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Ferrari: i 3 prototipi più famosi dell’era moderna

Una raccolta di “rosse” sperimentali, che hanno tracciato dei sentieri innovativi nella gamma.

Ferrari 599 HY-KERS

Quando si parla di Ferrari, le emozioni si spingono a mille, perché le “rosse” sono nell’Olimpo della specie automobilistica. Nel corso della sua storia, lunga 75 anni, la casa di Maranello ha prodotto una lista sconfinata di gioielli a quattro ruote, che hanno fatto sognare milioni di appassionati. Più volte ci siamo occupati delle auto stradali e da gara del “cavallino rampante”, tuffandoci nelle emozioni da esse regalate.

Oggi torniamo sul tema, ma da un prospettiva diversa. L’obiettivo di questo post è infatti puntato sui modelli sperimentali. Più nello specifico, abbiamo scelto per voi i 3 prototipi (o muletti che dir si voglia) più famosi dell’era moderna. Sono delle Ferrari insolite, ma che sono servite a scrivere nuovi percorsi ed altri processi. Da una di esse è scaturita la mitica F40. Credo non ci sia altro da aggiungere. A questo punto è doveroso premere sul pulsante “Start”, per continuare la marcia alla loro scoperta.

Ferrari 288 GTO Evoluzione

Questo è forse il prototipo più famoso dell’era moderna del “cavallino rampante”, perché ha fatto da base per la mitica F40. La Ferrari 288 GTO Evoluzione prese forma nel 1985, partendo dalla GTO stradale del 1984. Di quest’ultima doveva essere la declinazione racing, destinata all’impiego nel gruppo B, possibile per auto sbocciate in almeno 200 esemplari, come accadde per il modello da cui fu derivata.

In totale furono 5 le unità costruite (più il prototipo iniziale): una cifra che rende molto rara la Ferrari 288 GTO Evoluzione. Il modello, purtroppo, non fu messo nelle condizioni di esprimere il suo potenziale, perché l’abolizione del Gruppo B, per motivi di sicurezza, mise al bando questa categoria, vanificando gli sforzi compiuti in chiave sportiva dai tecnici di Maranello.

Comunque, il lavoro non fu sprecato, perché l’auto fu utilizzata come una sorta di laboratorio (o se vogliamo, come muletto) per la successiva F40. Alcune similitudini stilistiche evidenziano la parentela fra le due auto, anche se la Ferrari 288 GTO Evoluzione è tozza rispetto all’altra. Ci sono però le prese d’aria Naca collocate allo stesso modo, un grande alettone posteriore, dei passaruota molto marcati e muscolari. Le parentele, quindi, emergono in modo chiaro. Sono il frutto di interventi fatti in funzione dell’aerodinamica, capaci però di dare una forte personalità stilistica, di taglio pistaiolo, all’opera.

Il telaio fa ampio uso di materiali compositi e questo, insieme ad altri interventi di alleggerimento, porta il peso alla bilancia a quota 940 chilogrammi, contro i 1160 della GTO stradale. La carrozzeria è in vetroresina e kevlar. La potenza del V8 da 2855 centimetri cubi di cilindrata si spinge a quota 650 cavalli, erogati a 7800 giri al minuto, grazie all’uso di turbocompressori di dimensioni maggiori, pistoni riprogettati e altri interventi tecnici. La coppia ha un picco di 667 Nm.

Non esistono dati certi sul profilo prestazionale della Ferrari 288 GTO Evoluzione, ma si ipotizza una velocità massima nell’ordine dei 360 km/h: roba da prototipi per la 24 Ore di Le Mans. Ai suoi tempi il valore assumeva un peso specifico ancora maggiore, risultando strepitoso. L’allestimento del modello fu curato da Michelotto. Come dicevamo, alcune soluzioni applicate sulla ben più celebre F40 presero le mosse da questa vettura.

Ferrari 408 4RM

La Ferrari 408 4RM è stato il modello che ha sperimentato la prima trazione integrale su un’auto del “cavallino rampante”. Anche se il suo look non entusiasma, questa vettura si è fissata nella storia per l’innovazione tecnica portata in dote. Mai, prima di lei, una “rossa” aveva avuto le quattro ruote motrici. Due gli esemplari in cui il prototipo in esame prese forma, negli anni fra il 1987 e il 1988. Uno era di colore rosso, l’altro giallo. Il progetto fu gestito da Mauro Forghieri, che seppe dare prova del suo genio creativo anche in questa circostanza.

