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Le Ferrari V8 biturbo più estreme dell’era moderna

Sono dei missili ruotati, ma hanno soprattutto un’anima, che le rende uniche. Ecco alcune Ferrari che fanno perdere la testa.

Ferrari GTO
Foto Ferrari

Ferrari, anche se lega il suo prestigio soprattutto alle auto spinte da motori a 12 cilindri, nella sua storia si è concessa diversi gioielli a 8 cilindri, alcuni dei quali sono entrati nel cuore della gente più di altri. Oggi passeremo in rassegna cinque auto sportive dell’era moderna del “cavallino rampante”, caratterizzate da questa architettura meccanica. Il nostro obiettivo si è puntato su quelle sovralimentate, più nello specifico su quelle dotate di una coppia di turbine. La scelta è caduta sulle supercar più estreme della specie. Nella lista manca la GTO Evoluzione, che non ebbe un seguito commerciale, nel senso stretto del termine. Volete scoprire i modelli selezionati? Non vi resta che proseguire la lettura del post.

Ferrari F40

Di fronte a un’auto del genere ci si può solo inchinare. Questa è una delle “rosse” più iconiche e affascinanti di tutti i tempi. Un capolavoro assoluto, che mette in ombra le opere d’arte del Louvre. Nessuna vettura, ad eccezione della 250 GTO e della 330 P4, riesce a trasmettere la stessa poesia emotiva. Nessuna sportiva riesce a competere con lei in termini di carisma. Qui c’è l’eccellenza del “cavallino rampante”, tradotta in materia. Le sue linee sono quanto di più coinvolgente si possa desiderare. Nonostante sia stata presentata nel 1987, è più moderna nello stile rispetto a tutte le opere del “cavallino rampante” uscite dopo di lei. In termini di forza attrattiva, poi, non c’è nemmeno paragone. Incredibile il modo in cui la sua strabiliante aggressività si esprime con grazia ed eleganza, a 360 gradi. Nessun dettaglio è fuori posto. Tutto si inserisce perfettamente in una composizione armonica, che delizia i sensi.

La Ferrari F40 sembra un prototipo scappato dalla pista di Fiorano, ma può imporsi nei più importanti concorsi d’eleganza del pianeta. Al suo passaggio tutte le altre auto vengono messe in ombra. Sembrano delle semplici comparse, al cospetto di un Premio Oscar. L’energia dinamica di questa “rossa” giunge da un motore V8 biturbo da 2.9 litri che eroga 478 cavalli di potenza massima, con una grinta che inchioda al sedile. A bordo si vivono emozioni stellari, che le auto moderne, per quanto più potenti e prestazionali, non riescono a replicare. Buona parte del fascino della F40 discende dalla sua linearità; dal suo dialogo prezioso fra elementi che parlano la stessa lingua: motore, telaio, sospensioni, aerodinamica, stile. Coerenza è la sua ragione d’essere. Il fatto che il progetto sia nato sotto la regia di un’unica persona, quella dell’ingegnere Nicola Materazzi, ha permesso il raggiungimento del difficile risultato. Su questa “rossa” c’è l’essenza dello spirito Ferrari.

Ferrari GTO

Al solo sentire il suo nome gli appassionati vanno in fibrillazione. Anche se non è prestigiosa ed esclusiva come la 250 GTO del 1962, questa “rossa” ne porta degnamente il nome. Certo, le manca la dimensione sportiva, ma i tempi non sono più quelli della sua antesignana. La Ferrari GTO del 1984 è un’opera d’arte a quattro ruote, che ha segnato un momento di svolta, scrivendo il primo capitolo delle supercar in serie limitata dell’era moderna. Grazie a lei sono nate le successive F40, F50, Enzo, LaFerrari. Oggi è un oggetto di alto collezionismo e nelle aste internazionali spunta quotazioni stratosferiche. Sicuramente fa parte dell’Olimpo del “cavallino rampante”. Inizialmente doveva prendere forma in 200 esemplari, ma per accontentare alcuni clienti importanti, che erano rimasti fuori dalla lista, lo stock produttivo fu portato a 272 unità.

Incredibile l’effetto che fece al momento della presentazione, con la forza dei suoi numeri e dello stile, firmato da Pininfarina. Le linee della carrozzeria lasciano a bocca aperta. In qualche modo somigliano a quelle della 308 GTB, ma il quadro volumetrico è diverso e molto più muscolare, complice anche l’innesto di un motore longitudinale, al posto di quello trasversale della sorella minore. Si tratta di un V8 biturbo da 2855 centimetri cubi di cilindrata, che sviluppa una potenza massima di 400 cavalli a 7000 giri al minuto. In quegli anni non c’era di meglio in giro. Il peso a secco, di soli 1160 chilogrammi, aiuta ulteriormente il compito di questo vulcano energetico, per una spinta senza eguali. Ecco i dati prestazionali: accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.9 secondi, da 0 a 1000 metri in 21.7 secondi, velocità massima di 305 km/h. Questa vettura ha portato all’esordio, nel listino commerciale Ferrari, i materiali compositi, come il kevlar, presente sulla carrozzeria.

Ferrari 488 Pista

Questa è una delle “rosse” più racing dell’era moderna. La Ferrari 488 Pista è uno strumento chirurgico, che regala emozioni stellari, sia su strada che fra i cordoli dei circuiti, dove si trova perfettamente a suo agio. La scelta del nome del modello non è stata casuale. Qui il rapporto col mondo delle corse è reale. Diverse soluzioni provengono dalla 488 Challenge e dalla 488 GTE. Anche l’aerodinamica si connette strettamente a quella dei bolidi da gara. Se ne giova la deportanza, che cresce del 20% rispetto alla 488 GTB, già molto efficiente su questo fronte. L’uso più esteso di materiali compositi ha portato a una riduzione del peso alla bilancia, sceso di 90 chilogrammi sull’auto di partenza. La potenza del motore V8 biturbo da 3902 centimetri cubi passa a 720 cavalli a 8000 giri al minuto, contro i 670 della granturismo meno estrema.

