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Alfa Romeo, la crisi di identità: perché la Junior non può bastare per farci contenti

alfa romeo junior

Il 2025 di Stellantis sembra essere un sesto anniversario non proprio felicissimo. Sotto la guida ferrea di Carlos Tavares, il colosso è certamente diventato un gigante europeo, ma il suo approccio, anche oltre l’arrivo del nuovo CEO Filosa, ha lasciato ferite in quelle che sono ormai le dure realtà di Lancia e soprattutto Alfa Romeo.

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A Milano, il francese Jean-Philippe Imparato è riuscito nell’impresa di riportare Alfa Romeo alla redditività e a farla uscire dal rosso. Ha guidato i tanto attesi restyling di Giulia e Stelvio e ha finalmente lanciato la Tonale. Il suo colpo di teatro più recente è stata l’introduzione dell’innovativa Alfa Romeo Junior, il piccolo SUV che vanta già oltre 60.000 ordini accumulati dal lancio. Ma c’è un problema fondamentale, un “problemino” nel cofano che sta facendo allontanare i clienti, i quali, preferiscono la concorrenza tedesca.

alfa romeo junior

L’identità di Alfa Romeo è stata diluita in nome delle economie di scala. Il fallimento nella reputazione, un tempo incrollabile, sarebbe sulla bocca di clienti e appassionati da tempo. In tanti non apprezzano un’Alfa Romeo con motori di fabbricazione francese.

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La Junior, il modello su cui è riposto il futuro del marchio, utilizza il motore tre cilindri da 1,2 litri con tecnologia 48 V, una variante del PureTech, ora potenziato a 145 CV. Questo è il nocciolo della questione. Alfa Romeo non gode dell’indipendenza necessaria per sviluppare motori propri e deve operare in un ecosistema Stellantis dove le sinergie sono prioritarie. I clienti chiedono la riscoperta dell’identità storica, ma il brand sembra non vederla o non poterla riportare sul tavolo.

alfa romeo junior

Qualche segnale importante, però, si deve sottolineare. Il Gruppo ha ritardato le nuove generazioni di Giulia e Stelvio a causa della riluttanza dei clienti ad abbandonare i motori a combustione. Contemporaneamente, c’è la possibilità di riportare in auge la piattaforma Giorgio, l’architettura a trazione posteriore (e integrale) su cui l’azienda ha investito milioni, usata neanche troppo prima di essere praticamente abbandonata. Forse questi elementi, rivalutati, possono cambiare molto di più di come gli azionisti vedono Alfa Romeo.

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