È iniziata la produzione del Cybercab di Tesla?

Si tratta al momento di semplici voci, mentre dall’interno dell’azienda non trapela nulla
Tesla Cybercab Tesla Cybercab

L’avvio della produzione del Cybercab, ovvero l’ormai celebre robotaxi di Tesla, non sembra più un miraggio. Il piano di Tesla lo prevede entro il prossimo anno, ma più di un osservatore nel recente passato ha avuto buon gioco nel ricordare come le promesse dell’azienda siano spesso da paragonare a quelle dei marinai, come dimostra con tutta evidenza il caso della Roadster. Stavolta, però, iniziano a filtrare notizie che sembrano confermare le dichiarazioni di Elon Musk. Andiamo quindi a vedere cosa sta realmente accadendo intorno al Cybercab di tesla.

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Gli avvistamenti nello stabilimento di Austin

Pallet contenenti scaffalature di stoccaggio cariche di componenti strutturali in metallo, che si ritiene siano state realizzate mediante un processo di Gigacasting, sono stati di recente avvistati all’interno dello stabilimento Tesla nei pressi di Austin, in Texas. Autore delle riprese è stato il fotografo Joe Tegtmeyer, con l’ausilio di un drone.

Notizie in tal senso sono state riportate per la prima volta il 22 aprile, ad opera del sito TeslaNorth, che riunisce gli appassionati della casa californiana. E ad analizzare le immagini è stato Luca Greco, un utente di X che condivide spesso aggiornamenti sul Gigacasting, il quale ha ipotizzato che i componenti potessero essere destinati al Cybercab.

A supporto della sua tesi, ha citato una serie di indizi, a partire da un’etichetta “RTTX” su alcuni dei rack di stoccaggio, che secondo la sua interpretazione potrebbe significare “RoboTaxi Texas”.

Cos’è il Gigacasting?

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Per Gigacasting si intende un particolare processo di produzione che è stato reso popolare proprio da Tesla. Prevede che le strutture di grandi dimensioni dei veicoli, ad esempio i telai ausiliari anteriori e posteriori o il pianale, siano fuse in pezzi singoli, anziché essere assemblate da più componenti di dimensioni limitate.

Tesla utilizza questo processo in modelli come il Cybertruck e la Model Y, e sarà presto imitata da altre case automobilistiche, in particolare Volvo e Nissan, che stanno preparandosi al fine di poterlo utilizzare in alcuni dei loro prossimi veicoli elettrici.

Secondo Greco, i componenti individuati nello stabilimento di Austin evidenziano nuovi elementi di design, tali da differire da quelli Gigacast degli attuali modelli Tesla. E dopo aver sottolineato l’assenza della superficie più interna del passaruota sul pezzo posteriore, fa notare come il pezzo anteriore ricordi la fusione anteriore del Cybertruck, sebbene in scala ridotta. E per spiegare tali differenze, avanza l’ipotesi che siano dovute all’intento di risparmiare in termini di peso e ottimizzare la produzione.

Un’ipotesi alternativa: i componenti potrebbero essere per il modello economico di Tesla

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Sin qui l’ipotesi avanzata da Greco, che però potrebbe rivelarsi errata. Secondo altre versioni, infatti, i nuovi componenti in questione potrebbero invece essere destinati al modello economico di Tesla, di cui si vocifera ormai da tempo.

Ad avvalorare quest’ultima ipotesi ci sarebbero in effetti riprese simili, che sono stata effettuate con un drone sopra lo stabilimento Tesla di Fremont, in California. Riprese le quali hanno mostrato quelle che sembravano carrozzerie parzialmente assemblate per un nuovo modello, dalla forma apparentemente diversa ma dalle dimensioni simili a quelle della Model Y.

Al proposito, occorre ricordare che le voci su un nuovo modello economico di Tesla siano una sorta di fiume carsico. Dopo essere circolate si inabissano all’improvviso, per poi tornare ad emergere ciclicamente. Come è in effetti accaduto nelle ultime settimane, quando nonostante il riserbo della casa in molti hanno iniziato a parlare di una sua presentazione già entro la fine dell’anno in corso.

Il problema dei costi di produzione

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Le nuove tecniche di Gigacasting potrebbero però essere il risultato di una nuova strategia impostata da Tesla. Quella necessaria a ridurre in maniera significativa i costi di produzione del Cybercab, per poterlo lanciare ad un prezzo intorno ai 30mila dollari che erano stati annunciati al momento della sua presentazione.

Tesla Cybercab

A questo proposito, occorre ricordare che già durante lo scorso anno erano iniziate a circolare indiscrezioni che volevano Tesla intenzionata a congelare lo sviluppo del Gigacasting, in modo da risparmiare sui costi. E, sempre nell’ambito di questi piani, nello scorso dicembre un ingegnere della casa statunitense, Eric E., aveva dichiarato che il Cybercab dovrebbe disporre di circa la metà dei componenti presenti nella Model 3, che è al momento il modello più economico di Tesla.

Mentre per quanto riguarda la struttura della carrozzeria, lo stesso ingegnere aveva poi puntualizzato che dovrebbe presentare circa il 60% in meno dei componenti assemblati all’interno della Model Y.

I primi test sul robotaxi dovrebbero iniziare a giugno

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Come si può notare, le indiscrezioni che continuano a circolare sul Cybercab sono molte e non di rado contrastanti. Al momento, l’unica cosa accertata è che non c’è nulla di sicuro. E la sorpresa, di conseguenza, potrebbe essere dietro l’angolo, anche considerata la propensione alla teatralità da parte di Elon Musk. E la sua necessità di riconquistare un’opinione pubblica che non ha preso bene la sua discesa nell’arena politica.

Da più parti si fa notare, comunque, che se anche la produzione del Cybercab dovesse iniziare il prossimo anno, il robotaxi potrebbe non essere disponibile per i clienti privati, almeno in un primo momento. I veicoli potrebbero al contrario essere utilizzati per un servizio a pagamento che sarà comunque gestito da Tesla.

L’azienda, dal canto suo, ha affermato in precedenza l’intenzione di avviare le prime sperimentazioni pubbliche del suo sistema di guida completamente autonoma non supervisionata ad Austin. Test che dovrebbero iniziare nel prossimo mese di giugno, in attesa delle approvazioni normative. Per le quali si attendono buone notizie da parte dell’amministrazione Trump.

Tesla Cybercab interni
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L’ultimo aspetto sul quale le discussioni sembrano destinate a protrarsi a lungo è quello dei costi. All’atto della presentazione del Cybercab, infatti, Elon Musk aveva affermato che il costo di un miglio di viaggio per i proprietari del Cybercab, a lungo termine, potrebbe scendere a circa 20 centesimi al miglio a persona.

Non aveva però specificato in cosa consista tale costo. Aggiungendo che il costo medio di un autobus moderno per passeggero si attesterebbe a un dollaro al miglio. Non resta ora che cercare di capire a cosa si riferisse, anche per poter valutare con cognizione di causa la convenienza di un modello di mobilità basato su una vettura come il Cybercab. Che sembra destinato a provocare non poche polemiche, come ogni volta che si parla di Tesla.

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