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Fiat 130 HP al Concours d’Elégance Trofeo Salvarola Terme

L’imponente motore a quattro cilindri da oltre 16 litri è stato recentemente restaurato

Fiat 130 HP

A Modena si è svolta lo scorso fine settimana la 21ª edizione del Concours d’Elégance Trofeo Salvarola Terme che visto la partecipazione anche della leggendaria Fiat 130 HP, in qualità di ospite d’onore fuori concorso, assieme alla Ferrari Roma.

Donata nel 1957 da Fiat al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, dove tutt’oggi viene esposta, la vettura da corsa è stata insignita della menzione d’onore per il restauro ad alto valore simbolico.

Fiat 130 HP: la storica one-off da corsa ha preso parte alla 21ª edizione del concorso di Modena

L’intervento è stato realizzato con il sostegno economico di Heritage di Stellantis e ha consentito di rimettere in moto, dopo oltre 20 anni, questo straordinario cimelio storico. Si tratta di un esemplare unico che, nel 1907, fu guidato sul circuito di Dieppe dal pilota torinese Felice Nazzaro, che si aggiudicò il Grand Prix dell’Automobile Club di Francia, con una velocità media di 113,612 km/h.

La vettura da corsa, denominata F2, poteva contare su un poderoso motore di oltre 16 litri di cilindrata, con una particolare distribuzione a valvole in testa disposte a V di 90°. Proprio questo speciale propulsore è stato oggetto di un recente restauro funzionale, coordinato dal Centro di Restauro del MAUTO e supportato dalle ricerche effettuate sui documenti storici conservati presso il centro di Documentazione del Museo e l’archivio del Centro Storico Fiat.

Fino al 1906, Fiat aveva conquistato importanti risultati nel Motorsport, ma non venivano ritenuti soddisfacenti a causa del predominio delle francesi. L’introduzione nel 1907 di una nuova formula basata sul consumo di carburante (30 litri per 100 km) senza limite di peso e cilindrata, i dirigenti di Fiat di allora decisero di sviluppare una nuova vettura.

Il progetto fu affidato a Giovanni Enrico in collaborazione con Guido Fornaca e Carlo Cavalli. La Fiat 130 HP vantava un propulsore a quattro cilindri parecchio innovativo per quel periodo in quanto aveva un alesaggio superiore alla corsa, delle valvole in testa e delle camere di combustione emisferiche con candele poste al centro.

L’alimentazione veniva regolata tramite un solo carburatore mentre l’accensione avveniva grazie a un magnete Simms-Bosch. Nonostante il peso superiore ai 1000 kg, le ruote erano ancora realizzate in legno.

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