Sgombriamo subito il campo da ogni sospetto su un’eventuale burla: il 1° aprile è ancora lontano dall’orizzonte. Quindi dovrete accettare per vera la notizia di una Pontiac Firebird con motore Ferrari, costruita da General Motors. È la storia che parla e, ancor più, l’evidenza materica del modello, plasmato in esemplare unico. Per lungo tempo la sua esistenza rimase avvolta in una fitta cortina di segretezza, ma con gli anni l’opera è venuta a galla, guadagnando notevole visibilità mediatica.
L’auto fa parte della collezione storica di GM. Nacque come concept car nel lontano 1970 e fu il frutto di una sperimentazione a tratti stravagante, ma con molta sostanza addosso. Il suo allestimento prese forma a porte chiuse, coinvolgendo i designer di punta del colosso automobilistico statunitense. Come nome di battesimo fu scelto quello di “Pegasus”, il mitico cavallo alato.
Al posto del classico small-block a “stelle e strisce”, sotto il cofano anteriore di questa incredibile Pontiac Firebird c’era un motore V12 Ferrari. Lo stesso che animava le danze della 365 GTB/4 Daytona. Un cuore generoso e sonoro, da 4.4 litri di cilindrata, in grado di sviluppare una potenza massima di 352 cavalli. L’accoppiamento con il cambio automatico GM a 3 velocità non fu felice, così i tecnici americani corsero al riparo, sostituendolo con una trasmissione del “cavallino rampante“, di tipo manuale a 5 marce.
Oggi la Pontiac Firebird “Pegasus” monta un’unità propulsiva diversa, sempre made in Maranello, ma della 365 GTC/4. Si tratta sempre di un V12, ma leggermente meno estremo di quello della “Daytona”, come testimoniano i 340 cavalli messi sul piatto. La connessione col mondo Ferrari è sottolineata anche sul piano visivo, dal frontale ispirato al muso della leggendaria 250 Testa Rossa “pontoon fender”. La coerenza espressiva, ovviamente, paga dazio, ma qui l’intenzione non era quella di creare un capolavoro di design, almeno credo.
Anche la foggia dei cerchi, con gallettone centrale, rimanda alle “rosse” dell’era romantica. Una cosa ovvia, essendo proprio quelli realizzati da Borrani per le auto del “cavallino rampante”. L’abitacolo non poteva esimersi da connessioni con i modelli Ferrari. Gli strumenti stanno a sottolinearle, come le ampie distese in pelle di prima scelta. Oggi, come dicevamo, la Pontiac Firebird “Pegasus” fa parte della Heritage Collection di GM. Vuole essere un esempio di travaso fra culture diverse, con una fonte di ispirazione unica: la Ferrari. Penso che ai nostri giorni una cosa del genere sarebbe impensabile. Qual è il vostro punto di vista?





Fonte | Carscoops
