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Maserati: per il futuro largo al binomio suv-supercar

Il numero uno di Maserati America, William Peffer, punta sul binomio suv-supercar per il futuro della Casa del Tridente.

Maserati Grecale Primaserie

Spira un vento di rinnovamento in casa Maserati. Sospinta dalla casa madre Stellantis, la storica azienda modenese coltiva ambizioni pure negli Stati Uniti. In un’intervista a Edmunds, il ceo della divisione americana, William Peffer, ha spiegato che mentre il marchio sta realizzando le sue auto veloci di sempre, abbraccia le attuali tendenze di mercato. Di conseguenza, si fabbricano suv e supercar.

Maserati: l’idea di business per l’America

Maserati MC20 by DMC 2

Il Grecale apre un sentiero inedito. Occupa il segmento dei suv, il principale, che stando alle previsioni crescerà di un ulteriore 25 per cento. A proposito dei veicoli elettrici, il numero uno di Maserati America sottolinea come la compagnia sia anzitutto italo-europea. In confronto agli States, altre parti del mondo hanno legiferato una transizione ecologica più rapida e hanno raggiunto un punto di svolta. Preferiscono mettere i piedi in più scarpe, senza fare proclami sullo stop alla produzione delle vetture a combustione termica.

Maserati costruisce nel Belpaese, perciò non è idonea a beneficiare di qualsiasi credito d’imposta concesso dall’amministrazione Biden sul contenimento dell’inflazione. Alla domanda se la normativa inciderà sui profitti dell’azienda, Peffer ha risposto di no. Perché non propongono beni di prima necessità, quanto semmai oggetti del desiderio. Pertanto, non ne saranno immuni, ma il prezzo d’acquisto è probabilmente una voce secondaria per il Costruttore in confronto a chi punta sui volumi di passa.

Hanno preso delle decisioni dolorose con tagli alla produzione e il ridimensionamento dell’offerta. Le MC20 sono andate sold-out fino al 2023, ad esempio, e non ne aumenteranno la tiratura. A fronte di un profitto nel breve termine, nel medio-lungo lo accuserebbero.

Maserati MC20 Cielo

Sulla rete di distribuzione negli USA, Peffer ha rimarcato un approccio favorevole alle concessionarie. Puntano su una collaudata rete commerciale, senza occuparsene direttamente, come, ad esempio, fa Tesla. Al contrario, desiderano mantenere l’attuale network, ampliarlo e rafforzarlo. C’è molto spazio per i rivenditori. Ne contano circa 120, al fine di stimolare la produttività, il che dà l’impulso alla redditività.

Le prospettive di sviluppo ci sono, tuttavia la concorrenza è valida, ha spiegato Peffer. Nessuno si adagia sugli allori, l’industria è ipercompetitiva e il mercato abbastanza chiuso. Quello statunitense ha elevate barriere all’ingresso e all’uscita. In una parola: spietato.

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