Chi ha una certa età ricorderà sicuramente la Yugo, se non altro per la sua proclamazione in qualità di peggior auto del mondo, nel corso degli anni ’80. Nonostante questa controversa notorietà la city car a tre porte lanciata nel 1978 si appresta a tornare in vita. Proponendosi di rinverdire i successi ottenuti da quella Dacia che molti indicano come la Fiat dei nostri tempi. E proprio ad un modello della casa romena, ovvero la Sandero, la nuova Yugo si propone di portare la sua impegnativa sfida. Con un coraggio degno di nota e, soprattutto, sperando che stavolta i risultati estetici siano migliori di quelli del passato.
La nuova Yugo tornerà nel 2027
La Yugo fece la sua comparsa nell’allora Jugoslavia, venendo prodotta a partire dal 1980 dalla casa automobilistica nazionale Zastava. Tecnicamente si basava sulla Fiat 127, essendo però più spigolosa ed economica. Il nome scelto per distinguerla fu quello di Zastava Yugo o Koral, ma nella sua versione per l’esportazione fu denominata Yugo 45. Il nome che ben presto la distinse a livello popolare fu comunque quello di Yugo, con cui fu conosciuta sul mercato europeo.

Dotata di un motore a benzina di provenienza Fiat, da 903 cc e 45 CV, sin dagli inizi denotò non pochi problemi. In particolare, quelli di surriscaldamento, una fattura non proprio eccelsa e una insolita tendenza al guasto meccanico. Caratteristiche che, ben presto, le valsero il titolo di “peggiore auto del mondo”, da parte della stampa specializzata.
Un titolo che, però, non rimase confinato sul suolo europeo. La Yugo, infatti, a partire dal 1985 fu esportata anche negli Stati Uniti, con il nome di Yugo GV. E proprio sul territorio statunitense assunse una certa fama, anche in questo caso non positiva, grazie alle sue forme squadrate e alle finiture grossolane. Tanto da essere ripresa in non pochi film comici dell’epoca. Nonostante ciò, anche negli USA riscosse un discreto successo. In totale, ne furono costruite oltre 700mila unità e circa 150mila di esse furono esportate.
Ora sta per tornare
La Zastava Koral, nonostante la sua cattiva reputazione, ha continuato a essere prodotta fino al 2008, quando ha chiuso la sua parabola. Com’è noto, però, la nostalgia è canaglia. E porta alla riabilitazione di molte cose dei decenni passati, anche quelle che, magari, all’epoca non furono eccessivamente apprezzate. E anche la Yugo sembra ora sul punto di beneficiarne.
Grazie ad Aleksandar Bjelić, che ha acquisito i diritti del marchio, ora la nuova Yugo è stata presentata come modello in scala 1/5 al Car Design Event che si è tenuto di recente a Monaco. Un’apparizione abbastanza straniante per chi era stato testimone della sua prima performance.
Il nome scelto per l’occasione è quello di New Yugo, e il marchio, che è oggi serbo, ha reso pubblico il suo piano per il nuovo modello, che ne prevede la presentazione di un prototipo funzionante entro il 2027. Per avere maggiori dettagli sull’operazione sarà necessario attendere il prossimo 15 settembre, quando sarà presentato il nuovo modello nel corso del Car Design Event in programma nella cittadina tedesca di Dietzhölztal.
La nuova Yugo sarà anche elettrica
Dalle indiscrezioni che sono filtrate sino ad ora, si sa che la nuova compatta, che è stata disegnata da Darko Marčeta, manterrà quelle che erano le caratteristiche della Yugo originale. Sarà quindi un’auto economica, pratica e funzionale. Quelli che, notoriamente, sono i tratti distintivi della Dacia Sandero, la più venduta nel mercato delle city car. Che dovrebbe quindi essere la sua più diretta rivale.

E come accade per la Sandero, anche la Nuova Yugo dovrebbe essere dotata di motori a combustione, sia aspirati che turbocompressi, come annunciato dalla casa. Che ha anche menzionato la possibilità di dare vita ad una versione elettrica.
Al momento, comunque, la nuova Yugo è alla ricerca di un partner in grado di offrire sia una piattaforma per sviluppare il modello, sia la meccanica prevista. Siamo quindi, almeno per ora, ai semplici piani su carta. Se il tutto venisse trasferito alla produzione, potrebbe comunque tornare in vita quella che, anche con un certo affetto, è ancora oggi ricordata come la “peggior macchina del mondo”.