Il design non è la cosa più importante su un’auto sportiva, ma poco ci manca. È infatti chiaro come una bella estetica sia un valore imprescindibile, anche per le Ferrari. Non casuale il fatto che da Maranello siano usciti autentici capolavori a quattro ruote, entrati a pieno titolo nella storia dell’umanità, oltre che nel cuore della gente.
Certo, l’anima pulsante di una “rossa” è il motore, specie se a 12 cilindri. Anche il progetto ingegneristico deve esprimere al meglio l’eccellenza del marchio, collegandosi alle esperienze agonistiche. Non c’è dubbio, però, che l’estetica abbia un ruolo primario nel rapporto sensoriale instaurato col mezzo.
Auto come la Dino 206 GT o come la 208 GTB non sono propriamente dei missili ruotati, ma entrano subito nel cuore. Molti le desiderano più di altri modelli, ben più performanti ed innovativi sul piano tecnologico, ma privi della loro anima analogica e, soprattutto, del loro stile carismatico.
Il look è quindi molto importante, direi imprescindibile. Deve sedurre anche quando gli aspetti funzionali prendono il sopravvento. Oggi l’aerodinamica e l’accurato studio dei flussi pongono nuove sfide ai designer, costretti a misurarsi con paletti molto più rigidi rispetto al passato. Le norme sulla sicurezza complicano ulteriormente il quadro.
Così partorire delle forme fluide, sportive ed eleganti, ma al tempo stesso iconiche, come impone la tradizione Ferrari, non è un gioco da ragazzi. Comunque spesso riesce. La Monza SP2 è una splendida prova dell’assunto, ma il ventaglio dell’eccellenza visiva è molto più ampio, anche nell’era odierna del marchio. Nonostante i limiti prima esposti. Del resto, qui parliamo della casa del “cavallino rampante”, non di un’azienda qualunque.
In questo articolo abbiamo voluto mettere a fuoco i modelli dell’era moderna che hanno dato una maggiore spinta all’innovazione creativa, sul piano estetico, nell’ambito delle “rosse” destinate ai clienti. Sono auto di straordinario spessore stilistico, che hanno reinterpretato in forme inedite i canoni lessicali del marchio, regalando nuove trame linguistiche.
Grazie a questi modelli altre strade estetiche hanno schiuso i loro orizzonti, segnando linee operative inedite. Il loro apporto innovativo ha fornito spunti o ha lanciato formule narrative diverse, che rivivono nello spirito e nelle alchimie volumetriche dei modelli successivi. Se lo gradite, iniziate insieme a noi un viaggio alla scoperta di queste Ferrari speciali.
Ferrari 308 GTB
Questa vettura, destinata all’eternità, ha scritto le base del lessico espressivo di tutte le “rosse” a 2 posti nate dopo il suo avvento. Possiamo dire che con lei il “cavallino rampante” si è proiettato in una nuova dimensione stilistica, ancora oggi attuale. I designer della casa di Maranello non fanno mistero dell’ispirazione che continuano a trarre dalla sua visione.
La Ferrari 308 GTB è un’auto entrata nella leggenda, sin dal debutto, che avvenne al Salone di Parigi del 1975. Definirla una delle auto sportive più belle di sempre è un fatto naturale. Le sue linee non stancano mai: sono quanto di meglio si possa desiderare. Si fatica a credere che abbia 50 anni di vita sulle spalle, ma è proprio così.
Possiamo dire, a ragion veduta, che Leonardo Fioravanti ha disegnato per Pininfarina uno dei più grandi capolavori in assoluto partoriti dalla mente umana. Impossibile non innamorarsi di una simile opera d’arte. Con questa vettura l’azienda emiliana si proiettò in una nuova era, sempre nel segno della bellezza. E che bellezza!
