle alle stelle, ma comunque da una condizione di giovane di buone speranze all’essere il beniamino della folla e con uno stipendio molto elevato destinato a crescere nei prossimi anni, con una responsabilità enorme: guidare per la Ferrari non è come guidare per altre macchine. Resta da capire l’evoluzione. Pure a lui si richiede una svolta, pure a Leclerc.

L’anno scorso qualche peccato di immaturità l’ha commesso. Ci stava, faceva parte rodaggio. In questo il rodaggio è però finito e deve comportarsi da leader, stare costantemente davanti a Vettel, spazzando via sul nascere ogni polemica, ogni casino sulle gerarchie interne, deve gestire mentalmente una responsabilità rilevante, ovvero cambiare il suo modo di vivere, rimanere sul pezzo dalla mattina alla sera come fa del resto Hamilton è in forma smagliante per 11 mesi.

Un problema di quadratura mentale. Che vadano forte questi ragazzi è fuori discussione. Verstappen ci ha messo, per esempio, tre anni a maturare e a non combinare disastri pur di concludere primo: se non ci riesci finisce terzi e porti a casa i punti.

Per conquistare i Mondiali è essenziale fare quel salto, devi gestire mentalmente una squadra, una posizione di leadership e un campionato non una corsa. Quest’anno hanno parlato tutti tanto dei 70 anni di Villeneuve.

Ecco, è cruciale fare l’opposto, ovvero non spuntarla sui 4 cm, non ripaga sui 21 Gran Premi. In sostanza, Vettel secondo lui – è un’ipotesi, ammesso che lo vogliano tenere – potrebbe anche fare sul serio un ragionamento conservativo. A meno che non si ritiri, a meno che non annunci il ritiro.

Hamilton in Ferrari: desiderio non destinato a concretizzarsi

Hamilton in Ferrari non crede dunque finirà per concretizzarsi. Un desiderio di tanti e forse anche il suo. A impossibilitarlo le circostanze attuali. Il discorso cambierebbe qualora Leclerc non sbagli tanto e tutto. Non crede comunque. È uno di quelli lì che ha una faccia da bimbo, figlio prediletto, poi dopo tira fuori gli artigli e sono guai. Ha tante lucine accese, non sa come dirlo.

È uno che ti cattura, ha persino dei tratti somatici che ti tirano un po’ dentro no perché è proprio così, un ragazzino delicato e poi feroce, com’è stato Senna, com’è stato Jim Clark, come sono stati alcuni che sono rimasti nell’immaginario delle persone impressi nella memoria. Per il viso, per i tratti, oltre che per la guida.

 

 

 

 

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