La sigla del modello evidenzia alcune sue caratteristiche: le tre cifre indicano la cilindrata di 4 litri e il numero di cilindri del motore, pari ad 8, con angolo di 90 gradi fra le due bancate. 4RM sta per quattro ruote motrici. La potenza massima erogata dal suo cuore è di 300 cavalli a 6250 giri al minuto, con un picco di coppia di 373 Nm.

Questa energia viene scaricata sulle quattro ruote facendo appello a un nuovo tipo di ripartitore con giunto idraulico. Una innovazione di grande calibro, frutto della genialità degli uomini di Maranello, cui l’estro creativo e le capacità ingegneristiche non sono mai mancati. La Ferrari 408 4 RM ha spianato la strada alle FF, GTC4 Lusso, SF90 Stradale e Purosangue, altre opere a trazione integrale del marchio, anche se con tecnologie e approcci completamente diversi.

Orientando lo sguardo agli aspetti strutturali, sull’auto sportiva di cui ci stiamo occupando si segnala la presenza di un robusto telaio a scocca portante in lamiera d’acciaio nell’esemplare rosso. Quello giallo aveva invece anche delle parti in alluminio sullo chassis. Come dicevamo, la Ferrari 408 4RM non è una supercar particolarmente bella. O, quantomeno, non merita un poster in camera, perché non è lontanamente paragonabile, solo per fare un paio di esempi, alla Testarossa e alla F40. Del resto le sue forme hanno un taglio provvisorio, essendo destinate soltanto a coprire la meccanica, nella fase di sperimentazione delle quattro ruote motrici Made in Maranello. Pur non essendo una miss, si è comunque fissata nella storia, per le innovazioni portate in dote.

Ferrari 599 HY-KERS

Questa vettura ha fatto da apripista alla nuova generazione di supercar del “cavallino rampante”. Si tratta, infatti, della prima “rossa” stradale elettrificata della storia. La Ferrari 599 HY-KERS annuncia già nella colorazione la sua natura “green”. Questa creatura sportiva fu svelata in pubblico al Salone dell’Auto di Ginevra del 2010, senza suscitare particolare ammirazione negli appassionati più tradizionalisti. Si tratta di un esemplare unico, pensato espressamente in questa veste, senza velleità produttive dirette. Nessun pensiero, da parte del management, per volumi più alti della singola unità.

In sostanza, è un prototipo, da molti dimenticato, sul quale la casa emiliana ha testato il suo primo ibrido stradale. Come abbiamo riferito in un’altra circostanza, gli sviluppi successivi dell’elettrificazione Made in Maranello si giovarono dell’esperienza acquisita con questo modello. Il nucleo del progetto è il sistema propulsivo. Qui il motore endotermico a 12 cilindri da 6 litri di cilindrata, con 620 cavalli all’attivo, si giova della presenza di un cuore elettrico trifase ad alto voltaggio.

Da questo propulsore ausiliario giungono altri 100 cavalli, che si aggiungono alla scuderia, portando il totale a quota 720 cavalli. Crescono anche le masse in gioco, ma in misura inferiore al surplus di energia, per un rapporto peso/potenza ancora più favorevole. Se nella marcia rettilinea le cose vanno meglio che sul modello di partenza, tra le curve si perde un po’ di piacere di guida, per gli 80 chilogrammi in più. L’energia viene scaricata a terra con l’ausilio di un cambio doppia frizione a 7 marce.

Dicevamo della matrice “green” del modello: le emissioni di CO2 calano del 35% rispetto alla 599 GTB Fiorano. Quello prima esposto è un dato che offre una chiara dimensione dei progressi compiuti sul fronte della sostenibilità ambientale, anche se per le supercar discorsi del genere sembrano marziani, per il basso numero di esemplari e per le ridotte percorrenze annue. Una cosa va sottolineata: con l’ibridizzazione la vettura del “cavallino rampante” non ha perso una sola nota del suo fascino sonoro, che resta da antologia. Insomma, niente a che vedere con le elettriche pure, sterili e asettiche sul piano sonoro.

Su quest’auto laboratorio i tecnici della casa di Maranello cercarono di trasferire le conoscenze maturate in gara nella propulsione ibrida. Il risultato fu molto soddisfacente. I tratti stilistici sono quelli della Ferrari 599 GTB Fiorano. Del resto, visto il loro fascino, toccarli sarebbe stato inopportuno, anche su un modello che puntava a sperimentare un percorso nuovo in termini di alimentazione. Dopo di lei sono nate altre “rosse” ibride: LaFerrari, LaFerrari Aperta, SF90 Stradale, SF90 Spider e la 296 GTB. La lista è destinata ad allungarsi, con la 296 GTS, la Purosangue e via dicendo.

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