in

Motori endotermici: Italia fa la parte del leone in Europa contro l’abolizione

Si è concluso due giorni fa il tavolo legato all’automotive e alle discussioni che gravitano attorno alla soppressione dei motori endotermici

auto elettriche 1

Si è concluso due giorni fa il tavolo legato all’automotive e alle discussioni che gravitano attorno alla soppressione dei motori endotermici da parte dell’Unione Europea presso il Ministero dello Sviluppo Economico: l’incontro ha messo insieme la politica e l’industria dell’auto, in accordo con un incontro necessario prima del prossimo Consiglio Ambiente dell’Unione Europea già in programma il prossimo 28 giugno il quale deciderà sull’abolizione dei veicoli non elettrici a partire dal 2035.

All’incontro legato alle discussioni sul futuro dei motori endotermici c’erano cinque ministri del Governo attuale: Giorgetti per il MISE, Cingolani per il MITE, Giovannini per il MIMS, Franco per il MEF e Orlando per il Lavoro. La volontà è quella di mettere sul campo strumenti utili per dare respiro alla filiera in questa delicata fase di transizione. Sono d’altronde parecchi i motivi di discussione, da più parti, tanto che proprio l’Italia sarebbe al centro di un progetto utile a spostare il limite temporale dal già noto 2035 al più avanzato 2040. Accanto all’Italia, in questa decisione, ci sarebbero Portogallo, Romania, Bulgaria e Slovacchia con i quali il Bel Paese avrebbe già instaurato un documento utile per andare verso tale direzione.

In tema di motori endotermici, e quindi sulla loro soppressione, secondo quanto dichiarato dal Ministro Giorgetti ci sarebbe (su scala europea) una sempre più convinta volontà di ragionare su un passaggio più graduale verso la direzione del solo elettrico. Si guardi per esempio alla Germania che nelle ultime settimane ha espresso pareri utili per rientrare in questa stessa direzione. Se l’istinto, dice Giorgetti, è quello di “accelerare”, ma c’è invece una “una curva pericolosa e una strada bagnata; chi fa politica deve dosare l’acceleratore, il freno e la leva del cambio” ha aggiunto il Ministro.

V6 Busso

I motori endotermici e gli occhi puntati sui livelli occupazionali

Se per mantenere i ritmi scanditi dall’attuale tabella di marcia l’Italia potrebbe “chiedere più risorse”, secondo quanto ammesso dal Ministro del Lavoro Orlando, va detto che i costi da sostenere oggi sono differenti da Paese a Paese, bisogna fare in modo che queste siano ripartite con regolarità e in maniera adeguata.

Bisognerebbe quindi mettere a punto uno strumento utile per gestire al meglio la transizione utile a dire addio ai motori endotermici. Inoltre il Ministro Orlando ha voluto tranquillizzare i lavoratori ammettendo che per fronteggiare una eventuale “emorragia di posti di lavoro”, l’Italia dispone di strumenti in termini di politiche attive utili per gestire al meglio questo cambiamento in atto.

Discorsi differente quello messo in pratica da ANFIA che rappresenta la filiera auto italiana. La volontà dell’Associazione sarebbe quella di proporre una mitigazione “dei target di riduzione delle emissioni di CO2”, in virtù del fatto che l’Italia si è già posta in una posizione di rilievo in Europa in tal senso. Si punta ad esempio a mantenere in vita i motori endotermici guardando alle possibilità offerte da alimentazioni legate all’idrogeno e ai carburanti sintetici. D’altronde si prevede un rischio legato alla volontà di seguire le imposizioni tecnologiche proposte dall’UE: quello di porre fine a interi comparti della filiera produttiva.

Insoddisfazione invece dal punto di vista delle sigle sindacali. CGIL, per bocca del coordinatore Fausto Durante, chiede ad esempio un piano in grado di garantire ambizioni decennali poiché finora “è mancato lo sguardo a lungo termine”. Secondo la FIOM, l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico non ha prodotto novità, risultando “un’occasione persa”. Per la UILM l’Italia “ha accumulato troppo ritardo” in merito alla transizione energetica già cominciata.

Lascia un commento