Il settore delle auto elettriche a basso costo sta finalmente entrando nel vivo anche in Italia. A dimostrarlo sono i dati ufficiali relativi alle immatricolazioni di aprile 2025, che vedono la Citroen e-C3 al primo posto tra i modelli elettrici più venduti. Il mini SUV francese del gruppo Stellantis, proposto a un prezzo competitivo di 23.900 euro, ha totalizzato 724 unità consegnate, quasi raddoppiando le performance di marzo (373 immatricolazioni).
Non si tratta di un caso isolato: nella top 10 mensile compaiono anche altri auto elettriche dal prezzo contenuto. La Leapmotor T03, city car cinese, conquista il quinto posto con 224 esemplari venduti (prezzo base 18.900 euro), seguita dalla Dacia Spring (nona, 174 unità a 17.900 euro) e dalla Renault 5 (decima con 172 unità, prezzo da 27.900 euro).

Sommando i numeri, emerge un dato significativo che deve far riflettere. Le elettriche low cost rappresentano quasi il 50% del totale delle EV immatricolate, pari a 1.294 su 2.723.
Fabio Pressi, presidente di Motus-E, conferma che “a spingere la crescita sono i modelli di fascia economica, che iniziano finalmente a ritagliarsi spazio nel mercato, pur con un’offerta ancora limitata rispetto ai segmenti A e B delle motorizzazioni convenzionali”. Nonostante un lieve rallentamento generale, con il mercato elettrico che scende dal 5,4% di quota a marzo al 4,8% in aprile, le vendite di auto elettriche sono comunque aumentate del 2,7% rispetto ad aprile 2024. Un chiaro segnale che, con l’abbassamento dei prezzi, l’interesse degli automobilisti cresce.

Resta però aperta la questione cruciale: cosa serve per il decollo definitivo? Autonomia reale, infrastrutture di ricarica capillari e accessibilità economica sono ancora i nodi principali. Ma l’arrivo di nuove elettriche economiche potrebbe cambiare gli equilibri.
Secondo un’analisi di Bloomberg, la penetrazione delle elettriche è aumentata in modo esplosivo in Paesi come Brasile, Tailandia, Messico e Australia, con un incremento delle quote tra il +145% e +500% dal 2022 al 2024, grazie alla diffusione di marchi cinesi. Al contrario, mercati più restrittivi come la Germania, che ha introdotto dazi fino al 45%, hanno registrato un calo del 35%. Serve davvero la Cina (e i prezzi super competitivi) per rinvigorire questo mercato?