Dopo cinque anni di silenzio, lo stabilimento di assemblaggio Stellantis a Windsor (in Canada) sta per rivedere la luce del terzo turno, e con essa l’assunzione di 1.400 lavoratori. L’annuncio, arrivato non proprio come un fulmine a ciel sereno (ma nel senso buono) in un settore spesso afflitto da tagli e incertezze, è stato definito da James Stewart, presidente della sezione locale Unifor 444, come “probabilmente l’unica buona notizia in Canada oggi”.
La riapertura del terzo turno è prevista per metà febbraio prossimo, spinta principalmente dalla crescente domanda per tutte le versioni della Chrysler Pacifica (un modello ancora in ottima salute) e, per un tocco di muscle car, i nuovi modelli Dodge Charger Scat Pack e R/T con motore SixPack.

Stewart definisce Stellantis Windsor una “anomalia” nel settore, dato che è l’unico stabilimento a produrre questi due “prodotti solidi”, garantendo così un futuro “in ottima forma” nel breve termine. Tuttavia, l’opportunità di lavoro non sarà subito disponibile per i candidati locali. Tanto per evidenziare la già complessa gestione interna del Gruppo, i lavoratori recentemente licenziati dallo stabilimento di Brampton (da cui Stellantis ha trasferito la produzione della Jeep Compass preferendo l’Illinois) avranno la prima opportunità di trasferirsi.
Il sindacato riconosce l’obbligo contrattuale, ma ironizza sul probabile esito: “Non mi aspetto che saranno tantissimi. È un grande passo avanti per le persone della Greater Toronto Area verso la zona di Windsor, a quattro ore di distanza”. Una considerazione che suggerisce che quei 1.400 posti potrebbero non essere riempiti così facilmente dai colleghi licenziati altrove.

Stewart ha ricordato che, un anno e mezzo fa, ben 3.000 persone avevano presentato domanda per il turno, suggerendo che c’è un bacino di aspiranti lavoratori locali pronto a subentrare. Per le posizioni non ricoperte dai dipendenti di Brampton, Stellantis esaminerà prima questi candidati, prima di rendere le posizioni pubbliche.
Nonostante questa boccata d’ossigeno, il presidente Stewart insiste sul fatto che la lotta per l’industria automobilistica non sia finita. L’obiettivo deve essere quello di “sfruttare la leva finanziaria dei nostri minerali essenziali, il nostro petrolio e gas, il nostro acciaio, l’alluminio” per proteggere l’industria automobilistica.
