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Stellantis Melfi: come funzionerà (male) l’unica linea di produzione

Su Melfi e sul suo stabilimento Stellantis il futuro è già segnato, con 4 nuovi modelli dal 2024, ma senza una intera linea di produzione.

stellantis

Ci sono state reazioni contrastanti per ciò che concerne lo stabilimento Stellantis di Melfi dopo il vertice di Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 15 giugno. Lo stabilimento lucano, sito in località San Nicola di Melfi, l’ha fatta da padrone al summit che ha visto presenti oltre ai sindacati ed ai rappresentanti dell’azienda, anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti e quello del Lavoro, Andrea Orlando. Su Melfi è stata annunciata la futura produzione di 4 nuovi veicoli elettrici di ultima generazione, ma allo stesso tempo è stata confermata anche la chiusura di una delle due attuali linee di produzione.

Proprio sul fatto che molto presto, nella linea di produzione che rimarrà attiva, si andranno a produrre tutti e tre i modelli oggi previsti a Melfi, cioè Jeep Renegade, Fiat 500X e Jeep Compass  (è la linea del Suv Compass a scomparire e confluire in quella dove si producono gli altri due modelli), e dal 2024 si produrranno tutti lì i 4 modelli addirittura, multimarca, i dubbi e le perplessità sono tanti.

Come si farà a produrre su una sola linea tutte queste auto, soprattutto alla luce del fatto che come emerso dal vertice, si conta di continuare a “sfornare” 400.000 veicoli all’anno? Dubbi questi che riguardano tutti i lavoratori dello stabilimento lucano e dubbi che anche alcune sigle sindacali hanno sollevato.

C’è addirittura chi per esempio parla di ridimensionamento per lo stabilimento lucano, nonostante il progetto dei 4 veicoli.

La nuova produzione a Melfi

Ricapitolando, dal 2024 a Melfi si produrranno 4 veicoli elettrici, probabilmente di 4 marchi differenti dell’Universo Stellantis. Potrebbero essere Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Jeep i 4 marchi interessati da un modello ciascuno che dal 2024 verranno prodotti a Melfi. Parliamo naturalmente di ipotesi in quanto nulla di ufficiale è stato ancora emanato da parte dell’azienda e ciò che si è detto al summit rappresenta esclusivamente una promessa che bisognerà vedere ancora se sarà mai mantenuta.

E si farà tutto su una unica linea di produzione, dal momento che quella attualmente destinata ai Jeep Compass, verrà destinata all’assemblaggio, con la costruzione del Suv che passerà nella linea oggi destinata a Jeep Renegade e Fiat 500X.

Per l’azienda niente di strano, perché si andrà ad organizzare una produzione di 400.000 veicoli all’anno su modalità di lavoro basate su 19,5 turni. Proprio questa strana turnazione di lavoro ha fatto storcere il naso, prima di tutto perché a qualcuno non è stato subito chiaro cosa significasse 19,5 turni.

A scanso di equivoci va sottolineato che quando si parla di 19,5 turni si parla dei canonici 20 turni una settimana si ed una no. In altri termini si allunga l’unica linea di produzione che resterà attiva alla voce produzione di auto in modo tale da raggiungere quello che sembra sempre di più un ambizioso progetto aziendale (i 400.000 veicoli).

Esuberi e tagli restano all’orizzonte

Che ci sia aria di mobilitazione e preoccupazione lo dimostrano più gli stati d’animo manifestati all’interno dello stabilimento, che le dichiarazioni dei sindacati a margine del summit. Infatti la notizia che veniva riportata come una specie di vittoria da parte delle parti sociali, una inversione di tendenza forte da parte dell’azienda che, stando alle dichiarazioni dei sindacati, aveva rassicurato sull’importanza di Melfi anche nel futuro (la promessa dei  4 veicoli nuovi da produrre a Melfi nel 2024), ha di fatto nascosto le problematiche che comunque i lavoratori continuano ad avvertire sulla loro pelle.

Un paio di giorni fa la conferma delle preoccupazioni è stata data da un comunicato di un gruppo di lavoratori dello stabilimento, iscritti alla FIOM e di cui ha parlato ampiamente il sito “Basilicata24.it”. Un comunicato in cui i lavoratori sostengono  di aver avuto conferma delle loro preoccupazioni proprio dall’incontro del 15 giugno, quello che per gli stesi sindacati per cui sono iscritti, era stato un summit positivo.

“Il sindacato aveva tranquillizzato sulla impossibilità di questo scenario, bollando come “irresponsabile” chi chiedeva risposte. L’attendismo l’ha fatta da padrone. Prendere tempo in attesa di miracolose concessioni che l’azienda avrebbe dovuto fare dall’alto. L’azienda tira dritto: razionalizzazione e risparmio di forza lavoro. Anche se questo deve significare una linea sola (ma più lunga), 20 turni (una settimana si e una no), esuberi di personale (700 dichiarati al 2024 ma due conti sanno farseli tutti), maggiori carichi di lavoro (quando si lavora) e cassa integrazione (a volontà)”, questo ciò che si legge nel comunicato, che non è altro di un elenco di tutti i problemi che, la promessa di nuovi veicoli da produrre nel 2024, non ha certo risolto.

Un comunicato duro e come si dice in questi casi, scritto di pancia, cioè rappresentativo esattamente del particolare momento che si vive a San Nicola di Melfi.

“E tutto questo non lo potranno giustificare neppure sotto le “mentite spoglie” delle assunzioni, visto quello che si prospetta. Forse qualcuno continuerà a definire “incoscienti” chi osa sollevare dubbi e fare critica, utilizzando come sempre l’argomento, del “momento difficile” che attraversiamo. Se così fosse ci dispiacerebbe, perché invece  si vuole essere semplicemente realisti e coerenti. Questa situazione è intollerabile. Non può essere accettata”, così si sono espressi gli operai autonomamente nel loro comunicato.

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