Siamo di fronte a un autentico unicorno, siamo di fronte a una Ferrari Enzo acquistata per la prima volta nel 2003, il suo anno di debutto, e che ha percorso appena 1.200 chilometri. Praticamente, il motore è ancora in fase di riscaldamento da quando è stata prodotta nel corso del 2002.
Questo gioiello, parte della prestigiosa cerchia delle Big Six (accanto a icone come F40, F50 e la nuova F80), è pronto a essere battuto all’asta da RM Sotheby’s il prossimo 23 gennaio, con una valutazione che oscilla tra i 5 e i 6 milioni di dollari, oltre 5 milioni di euro di valore possibile.

Sotto il cofano in Rosso Corsa urla un motore V12 aspirato da 6,0 litri, un capolavoro di derivazione Formula Uno capace di sprigionare 660 cavalli. Le prestazioni sono tuttora imbarazzanti per molte supercar moderne. 0-100 km/h in 3,14 secondi e una velocità massima che supera i 350 km/h. Nonostante inizialmente la produzione fosse limitata a 399 unità, la domanda fu tale che Maranello dovette cedere, portando il totale a 498 esemplari.
Quello in vendita è uno dei soli 111 realizzati appositamente per il mercato statunitense, un dettaglio che fa brillare gli occhi dei collezionisti d’oltreoceano. L’esemplare in questione, non stupisce, vanta una storia quasi monastica. Solo tre proprietari, l’ultimo dei quali l’ha custodita gelosamente per ben 17 anni. Oltre alla vettura, il fortunato (e facoltoso) acquirente si porterà a casa un kit di sopravvivenza per il vero gentleman driver: un set di valigie Enzo da tre pezzi, il telo copriauto originale e il kit di attrezzi di fabbrica.

Chiaramente, con una stima milionario sul “pacchetto” totale, queste valigie comprese nel prezzo costano probabilmente più di un’utilitaria, ma non ci sarebbe nulla di più affascinante di riparare una gomma col kit ufficiale. Sempre se non avete qualcuno che lo faccia per voi, pagato profumatamente, s’intende. Se avete tasche abbastanza profonde e cercate il pezzo definitivo per la vostra collezione, intanto, l’appuntamento da segnare in agenda è questo in Arizona.
