Mini, iconico brand automobilistico da tempo controllato dal BMW Group, ha annunciato una dolorosa revisione della sua forza lavoro presso il sito produttivo di Oxford, con il conseguente licenziamento di 180 dipendenti interinali.
La decisione, definita dalla casa madre come “difficile ma necessaria”, rientra in una strategia di riallineamento delle risorse umane rispetto alle mutate esigenze operative. Lo stabilimento britannico, che conta circa 3.500 lavoratori e assembla fino a 900 veicoli Mini al giorno, sta affrontando una fase delicata.

Già a febbraio, il gruppo aveva sospeso un importante piano di rinnovamento da 600 milioni di sterline, originariamente destinato a rilanciare la produzione di modelli elettrici nello stesso impianto. Le motivazioni non sono difficili da intuire, specie nel contesto attuale dell’industria automobilistica europea. Un contesto globale instabile e le numerose incognite che gravano sul comparto automotive sono le cause generali. Entrando appena un po’ nel dettaglio si scopre quanto la celebrata “rivoluzione elettrica” stia facendo morti e feriti praticamente ovunque tra i brand europei, anche tra quelli più blasonati. Mini, quindi, non poteva fare eccezione.
La casa tedesca ha spiegato che la riduzione della manodopera temporanea verrà attuata in maniera progressiva e pianificata, nell’ambito di una politica di maggiore flessibilità industriale. L’impiego di personale interinale, sostiene BMW, rappresenta una leva utile per gestire l’alta variabilità dei mercati internazionali.

A complicare ulteriormente il quadro per Mini, vi sono fattori esterni come la burocrazia post-Brexit, che secondo alcuni parlamentari britannici starebbe disincentivando nuovi investimenti nel Regno Unito, e la minaccia di dazi del 25% annunciati tempo fa dall’ex presidente americano, Donald Trump, su vetture e componenti importati.
Nel 2023, BMW aveva promesso centinaia di milioni di sterline per trasformare Oxford in un polo per la mobilità elettrica. La produzione dei primi due modelli Mini a emissioni zero sarebbe dovuta partire nel 2026, ma ora tutto sembra in discussione.