Un nuovo, molto poco rassicurante, fermo produttivo colpisce lo stabilimento Stellantis di Cassino a Piedimonte San Germano. Da oggi, 3 novembre, fino al 7, le linee di montaggio, lastratura e verniciatura si prendono, per così dire, una pausa. Definita strutturale, ufficialmente, ma allarmante per tutti gli operai coinvolti.
I lavoratori di Cassino, con una routine ormai consolidata replicheranno il “riposo forzato” già sperimentato in passato. La notizia non è lo stop, ma (paradossalmente) il fatto che non sia più una notizia: la crisi della fabbrica è ormai parte integrante del design industriale del Gruppo Stellantis.
Le cifre raccontano una discesa verso l’oblio che va ben oltre l’emergenza. Nei primi nove mesi del 2025, da Cassino sono usciti poco più di 14.000 veicoli (un calo del 28,3% rispetto al 2024), con il rischio concreto di non superare le 20.000 unità entro la fine dell’anno. Si produce a volumi minimi, sostanzialmente su un solo turno, le Alfa Romeo Giulia e Stelvio e la Maserati Grecale, ma i numeri dicono che è un’agonia lenta.
“Siamo abbondantemente oltre l’allarme rosso”, scandisce Enrico Coppotelli, segretario regionale della Cisl. Come afferma, la fabbrica di Cassino è in condizioni di abbandono e degrado. Il territorio della Ciociaria, stremato da anni di “promesse, tavoli, annunci di rilanci che non arrivano mai”, sta ormai sperimentando troppe attese e poche prospettive di vero rilancio. L’unica luce concreta è offerta da Alfa Romeo e Maserati, entrambe protagoniste del rinvio dei nuovi modelli al 2028. Quattro anni di attesa, con la cassa integrazione come unico sostentamento per le famiglie.
Di fronte a questo scenario per Cassino, la Cisl chiede risposte immediate, investimenti concreti e una visione industriale vera, non più solo “difensiva”. L’alternativa, quasi un atto di disperazione, è guardare a un piano di riconversione verso settori come la difesa e l’aerospazio, sfruttando i fondi europei e nazionali per creare nuovi percorsi occupazionali. La palla passa ora al Governo e alla Regione Lazio, invitati a esercitare una “pressione” decisa.
					