La Ferrari 308 GTB, accompagnata in gran parte del suo cammino dalla sorella scoperta GTS, è una delle auto del “cavallino rampante” più affascinanti e carismatiche di sempre. I suoi tratti scultorei e armonici producono una tela materica seducente e unica. Nella fase iniziale del suo percorso produttivo, questa “rossa” fu dotata di una carrozzeria in vetroresina, che garantiva notevoli livelli di leggerezza. Oggi, in questa veste, è la più ricercata nell’universo collezionistico.
Dopo giunsero le sorelle in acciaio, più pesanti di 150 chilogrammi alla bilancia. Sul telaio a traliccio in tubi di acciaio di diverso spessore trovò accoglienza un motore V8 aspirato da 3.0 litri di cilindrata, offerto in diverse declinazioni: a 2 e 4 valvole per cilindro, con carburatori e a iniezione. Le potenze ballavano da 214 a 255 cavalli. Nelle versioni più vigorose la Ferrari 308 GTB garantiva una spinta particolarmente tonica, abbinata a un comportamento dinamico in grado di soddisfare i piloti dal palato più raffinato.
Cosa ha dato? Uno stile più affusolato e penetrante.
Ferrari GTO
Porta un nome ingombrante, che celebra la memoria dell’iconica 250 GTO del 1962, considerata, a ragione, l’auto simbolo del “cavallino rampante”. La ricerca di un sodalizio, nel segno di questa sigla, avrebbe fatto tremare i polsi di chiunque, ma a Maranello seppero portare a termine il loro compito, a testa alta.
Anche se la Ferrari GTO del 1984 non ha un palmares sportivo, da contrapporre a quello straordinario della nobile antesignana, il carisma non le fa certo difetto. Nessuno, infatti, ha osato contestare la scelta dell’acronimo di Gran Turismo Omologata per identificare il modello. Del resto, stiamo parlando di una delle “rosse” più seducenti e spettacolari dell’era moderna, anzi di tutti i tempi.
Questa creatura inebria i sensi ed alimenta passioni travolgenti, che si fissano in modo indelebile nel cuore. Gran parte del merito va a Pininfarina, il cui estro creativo si è espresso con sublime magia, dando vita a un corpo grafico spettacolare. La GTO è una scultura dinamica dove le note dell’aggressività e dell’eleganza si miscelano in modo impeccabile, trasudando un carisma a dir poco magico.
I muscoli sono molto evidenti ed animano il flusso dei volumi, senza sporcarlo, anzi rendendolo ancora più coinvolgente e genuino, nella sua raffinata intensità. Qualcuno, in via non ufficiale, aggiunse alla sua sigla il codice numerico 288, per sottolineare come la spinta fosse affidata a un cuore da 2.8 litri, ad 8 cilindri. Preferisco chiamarla col suo vero nome: Ferrari GTO. È più diretto e comunicativo.
Inizialmente ne furono previsti solo 200 esemplari, per ottenere l’omologazione in Gruppo B, ma poi si spinse il livello produttivo a quota 272 esemplari, per soddisfare alcuni clienti prestigiosi che erano rimasti fuori dalla lista. Tra questi anche il grande Niki Lauda.
La Ferrari GTO del 1984 faceva largo uso di materiali speciali, come il kevlar, prova tangibile della stretta connessione col mondo delle corse. Anche il motore aveva una matrice racing. Cuore del modello era un V8 da 2.9 litri di cilindrata, sovralimentato con due turbocompressori.
I frutti di questa miscela erano una potenza massima di 400 cavalli a 7000 giri al minuto e una coppia di 496 Nm (51 kgm) a 3800 giri al minuto. Numeri che, in quegli anni, si ponevano come riferimento sul mercato, non solo per la specie.
Grazie anche al peso di soli 1160 chilogrammi a secco, le prestazioni erano stratosferiche per quei tempi, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 4.9 secondi e da 0 a 1000 metri in 21.7 secondi. La punta velocistica si spingeva oltre la soglia dei 305 km/h.
