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Stellantis, Fiom: “il governo ha abbandonato il settore”

In fabbrica a Cassino si torna il 10 gennaio e forse nemmeno a pieno regime.

La fabbrica Stellantis di Cassino Plant è andata in pausa una settimana prima di Natale e riaprirà solo il 10 gennaio. Abbondantemente dopo l’Epifania. Un po’ le coincidenze di calendario, un po’ la fasecdi crisi del settore, fatto sta che la situazione a Cassino per l’ex stabilimento FCA di Piedimonte San Germano preoccupa.
Ed i sindacati sono delusi dall’operato del governo nostrano. In prima fila come spesso accade, la Fiom. Ecco cosa hanno detto Michele De Palma e Simone Marinelli, rispettivamente segretario nazionale Fiom-Cgil e coordinatore nazionale Automotive per la Fiom-Cgil.

Oltre 3 settimane di chiusura nello stabilimento Stellantis di Cassino

fiom

Come dicevamo, lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano, chiuso dal 17 dicembre, riaprirà i battenti solo il 10 gennaio prossimo. E i lavoratori sono preoccupati come i loro rappresentanti sindacali.
Per esempio, la Fiom Cgil è uscita con una nota a firma del segretario nazionale Michele De Palma e del responsabile del coordinamento Automotive Simone Marinelli.

“L’assenza di misure di sostegno all’industria in transizione dell’automotive e all’acquisto di veicoli a basse e zero emissioni nella legge di Bilancio e’ l’ennesimo segnale negativo”

La Fiom continua quindi la sua battaglia nel chiedere al governo interventi a sostegno del settore. Perché secondo la Fiom mancano incentivi seri che spingano all’acquisto di veicoli elettrificati. Soprattutto, secondo o due rappresenta dei metalmeccanici della Cgil, mancano incentivi per le fasce meno abbienti della popolazione.

Una crisi profonda tra transizione, componentistica e mercato

Secondo la Fiom quindi, il governo avrebbe abbandonato il settore. Lo stesso governo che ha spinto alla transizione elettrica, non ha messo in campo misure adatte a sostenere queste decisioni.
E così anche a Cassino si torna in fabbrica solo il 10 gennaio e forse a ranghi ridotti.
Infatti sembra che le comandate in vista della riapertura post Epifania, scatteranno in base a quelle che i metalmeccanici della Cgil chiamano
esigenze tecnico organizzative nei reparti interessati al rientro anticipato.

“Si sta perdendo l’ennesima, se non l’ultima, possibilità di rilanciare il settore, promuovendo una mobilità sostenibile, rinnovando le flotte pubbliche e private con veicoli ecologici prodotti nei nostri stabilimenti”

Le critiche della Fiom sono verso il governo italiano, reo secondo il sindacato, di non avere un piano industriale.
La stessa carenza quindi, che ha Stellantis. Infatti tra le accuse che si muovono all’azienda, quelle della mancanza di un piano industriale certo.
Tutto è fermo alle promesse di interventi volti alla produzione dei nuovi veicoli elettrici, ma niente più.
E nel frattempo proseguono le fermate collettive, la cassa integrazione e così via. Il CEO di Stellantis, Carlos Tavares, ha promesso di presentare il piano industriale a marzo 2022.
Fino ad allora si brancola quasi nel buio.

“Siamo l’unico Paese europeo che non ha un piano di politica industriale e incentivi per il rinnovo del parco circolante, che favorisca per i cittadini, a basso reddito e con auto ad alte emissioni inquinanti, l’accesso a nuovi veicoli”

È nella mancanza di un progetto serio che la Fiom trova il motivo scatenante dell’aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali negli stabilimenti di Stellantis. Carenze che secondo i metalmeccanici della Cgil mettono in pericolo non meno di 50.000 posti di lavoro.

 

 

 

 

 

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