Chi possiede un veicolo elettrico solitamente non pensa molto al problema di una sua eventuale rivendita. Che in effetti esiste e va a riflettersi in maniera molto evidente sul mercato dell’usato. Molte persone, infatti, hanno non poche esitazioni nell’acquistare EV di seconda mano. A frenarle, in particolare, il timore che la batteria sia troppo consumata. E come tale non garantisca identiche prestazioni di quando era appena uscita dalla fabbrica. Un problema che sta diventando sempre più evidente, man mano che molti conducenti decidono di vendere il proprio vecchio modello per passare ad uno nuovo. Scontrandosi con svalutazioni che per alcune case sono in effetti di grande rilievo.
User certificate to go: la risposta di Bosch al deprezzamento dei veicoli usati
Proprio le resistenze all’acquisto di auto elettriche usate si stanno rivelando un fattore psicologico frenante, per una maggiore diffusione della mobilità sostenibile. Constatare che gli autoveicoli elettrici palesano prezzi di vendita più bassi rispetto agli omologhi a benzina si traduce in una minore propensione all’acquisto. Sia di modelli nuovi che di quelli usati.

E proprio da questo assunto è partita Bosch, per dare vita ad uno strumento che potrebbe contribuire a modificare lo stato delle cose. L’azienda tedesca, infatti, ha appena presentato il suo “User Certificate To Go”, uno strumento di diagnosi dello stato di salute della batteria.
In pratica, grazie al suo utilizzo è possibile accertare lo stato di degrado della batteria di un’auto elettrica. Una fotografia puntuale, che rende possibile capire l’effettiva condizione dell’accumulatore e spazzare via ogni incertezza, al proposito.
Di cosa si tratta?
Il funzionamento di “User Certificate to Go” è abbastanza semplice. Chi intende avere una relazione puntuale e veritiera sulle prestazioni effettive di una batteria, non deve fare altro che collegare un “dongle”, un dispositivo di lettura di limitate dimensioni, cui spetta il compito di collegarsi alla centralina. Collegamento agevolato dal connettore universale, grazie al quale diventa possibile la raccolta dei dati necessari.
Il processo necessita di una precondizione, ovvero che l’alimentatore sia in carica, per almeno un 20% della propria capacità. Soddisfatta la stessa, bastano pochi minuti per condurre in porto il procedimento, tramite prelievo dei dati e loro trasferimento via cloud alla piattaforma digitale di Bosch. E sarà proprio quest’ultima a pubblicare il certificato ufficiale sull’intera operazione, che può a questo punto essere scaricato dagli interessati.
Un certificato il quale andrà a riportare non solo le percentuali residue, ma anche altri parametri tali da poter risultare interessanti, a partire dalla nuova autonomia. Tutte le misurazioni necessarie hanno come base la capacità lorda della batteria e non quella netta, dichiarata dal costruttore. In tal modo diventa possibile riuscire a fotografare nella maniera migliore la realtà, al di là delle semplici parole del venditore.
Quali i vantaggi dell’iniziativa?
Ovviamente in molti si porranno la seguente domanda: quali sono i motivi per un’operazione di questo genere? Il primo di essi è abbastanza comprensibile: riuscire a fornire a tutti gli operatori interessati, a partire dai concessionari, uno strumento indipendente e affidabile in grado di attestare la reale situazione della batteria.

Dando in tal modo maggiori sicurezze a coloro che vorrebbero acquistare un’auto elettrica usata, ma sono frenati dai dubbi sul suo reale stato. E proprio il fatto che lo strumento in questione sia fornito da una terza parte autorevole come Bosch può rivelarsi fondamentale in tale ottica.
Un altro notevole vantaggio è poi rappresentato dal fatto che le misurazioni possono avvenire ovunque, per poi trasmetterne i risultati a chi ne necessiti, per effetto del collegamento al cloud. Senza contare che non esiste alcuna necessità di installazione. Basta collegare lo strumento all’auto in esame, per poi provvedere a staccarlo una volta che i dati sono stati trasmessi. Tutto molto semplice e intuitivo.