Sabato scorso è scaduto ufficialmente il contratto decennale che lo stato della Serbia aveva firmato con il gruppo Fiat Chrysler Serbia. Il contratto è scaduto, e quello nuovo non è stato ancora firmato, scrive il quotidiano Danas. Dieci anni fa, al momento della firma, i funzionari dell’allora governo di Mirko Cvetkovic avevano intuito che si poteva trattare dell’affare del secolo, un investimento di un miliardo di euro, in cui due terzi degli investimenti sono del gruppo italo americano e un terzo della Serbia. A quel tempo, la produzione contava 200 mila automobili ogni anno.
Fiat Chrysler Serbia: nonostante le recenti rassicurazioni del Primo Ministro Brnabic, i lavoratori sono preoccupati per il futuro
Per molti anni Fiat Chrysler Serbia è stato il più grande esportatore del paese. FCA ha mosso l’industria serba e dal 2013 è il maggiore esportatore con un fatturato di oltre cinque miliardi di euro. Nel 2013, le esportazioni del gruppo italo americano sono state pari a 1,5 miliardi di euro, più del 10% delle esportazioni totali della Serbia. L’anno scorso, questo rapporto è diminuito considerevolmente, con l’esportazione calate di circa 850 milioni di euro. Nella fabbrica di Kragujevac al momento trovano lavoro circa 2.300 lavoratori persone mentre nel 2013 ce n’erano 3.400.
Prima dell’arrivo della Fiat Chrysler Serbia, Kragujevac era una zona molto povera spesso definita in maniera dispregiativa come “valle della fame”. La società dal 2013 ha sempre conseguito utili, ma tranne che per l’anno scorso gli utili sono sempre stati inferiori all’importo delle sovvenzioni statali. Fiat Chrysler in Serbia è venuta proprio nel momento in cui iniziò la crisi economica globale, quando gli investimenti nel mondo ristagnavano. I dipendenti di Fiat Chrysler in Serbia sono molto preoccupati per il loro futuro nell’azienda.
Le recenti dichiarazioni della Prima Ministra Ana Brnabic che ha confermato che FCA rimarrà in Serbia anche dopo il 29 settembre e le parole della Direttrice generale del gruppo in Serbia Sylvia Verne, hanno calmato le preoccupazioni dei lavoratori per il futuro ma solo in maniera temporanea.
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