Cosa ha dato? Uno stile fortemente muscolare.
Ferrari Testarossa
Con il suo arrivo, la casa di Maranello sviluppò una nuova impostazione stilistica, mai vista in precedenza. Qui il concetto di granturismo sportiva classica veniva interpretato in modo moderno, con codici espressivi di straordinaria forza dialettica.
La Ferrari Testarossa, al momento del debutto, sembrava un oggetto venuto dallo spazio, anche se perfettamente integrato nella tradizione del marchio. Pure oggi conquista i sensi, con la forza del suo carisma, unico e inimitabile, specie nello specchio di poppa e nella vista di 3/4 posteriore, dove nessuna vettura uscita dopo è riuscita a fare meglio di lei.
Anche in questo caso Pininfarina ha saputo creare un capolavoro assoluto, degno di trovare spazio al MOMA di New York. Innovativa e dirompente, con proporzioni sbalorditive, ma perfettamente armonica nella tela grafica, la Testarossa divenne subito il simbolo della sua epoca. Tutti la volevano.
Il privilegio dell’acquisto era, però, riservato a pochi eletti, dalle possibilità economiche indubbiamente grandi. Agli altri non restava che sognare, magari con un poster in camera o con un modello in scala da custodire sul comodino, accanto al letto, o sulla scrivania del proprio ufficio. Questa creatura ha scritto un’epoca, col fascino magnetico e conturbante delle sue forme, davvero sublimi. Non meno esaltante era l’unità propulsiva, disposta alle spalle dell’abitacolo.
Stiamo parlando di un V12 da 5.0 litri, con angolo di 180 gradi fra le bancate, in grado di esprimere una potenza massima di 390 cavalli. La loro azione viene accompagnata da sonorità meccaniche inebrianti, di natura musicale. Notevoli le performance, di riferimento nel suo periodo storico.
A dispetto del look da prototipo, la Ferrari Testarossa non è un’auto da track-day, ma una signora granturismo ad altissimo indice prestazionale, capace di garantire trasferte veloci con un buon livello di comfort.
Oggi è una meravigliosa auto storica, capace di toccare al meglio le corde emotive di ogni essere umano. Impossibile resistere al fascino conturbante dei suoi tratti. Credo non esista persona al mondo che, seriamente, non voglia averne una in garage. Tutti la conoscono e la amano.
Cosa ha dato? Uno stile futuristico.
Ferrari F40
Questa è una “rossa” sbalorditiva: la più sognata e carismatica dell’era moderna. Insieme alla 250 GTO è la più amata e desiderata di sempre. Non ci vuole molto a capirne le ragioni. Basta guardare un attimo i suoi tratti espressivi per venire proiettati in una dimensione di piacere emotivo estasiante, senza possibilità di paragoni.
Lei è la regina assoluta delle supercar. Non c’è nulla che le possa essere paragonato. Pininfarina, su spinta creativa di Pietro Camardella, ha generato il migliore masterpiece a quattro ruote dell’era moderna e forse di tutti i tempi, in termini di carisma e forza sensoriale. Il suo splendore estetico è sublime.
La Ferrari F40 sembra un bolide scappato dalla pista di Le Mans. Nonostante ciò, offre livelli di eleganza e di fluidità stilistica di riferimento. Con lei non si è mai fuori contesto. Perfetta la sintonia col mondo circostante sia in pista che nelle vie dello struscio di Monte Carlo o negli spazi espositivi del Concorso d’Eleganza di Villa d’Este.
Questa “rossa” meriterebbe di stare a tempo pieno accanto alla Gioconda, al Louvre di Parigi. Il suo splendore ha fatto sognare e continua a far sognare tutti, a prescindere dall’estrazione geografica, culturale e sociale. Parliamo di un mito nel mito di Maranello.
