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Italia arretrata in fatto di auto elettrica

Colonnine e incentivi: facciamo il punto dell’Italia in fatto di auto elettrica. Paradossale la questione dei punti di ricarica

auto elettrica

Auto elettrica: un conto sono le parole, la transizione energetica dei politici nei tg, uno conto è la realtà durissima in Italia. Il nostro Paese arranca in Europa. Primo, le vendite. Per Motus-E, guardando ai dati di gennaio, il primato di veicoli elettrici rimane della Germania, con un totale di 20.923 BEV immatricolate.

Segnando un +28% rispetto a gennaio dello scorso anno. Al secondo posto si colloca il Regno Unito con 14.433 BEV vendute (+130% rispetto a gennaio 2021). Al terzo la Francia: la quota di veicoli full electric aumenta del +57,9% con 10.219 unità BEV vendute a gennaio 2022. E l’Italia?

Auto elettrica: terreno da recuperare

In questo scenario, l’Italia si colloca soltanto sopra l’Olanda, a fronte di un mercato auto confrontabile con quello dei primi Paesi in classifica. I Paesi Bassi immatricolano più PHEV che BEV (4.084; 3.081). Poi troviamo Belgio e Spagna con rispettivamente 2.769 e 1.803 BEV immatricolate a gennaio 2022, entrambe in aumento rispetto allo stesso mese del 2021.

Morale: le politiche di incentivi all’acquisto (in altre nazioni) hanno portato a un’importante e costante crescita nelle vendite di vetture elettriche.

Colonnine: situazione anomala

Ci sono oltre 26.000 punti di ricarica in Italia. E la metà, 13.000, colonnine. Poche o tante? Fate voi. In generale, poche. Ma, siccome le auto elettriche in Italia crescono alla velocità delle lumache, allora quelle colonnine non sono poi in numero così insoddisfacente. Il circolante elettrico è di 130.000. Poco meno le ibride plug-in.

Comunque, nei numeri complessivi, non ci siamo. L’aumento delle colonnine è lento, con burocrazia vecchia. Un cavallo bolso. A parole dei fulmini di guerra.

In attesa del Fondo auto di 700 milioni per il 2022 e del miliardo annuo dal 2023 al 2030 per un totale di 8,7 miliardi. Manca il decreto attuativo al decreto Energia. Sperando che davvero arrivi entro 30 giorni. Queste sono le regole, a parole. In passato, numerosi decreti attuativi previsti entro determinate date non sono arrivati per tempo. O non sono mai arrivati addirittura. C’è la guerra, è vero. Ma ci sono anche i problema di una nazione che deve diventare più moderna, europea, da Nord Europa, liberandosi dell’idea stantia di un Paese su monopattino elettrico.

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