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Stellantis Melfi: ecco perché i lavoratori hanno perso

I sindacati hanno detto si alla linea dell’azienda e questo ai lavoratori aderenti alla Fiom non piace molto, per tuta una serie di ragioni.

stellantis mise

Il 15 giugno scorso si è tenuta la tanto dibattuta riunione tra governo, sindacati e azienda. Parliamo naturalmente di Stellantis, con un summit che i sindacati hanno fortemente voluto e che sarebbe dovuto servire per chiarire numerosi aspetti controversi della politica aziendale dopo la fusione tra FCA e PSA.

Un summit importante, con i rappresentanti del governo, i Ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, rispettivamente, Andrea Orlando e Giancarlo Giorgetti (e proprio al Mise a Roma che si è tenuto l’incontro), che dovevano dimostrare che l’esecutivo presieduto dal Premier Mario Draghi monitora la situazione.

I sindacati dovevano dire la loro, difendere gli operai di tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis, soprattutto Melfi, dove da tempo si fa un ricorso massiccio alla cassa integrazione e alle fermate di produzione. Dal canto suo l’azienda avrebbe dovuto spiegare i piani immediati e futuri e tranquillizzare soprattutto i lavoratori impauriti dalle voci di tagli e di ridimensionamento aziendale con risvolti terrificanti sui livelli occupazionali.

Al termine dell’incontro, in base alle varie dichiarazioni sopraggiunte, tutti contenti, a tal punto che su Melfi qualche giorno dopo sindacati e azienda hanno stretto un accordo. Ma agli operai l’accordo siglato va bene e poi, sono bastate le rassicurazioni sopraggiunte dopo il vertice? Domande legittime queste, e come sembra da un articolo del sito di informazione locale “Basilicata24.it”, i lavoratori sono tutt’altro che felici di come sono andati questi ultimi appuntamenti dove di fatto si è deciso del loro presente e del loro futuro.

A perdere sono stati i lavoratori, perché i sindacati hanno sposato la linea dell’azienda senza battere ciglio

Sul sito prima citato, vengono riportate le dichiarazioni dei lavoratori iscritti alla Fiom Cgil assieme agli esponenti delle RSU, Antonio Gravinese e Principio Di Nanni. E da quello che si legge ai lavoratori non è andato giù quanto deciso.

In pratica, a Roma il 15 maggio su Melfi sono emerse due cose fondamentali. La prima è che tra 3 anni, cioè nel 2024, nel polo produttivo Stellantis sito in Località San Nicola a Melfi, si produrranno 4 nuovi veicoli elettrici. Dopo di che, sempre a Melfi, subito, una linea produttiva verrà tagliata di netto. Si tratta della linea oggi deputata alla produzione della Jeep Compass. Adesso il Suv verrà spostato come produzione, nella linea dove si producono l’altra Jeep, la Renegade e la Fiat 500 X.

Nascerà quindi una super linea, con di nuovo 20 turni (ma dall’azienda parlano di 19,5 turni perché il ventesimo si alternerà una settimana si ed una no) e con una produzione prevista di 400.000 veicoli.

E quanto deciso a Roma nel summit è stato confermato anche in un incontro tra azienda e sindacati su Melfi, con una fumata bianca trovata tra le parti in causa. In pratica, tutto ok al piano aziendale di Stellantis presentato il 15 giugno al Ministero dello Sviluppo Economico.

“La piattaforma dell’azienda è diventata accordo sindacale”, questo ciò che hanno detto i lavoratori  del Comitato degli iscritti alla Fiom. In parole povere, niente di quello che si diceva prima degli incontri è stato fatto, anzi, in base alle dichiarazioni di massima soddisfazione che anche i sindacati hanno prodotto, l’accordo è su tutta la linea, che resta però quella dell’azienda, completamente sposata dai sindacati. “Lavoratori sconfitti e sindacati soddisfatti”, questo in estrema sintesi lo stato d’animo di lavoratori ai quali stanno per chiudere una linea produttiva e stanno per continuare i lunghi periodi di casa integrazione e fermate collettive.

