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Fiat Panda prima serie: quando in Italia le utilitarie erano geniali

Non bisogna per forza essere delle auto blasonate per entrare nel cuore della gente. Panda docet!

Panda
Foto Stellantis Heritage

La Fiat Panda prima serie non è un’auto con particolari leziosità stilistiche, ma le sue forme da elettrodomestico, nate per soddisfare al meglio i bisogni produttivi e funzionali, sono entrate nel cuore della gente. Il merito è di Giorgetto Giugiaro, che ha saputo aggiungere note di genialità creativa all’opera, nonostante questa fosse stata concepita per badare al sodo. Ancora oggi, molte persone guardano la vettura torinese con ammirazione.

Si può quasi parlare di un culto per la versione 4×4, non solo per l’estetica più avvincente, ma soprattutto per le sue doti dinamiche, nei vari contesti operativi, specie in quelli impervi. Come riferito in altre circostanze, in rete impazzano dei video che la mostrano vincente sulla neve e nell’off-road rispetto a moderni e costosissimi SUV. Anche in ragione di ciò è diventata quasi un’icona.

Fiat Panda 30

La versione a 2 ruote motrici ha meno appeal, ma pure lei si è ritagliata uno spazio nel cuore della gente, per la sua praticità e per i costi di acquisto e di esercizio particolarmente contenuti. Il debutto in società della Fiat Panda prima serie avvenne al Salone di Ginevra del 1980. Sono passati 45 anni da quel momento, alla velocità della luce.

Con le sue forme squadrate e sbarazzine, questa vettura ha affollato per anni le strade italiane. In alcuni paesini montani era la dominatrice assoluta della scena automobilistica. Confesso che a me la sua estetica non è mai piaciuta. Riconosco però il suo look distintivo, frutto di un bisogno molto pratico: quello di contenere al massimo i costi produttivi, che sarebbero saliti con linee più sinuose e complesse. La specificità visiva ne ha fatto quasi un fatto di costume, radicato nel tempo in ampie fasce di popolazione.

Il suo stile rigoroso ha permesso un ottimale sfruttamento dei volumi interni, rispetto alle dimensioni esterne, molto compatte. Sottoposta a un restyling di metà carriera, questa city car è rimasta in listino fino al 2003. Una longevità rara per un mezzo a quattro ruote. All’inizio del cammino commerciale, sotto il cofano anteriore della Fiat Panda prima serie trovarono spazio un motore bicilindrico raffreddato ad aria da 652 centimetri cubi, per la versione 30, e un quattro cilindri raffreddato ad acqua da 903 centimetri cubi, per la versione 45. La potenza era quella indicata nelle sigle dei due modelli.

Fiat Panda 4X4

Poi giunse il cuore da 965 centimetri cubi di cilindrata, con 48 cavalli in scuderia, destinato alla neonata 4×4, con trazione integrale firmata dall’azienda austriaca Steyr-Puch. Nel 1986 giunse una rinfrescata, con l’arrivo di due nuove unità propulsive, in sostituzione delle precedenti. Stiamo parlando dei 4 cilindri FIRE da 769 centimetri cubi (con 34 cavalli) e da 999 centimetri cubi (con 45 cavalli nella 4×2 e con 50 cavalli nella 4×4): motori rivoluzionari, di grande valore ingegneristico.

Fra le varianti speciali introdotte negli anni successivi, la più glamour fu senz’altro la 4×4 Sisley del 1987, in serie limitata. Oggi, come allora, è molto richiesta. In questa veste si presta persino allo struscio in via Montenapoleone a Milano. Negli anni successivi giunsero altri cambiamenti sulla Fiat Panda prima serie, che accompagnarono il modello al congedo, avvenuto nel mese di settembre del 2003.