Questa unità propulsiva dispone di bielle in titanio e di polmoni di aspirazione in fibra di carbonio. Notevole anche la coppia massima, pari a 770 Nm a 3000 giri al minuto. Il livello prestazionale è al top: accelerazione da 0 a 100 km/h in 2.85 secondi, da 0 a 200 km/h in 7.6 secondi, velocità massima di oltre 340 km/h. Come già scritto, la Ferrari 488 Pista porta su un’auto stradale il più alto livello di transfer tecnologico dal mondo delle competizioni. Splendido il suo temperamento, che regala scariche di adrenalina stellari. Non poteva essere diversamente per un gioiello che dà continuità alla specie composta da 360 Challenge Stradale, 430 Scuderia e 458 Speciale, di cui è discendente. Rispetto alle progenitrici sono stati ulteriormente affinati i contenuti tecnologici e prestazionali, che si spingono a un livello ancora più alto, per un quadro ingegneristico di livello assoluto. Il sound è entusiasmante, anche se la 458 Speciale e le altre aspirate suonano decisamente meglio.

Ferrari F8 Tributo

Pur essendo una granturismo stradale, offre un livello di performance degno delle auto da pista. Gli uomini del “cavallino rampante“, con questo gioiello, sono riusciti nell’impresa, apparentemente impossibile, di fare meglio della 488 GTB. Anche se ora il suo posto è stato preso dalla 296 GTB, la Ferrari F8 Tributo continua ad occupare un posto centrale nel cuore degli appassionati, anche perché, a differenza dell’altra, si giova ancora di un motore ad 8 cilindri, quindi più frazionato. Un cuore speciale e molto curato sul piano ingegneristico, che nei suoi step più recenti ha guadagnato vari e prestigiosi riconoscimenti. Si tratta di un propulsore biturbo da 3.9 litri di cilindrata, che eroga 720 cavalli di potenza massima: la stessa cifra della più estrema 488 Pista. Un’energia mostruosa, erogata con la stessa fluidità di un motore aspirato (il turbo lag è quasi assente), ma con una coppia sensibilmente maggiore, grazie alla doppia sovralimentazione.

Il sound, per quanto sublime, non è all’altezza di quello della precedente 458 Italia ad alimentazione atmosferica. Le prestazioni, però, sono di un altro pianeta, anche rispetto alla 488 GTB, che è andata a sostituire. La superiore potenza e il peso inferiore di 40 chilogrammi fanno sentire il loro effetto, sia sull’handling che sulle cifre in rettilineo. Ecco alcuni numeri: accelerazione da 0 a 100 km/h in 2.9 secondi, da 0 a 200 km/h in 7.8 secondi, velocità massima di oltre 340 km/h. La cosa straordinaria è la fruibilità di queste performance, rese più facili che mai dall’elettronica, fermo restando che in strada si viaggia con prudenza, buon senso e nel pieno rispetto dei limiti. Il dinamismo e la maneggevolezza della Ferrari F8 Tributo sono da best in class. Forse questa sarà l’ultima “rossa” ad 8 cilindri endotermica al 100%. Se così fosse (ma speriamo di no), il suo ruolo di rappresentante finale della specie avrebbe la migliore dignità.

Ferrari SF90 Stradale

Lei è l’auto più potente e veloce del listino attuale della casa di Maranello. Sulla pista di Fiorano è ancora più rapida della Ferrari LaFerrari, regina della hypercar del “cavallino rampante”. Del resto, è anche più potente e moderna. Naturale che il progresso possa consentire dei balzi in avanti sul piano prestazionale. Cuore pulsante della SF90 Stradale è un sistema propulsivo da 1000 cavalli. Gran parte di questi giungono dal motore endotermico, che ne mette sul piatto 780 a 7500 giri al minuto. Il V8 biturbo da 4.0 litri regala anche le emozioni sonore del modello, che rendono ancora più interessante il quadro emotivo. Gli altri 220 cavalli giungono dalle tre unità elettriche di questa “rossa” ibrida plug-in, che vola come un missile.

L’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in 2.5 secondi, quella da 0 a 200 km/h in 6.7 secondi. Alcuni tester hanno fatto ancora meglio. La velocità massima varca la soglia dei 340 km/h. Sono cifre incredibili, che danno l’idea del vigore dinamico di questa creatura, dotata della migliore tecnologia. L’eManettino agevola le dinamiche di guida e può essere impostato su quattro diversi programmi: eDrive, Hybrid, Performance e Qualify. Quest’ultimo è il più permissivo, ma va usato solo in contesti molto sicuri, per tirare fuori il massimo potenziale dell’auto. Per scaricare a terra l’enorme potenza, il conducente può giovarsi del supporto di un cambio F1 a doppia frizione, che passa da un rapporto all’altro con la velocità della luce. Il compito di smorzare le danze della Ferrari SF90 Stradale fa capo a dei potenti freni carboceramici, con grande capacità di resistenza alla fatica. Molto moderna l’estetica, che risulta particolarmente gradevole nel profilo laterale. Anche il frontale è molto bello, mentre l’area del lunotto posteriore poteva essere trattata meglio da Flavio Manzoni.

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