Il comunicato dei lavoratori

Effettivamente non hanno tutti i torti i lavoratori che hanno sottolineato come i sindacati sembra abbiano detto esclusivamente si a ciò che l’azienda ha proposto loro. Infatti il taglio di una linea produttiva significa più lavoro nell’altra linea, più operai a lavorare insieme, più turni da svolgere. E il tutto dietro la promessa che dal 2024 si realizzeranno in loco a Melfi 4 nuove auto elettrificate di 4 dei brand di Stellantis.

E così i lavoratori dopo un’attenta lettura di ciò che è oggetto dell’accordo commentato come epocale dai sindacati, lo bocciano senza se e senza ma e lasciano ad un comunicato il loro commento.

“Ribadiamo che i lavoratori avevano chiesto l’unità sindacale, ma per essere più forti e non solo per consentire ai sindacalisti di ricevere onori e onorificenze per il solo fatto di essere stati convocati dall’azienda. Ricordiamo ai sindacati che la super linea, gli esuberi, la cassa integrazione, la riduzione salariale, gli aumenti di carichi di lavoro e i turni di lavoro sempre più stressanti, erano i rischi da scongiurare e non da legittimare. Invece, questi stessi sindacati sono stati capaci di far sì che attraverso una contrattazione reale, la piattaforma dell’azienda diventasse accordo sindacale. Praticamente un capolavoro al rovescio”, così inizia il duro comunicato dei lavoratori iscritti alla Fiom Cgil in comune accordo con i rappresentanti della RSU.

“Per giunta, nelle assemblee di mercoledì scorso non era stato conferito alcun mandato pieno a sottoscrivere questo regolamento per adesione, ma i sindacati, riunitisi per 36 ore, sono riusciti ad ottenere esattamente quello che i lavoratori temevano sin da febbraio, incredibile ma vero. Le tavole della legge del più forte, i comandamenti dell’azienda, evidentemente sono stati inghiottiti senza battere ciglio. Ci domandiamo se il ruolo del sindacato debba essere quello di spiegare e far digerire ai lavoratori, che il peggioramento complessivo della loro situazione lavorativa ed economica sia un fatto irreversibile. Perché ad essere sinceri noi siamo preoccupati, in quanto l’unica azione sindacale che abbiamo visto in questi lunghi mesi di trattative con l’azienda è stata la resistenza passiva ad oltranza del sindacato, che ha avuto il merito di avallare l’idea che gli interessi dell’azienda siano gli unici a contare”, così i lavoratori hanno prima di tutto delegittimato ciò che i sindacati hanno fatto, a loro dire, senza mandato, e poi contestato l’accordo, che altro non è che un inchino alla volontà aziendale.

“Siamo sicuri che fra un po’, qualcuno proverà a spiegare che non si poteva fare altro, dati i rapporti di forza e la crisi perdurante, ma allora perché non dire quattro mesi fa che gli scenari che i lavoratori temevano non erano fantasie né baggianate? Cosa ha indotto il sindacato a fare retromarcia totale a nessun lavoratore è dato a saperlo. Quello che è sicuro però che intanto sì è persa la lotta, la speranza e la dignità. La vita ci insegna che si può anche perdere, ma bisogna riconoscerlo e non spacciarlo per un accordo”, questa la parte saliente del comunicato che parla di netta sconfitta su tutta la linea da parte dei lavoratori. Un comunicato a tinte forti, piuttosto polemico quello dei lavoratori Fiom Cgil. “Nelle assemblee, che dovrebbero essere sempre sovrane, continueremo a spiegare il merito di questo non accordo e a dirci contrari, sperando che il sindacato si svegli dal suo torpore. Lo faremo perché oltretutto non si sa neppure di quali modelli si parli (forse sono quelli che Marchionne annunciava nel 2010?) e perché le garanzie per i lavoratori sembrano una beffa e una penosa presa per i fondelli. Lo faremo perché nessuno si salva da solo. Nemmeno il sindacato”, così si chiude il comunicato che apre a futuri scenari di polemica costante.

A meno che non si faccia chiarezza sui modelli da produrre, oppure si blocchi di colpo il trend della cassa integrazione. Senza considerare che anche sulla ipotetica Gigafactory, nuova fabbrica di batterie per veicoli elettrici che dovrebbe vedere i natali a Melfi sempre dal 2024, la chiarezza non c’è e resta sempre la concorrenza di Mirafiori in Italia o addirittura della Spagna. ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​

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