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Alfa Romeo 90: 40 anni per il “biscione” che non fece battere i cuori

Questa vettura non ebbe il successo sperato. Ecco le ragioni.

Alfa Romeo 90
Screen shot da video Auto di una volta

Prodotta dal 1984 al 1987, l’Alfa Romeo 90 non scatenò particolari passioni. Quest’anno spegne le 40 candeline, senza troppo rumore. La berlina milanese, infatti, è priva del mordente che gli alfisti si aspetterebbero da un modello del loro marchio del cuore. Pochi gli esemplari prodotti: 56.428. Non si può dire che sia stato un successo commerciale.

Anche le cifre stanno a confortare la tesi di una scarsa appetibilità di questa vettura, che non seppe generare amori e neppure flirt, nonostante lo stile firmato da Bertone. Pure i grandi, a volte, compiono dei passi falsi. L’Alfa Romeo 90 aveva un look ricercato, ma il suo carisma era di basso profilo. Diciamo che mancava di carattere.

Questa berlina di fascia media, sbocciata ad Arese, nacque per prendere il posto dell’Alfetta, mutuandone la meccanica, non proprio freschissima. Anche il telaio e alcuni lamierati erano condivisi con la progenitrice. Ciò rese, inevitabilmente, più difficile il lavoro dell’autore dello stile, costretto a grandi compromessi sul piano creativo. Ecco le ragioni del risultato. Diciamo che furono tarpate le ali alla fantasia.

Alfa Romeo 90

Sin dal debutto, avvenuto al Salone dell’Auto di Torino, nel mese di settembre del 1984, l’accoglienza fu fredda. L’anonima berlina media della casa milanese pagò a caro prezzo i troppi vincoli progettuali, che ingessarono il suo design. Questo pesò ancora di più nella trama del periodo storico in cui andava ad inserirsi: gli anni ottanta. In quell’arco temporale prevaleva la dimensione del sogno e la voglia di emozionarsi, caratteristiche assenti nell’Alfa Romeo 90.

Le linee sobrie e squadrate della sua carrozzeria non riuscivano nemmeno vagamente a sollecitare l’apparato sensoriale, impedendo di innamorarsi del taglio stilistico conferito al modello. Il limite era ancora più avvertito dagli alfisti, sempre attenti alle pulsazioni cardiache.

Dotata di architettura transaxle, questa vettura poteva essere scelta con le seguenti motorizzazioni: 4 cilindri bialbero da 1779 e 1962 centimetri cubi; V6 da 1996 centimetri cubi; V6 Busso da 2492 centimetri cubi; 4 cilindri turbodiesel da 2393 centimetri cubi. Queste le rispettive potenze: 120 cavalli, 128 cavalli, 132 cavalli, 156 cavalli, 110 cavalli. Non erano cifre deludenti, ma il pacchetto, nel suo complesso, lasciò delusi. Presto si decise di far calare il sipario sul suo ciclo produttivo, per offrire alla clientela qualcosa di diverso. Fu una scelta saggia.

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