Da qualsiasi prospettiva d’osservazione rapisce i sensi, specie nel frontale e nella vista di 3/4 anteriore. Nessuna vettura nata prima o dopo di lei ha svolto altrettanto bene la trama grafica nei segmenti visivi prima evidenziati. Non si finirebbe mai di ammirarla. Ammetto che è in cima ai miei sogni automobilistici. Lo avrete capito.
Se il fascino estetico è al top, anche tutto il resto si integra in modo coerente. Orientata alla funzionalità estrema, la Ferrari F40 si spoglia del superfluo per concentrarsi sull’essenziale, come sulle auto da corsa. Questa l’impostazione voluta da Enzo Ferrari, tradotta in pensiero creativo dall’ingegnere Nicola Materazzi.
Il progettista salernitano, unico regista della sua definizione, diede un’armonia impeccabile agli elementi: motore, telaio, aerodinamica, sospensioni, sterzo, freni. Il risultato? Una belva che ripaga il sistema emotivo con sensazioni di straordinario splendore.
Cuore pulsante è un motore V8 biturbo da 2.9 litri, che eroga 478 cavalli di potenza massima. Ai suoi tempi il livello prestazionale la faceva svettare nel comparto. Ancora oggi le emozioni che regala a bordo sono irraggiungibili, anche se le sue metriche sono state ampiamente superate dal progresso tecnologico.
Cosa ha dato? Uno stile racing.
Ferrari 360 Modena
Questa “rossa” ha dato un cambio di passo allo stile delle V8 a motore posteriore centrale della casa di Maranello. Mentre fino al debutto della F355 si era andati avanti nello sviluppo di un lessico coerente, anche se profondamente aggiornato nel tempo, con la Ferrari 360 Modena si è cambiata completamente pagina.
Questo è avvenuto, però, nel migliore rispetto dei canoni estetici del marchio e dei suoi stilemi. Ecco perché, nonostante la rivoluzione nelle proporzioni e nei codici linguistici, si percepisce sin dal primo sguardo di essere al cospetto di un’auto del “cavallino rampante”, specie nello specchio di coda e nella vista di 3/4 posteriore, dove la vettura in esame raggiunge l’apice del suo splendore.
A questa “rossa” deve molto lo stile di tutte le sportive di Maranello uscite negli anni successivi, fino ai nostri giorni. Pininfarina e i suoi designer, ancora una volta, hanno saputo precorrere i tempi, con un prodotto di grande fascino ed eleganza sportiva.
Rispetto alla già citata F355, la Ferrari 360 Modena è ancora più efficace sul fronte aerodinamico, per il migliore sfruttamento dei flussi. Così i livelli di deportanza sono diventati maggiori. Nonostante le dimensioni abbondantemente superiori a quelle della progenitrice, il peso si è tenuto su livelli più bassi, grazie all’ampio uso di alluminio, traghettato in ambito strutturale, nella scocca, davvero moderna, di questa creatura.
Alla “rossa” in esame va anche il merito di aver introdotto un grande lunotto posteriore, di raccordo con la coda, che lascia ammirare l’unirà propulsiva, come se fosse una finestra sul monumento tecnologico di Maranello.
Stiamo parlando di un motore V8 aspirato da 3.6 litri di cilindrata, a 5 valvole per cilindro, in grado di sviluppare una potenza massima di 400 cavalli. Le prestazioni erano al top al momento del debutto, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.5 secondi, da 0 a 1000 metri in 22.9 e una punta velocistica superiore ai 295 km/h.
Nella carrozzeria della Ferrari 360 Modena si coglie qualche reminiscenza stilistica della 250 LM, nella presa d’aria laterale alta, per l’alimentazione del sistema propulsivo. Grande cura, in fase di progettazione, venne riservata agli aspetti aerodinamici del modello, con uno studio accurato anche della sesta faccia, il fondo, chiamato a dare un apporto rilevante alla deportanza, senza sporcare la purezza delle linee.
Cosa ha dato? Nuove proporzioni.





