Nel panorama delle auto sportive italiane degli anni Cinquanta esiste un capitolo poco conosciuto ma di straordinaria raffinatezza: quello dell’Abarth 209 A Coupé Boano. La genesi di questa vettura inizia nel 1954, quando Mario Felice Boano, all’epoca legato alla Carrozzeria Ghia, decise di dare vita a un progetto rivolto espressamente al mercato statunitense. Per concretizzare questa idea si affidò a Carlo Abarth, un nome che già allora stava diventando sinonimo di prestazioni e innovazione.
Il disegno prese forma grazie anche al contributo di Giovanni Michelotti, uno dei designer più prolifici e visionari del dopoguerra. Il cuore tecnico della coupé derivava dalla Fiat 1100, dalla quale provenivano il cambio, le sospensioni e soprattutto il motore da 1,1 litri. Tuttavia, l’intervento di Abarth trasformò radicalmente la meccanica: con carburatori specifici e un impianto di scarico studiato ad hoc, la potenza passò da 36 a ben 66 cavalli, garantendo una velocità massima di 186 km/h. Numeri che, per una vettura compatta dell’epoca, la collocavano nella cerchia ristretta delle piccole sportive di carattere.
La Abarth 209 A fece il suo debutto ufficiale al Salone di Torino del 1955, accompagnata dalla sorella 208 A, per poi essere esposta a Ginevra e persino a Chicago, con l’obiettivo di sedurre il pubblico americano. L’importatore ufficiale Abarth negli Stati Uniti, Tony Pompeo, ne ordinò dodici esemplari, di cui dieci destinati alle competizioni come la 12 Ore di Sebring e due pensati per uso stradale. Tra queste ultime spiccava una sola coupé, la Boano, che rimase un pezzo unico, oggi custodito al prestigioso Louwman Museum.
Il design era un perfetto equilibrio tra eleganza e sportività. Proporzioni compatte, passaruota scolpiti, fari a scomparsa, scarico sportivo in acciaio e un tetto chiuso che la distingueva nettamente dalla spider 207. Gli interni, curati nei minimi dettagli, offrivano un’atmosfera raffinata senza rinunciare al carattere corsaiolo. In poche parole, una sintesi tra artigianato sartoriale e ingegneria prestazionale.
La 209 A Coupé Boano non finì per essere prodotta in serie, ma proprio questa sua unicità l’ha resa una gemma inestimabile per i collezionisti e una testimonianza concreta del genio di Carlo Abarth.