L’indagine presentata dal centro studi della FIOM-CGIL nazionale, intitolata “Stellantis: la grande fuga dall’Italia” ha permesso di tracciare quello che dalle sigle sindacali coinvolte viene tacciato come un “sostanziale disimpegno di Stellantis dall’Italia”. Un’indagine, quella presentata durante una conferenza stampa proposta oggi 29 settembre presso la sede romana della stessa FIOM-CGIL, che ha permesso di tracciare numeri particolarmente critici sulla base di precise analisi ricadenti sui bilanci del Gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA.
Nello specifico la FIOM-CGIL ha evidenziato come i dipendenti del Gruppo, in Italia, sono passati dai 37.288 del 2020 ai 27.632 del 2024. Un dato che traccia quindi una perdita di lavoratori, in appena quattro anni, pari a 9.656 unità in meno. Molta influenza, sulla gestione degli esuberi, l’hanno avuta le uscite volontarie che hanno permesso di risolvere velocemente il rapporto di lavoro. A dirlo è l’analisi della FIOM-CGIL che cita anche i 3.700 esuberi del 2024, ovvero i 2.352 esuberi del 2025: in questo modo il valore complessivo in questi ultimi due anni risulta pari a 6.052 unità, con costi complessivi, ricadenti sulle casse stesse di Stellantis, pari a 777.276.000 euro secondo quanto riportano le sigle sindacali. Nello specifico, “al primo settembre su 32.803 dipendenti, 20.233 sono interessati da cassa integrazione e contratti di solidarietà, il 61,68%. Non se la passano meglio i lavoratori della componentistica, delle aziende committenti prese in esame, circa 8.523 lavoratori coinvolti su 13.865 sono in ammortizzatori sociali”, si legge nella nota.
Secondo l’analisi della FIOM-CGIL, nel giro di 20 anni l’attuale Stellantis ha preso una produzione automobilistica che supera le 500mila unità
L’analisi della FIOM-CGIL ha tracciato anche quella che è la perdita, nel giro di un ventennio, della produzione di veicoli dell’attuale Stellantis. Nello specifico, nei vent’anni che intercorrono fra il 2004 e il 2024 si è persa una produzione automobilistica nell’ordine delle 515.944 unità totali; dato che cresce fino a 520.798 unità se si considerano anche i veicoli commerciali. D’altronde lo scorso anno sono stati prodotti 289.154 veicoli e 190.784 veicoli commerciali. Guardando sempre al ventennio citato, la produzione di motori è invece calata di poco meno di 535.000 unità.
Sebbene l’insorgenza di tali dati in calo coinvolga l’Italia, la FIOM-CGIL fa notare come le nuove ultime produzioni proposte da Stellantis, di cui “molte mass market”, vengono prodotte al di fuori dei confini della Penisola. Nello specifico vengono citate la Fiat Topolino, la cui produzione avviene in Marocco, così come la 600, che viene prodotta in Polonia e la nuova Grande Panda prodotta in Serbia; vengono menzionate anche le Alfa Romeo Junior e Lancia Ypsilon che vengono prodotte, rispettivamente, in Polonia e Spagna. In questo modo le produzioni italiane più indirizzate a questo tipo di utenza vengono meno.
I sindacati coinvolti fanno anche notare che il calo produttivo di Stellantis non va “solamente imputato al calo della domanda”, ciò perché continuano a diminuire le quote di mercato sia in Italia che in Europa: “tra il 2022 e il 2024 si è passati nel nostro Paese dal 35,23% al 29,13%, e il raffronto tra il primo semestre 2024 e lo stesso periodo del 2025 segna sempre una differenza negativa, passando dal 32,1% al 29,2%”, si legge ancora nella nota.
Vengono citati valori in calo anche nel patrimonio
In termini di patrimonio netto, Stellantis è passata dai 7.758.142.000 euro nel 2020 ai 6.523.544.000 euro del 2024, in virtù di una riduzione che si attesta sui 1.234.598.000 euro: “a questo risultato ha contribuito la distribuzione di 2 miliardi di dividendi dell’utile realizzato nel 2023”, viene spiegato nella nota della FIOM-CGIL.
Anche in termini di investimenti materiali il valore cresce in maniera non indifferente. Nel 2021 il valore era pari a 4.939.699.000 euro mentre nel 2024 è sceso fino a 4.110.326.000 euro con la riduzione più corposa che ha riguardato le attrezzature industriali, per quasi 571 milioni di euro in meno, mentre gli investimenti in impianti e macchinari sono calati di oltre 297 milioni di euro. Anche la spesa destinata alla ricerca e sviluppo, sempre in Italia, è calata negli ultimi dieci anni dai 991,5 milioni del 2014 ai 314,3 milioni del 2024. “Abbiamo messo a confronto anche il capitale fisso per area geografica. L’Italia è quella che fa peggio di tutti un trend negativo di meno 19,53%, passando da 9.56 miliardi di euro nel 2021 a 7,7 miliardi di euro nel 2024, seguita dalla Spagna. La prima in classifica è il Nord America con 62,28 miliardi di euro nel 2024, e con una crescita del 28,82% rispetto al 2021. Mentre cresce il capitale fisso nei Paesi dell’Est come Polonia, Slovacchia e Serbia”, si legge nella nota diffusa dalla FIOM-CGIL il cui segretario generale, Michele De Palma, ha ammesso che la “situazione drammatica” che ha preso in mano il nuovo CEO, Antonio Filosa, è “determinata dal fallimento del piano di Carlos Tavares”.