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Lancia Aprilia: il capolavoro aerodinamico che ha ispirato Porsche e Citroën

Nel 1937 la Lancia Aprilia riscrive le regole dell’automobile: aerodinamica avanzata, innovazioni tecniche e un’eleganza discreta

Lancia Aprilia

La storia potrebbe iniziare come un racconto di ingegneria. È il 1937. L’automobile è ancora un oggetto rumoroso e spigoloso, spesso scolpito con una roncola. Ma alla Lancia la pensano diversamente. Parlano di silenziosità, efficienza, fluidità. E soprattutto, avanguardia. L’ultima creazione del marchio si chiamava Lancia Aprilia. Oggi questo nome suona come quello di un paesino italiano, ma nel 1937 era un manifesto. Una berlina compatta, senza montanti fissi tra le portiere, dalle linee sorprendentemente morbide, che si allungavano verso il posteriore come se l’auto volesse scivolare via silenziosamente.

Lancia Aprilia: nel 1937 la berlina riscrisse l’ingegneria automobilistica

E lo fa. Perché Lancia Aprilia è diversa da qualsiasi altra auto in circolazione all’epoca. Infatti, è una delle primissime auto progettate con un’attenzione empirica all’aerodinamica. Niente CFD, niente galleria del vento, ma test in scala reale, modelli in legno, intuizioni geniali e un CX di 0,47 , molto migliore di molte berline degli anni ’70. Una vera rivoluzione nella forma… ma anche nella sostanza.

Sotto il cofano, un piccolo motore V4 ultracompatto con fasatura delle valvole evoluta. E per mantenerla su strada, Lancia ha inventato un nuovo assale posteriore, una scocca autoportante leggera e rigida e un’innovativa geometria delle sospensioni. L’ingegneria è al suo meglio, ma sempre al servizio di una raffinatezza discreta. Comfort, finiture, silenziosità a bordo: tutto è pensato nei minimi dettagli. Non è un caso che Ferdinand Porsche si sia ispirato a questa linea per progettare il Maggiolino. È anche quella che ha aperto la strada a molti designer del dopoguerra, verso la Saab 92 e la Citroën DS.

Come la Belna che la precedeva, l’Aprilia fu assemblata a Bonneuil-sur-Marne, vicino a Parigi, in una versione destinata al mercato locale: la Lancia Ardennes. Il suo nome rende omaggio alla regione di confine tra Francia e Belgio, evocando eleganza e robustezza. Identica alla sorella italiana, differiva solo per i fari anteriori leggermente ingranditi, adattati alle lampadine gialle in uso all’epoca. Prodotta in un numero limitato di esemplari fino al 1939, l’Ardennes rimane una preziosa testimonianza dell’esperienza di Lancia al di fuori dell’Italia: una berlina raffinata e affidabile che aprì la strada al suo approccio europeo con largo anticipo sui tempi.

Lancia Aprilia

Ma l’Aprilia è più di una pietra miliare tecnica. È una dichiarazione d’intenti: Lancia non sarà mai un marchio che segue le tendenze. Le precede. Attraverso l’intuizione, il rigore, l’eleganza. Ancora oggi, questa filosofia alimenta la rinascita di Lancia. In un’epoca in cui l’efficienza è tornata centrale, soprattutto nel mondo elettrico, Aprilia ci ricorda che aerodinamica, eleganza e comfort possono essere coniugati. Senza compromessi. O rumorosità.