La casa automobilistica SEAT, controllata da Volkswagen, sta portando avanti negoziati intensi e costruttivi con la Commissione europea per ottenere un’esenzione dai dazi doganali che l’Unione europea ha imposto sui veicoli elettrici prodotti in Cina. Al centro della discussione c’è la CUPRA Tavascan, SUV coupé completamente elettrico progettato in Spagna e sviluppato in Europa, ma assemblato negli stabilimenti cinesi destinati all’export verso il Vecchio Continente.
Dallo scorso anno, con l’entrata in vigore delle nuove regole, il modello è stato colpito da una tariffa aggiuntiva del 20,7%, che si somma al 10% già esistente, rendendo il prezzo finale meno competitivo rispetto ad altri veicoli elettrici.

Markus Haupt, CEO ad interim di SEAT, ha spiegato che i colloqui con Bruxelles sono ormai alle battute finali e che la società è ottimista su un esito favorevole, definendo le discussioni “molto buone” e aperte a soluzioni concrete. Secondo Haupt, la CUPRA Tavascan non dovrebbe rientrare pienamente nelle misure punitive europee, poiché il progetto è stato sviluppato nel cuore dell’Europa e diversi componenti provengono da fornitori europei. Questa peculiarità, secondo il manager, la differenzierebbe dai veicoli elettrici concepiti e prodotti interamente in Cina.
La questione dei dazi ha avuto conseguenze rilevanti per SEAT e CUPRA. Nella prima metà del 2025 l’utile operativo della divisione ha subito un crollo del 91%, in gran parte dovuto proprio all’impatto delle tariffe sulle vendite del Tavascan. La stessa azienda aveva già messo in guardia sul rischio di dover ridurre il personale, con circa 1.500 dipendenti potenzialmente coinvolti se i dazi fossero rimasti invariati.

Inoltre, la strategia di espansione internazionale di CUPRA sta subendo delle revisioni. Se inizialmente l’obiettivo era portare il marchio negli Stati Uniti entro il 2030, l’azienda ha deciso di posticipare questa mossa a causa delle barriere tariffarie e delle condizioni poco favorevoli del mercato locale. Al contrario, Haupt ha confermato che si sta valutando seriamente l’ingresso nel Medio Oriente, dove la domanda di auto premium è alimentata da una popolazione giovane e con una crescente disponibilità economica.