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Auto elettriche e punti di ricarica: il piano Draghi è realizzabile?

Nel PNRR Mario Draghi ha inserito anche la nuova dislocazione sul territorio nazionale di 21mila punti di ricarica per auto elettriche, ma oggi appare ancora un obbiettivo lontano.

stop motori benzina e diesel Draghi

Che il mercato delle auto verta sull’elettrico ormai è un dato di fatto. Le case costruttrici stanno rivisitando tutti i loro programmi di produzione virando decisamente sulle auto ad alimentazione elettrica. Ed i governi si adeguano a questa esigenza che viaggia di pari passo con la necessità di ridurre le emissioni inquinanti .

La questione ambientale è alla base di tutto, alla base degli incentivi che i governi di mezzo mondo adottano per spingere all’acquisto di veicoli elettrici i consumatori, ed alla base dell’operato delle case costruttrici che puntano al 2030 come data entro la quale saranno più le auto di nuova generazione a circolare rispetto alle vecchie auto a combustibile.

E di elettrico tratta anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del governo Draghi, cioè il piano che porterà l’Italia a spendere i soldi ricevuti dall’Europa per la grave situazione economica proveniente dalla emergenza pandemica del Covid-19.

E nel PNNR di Draghi si parla di 2030 come di anno entro il quale, grazie ai fondi europei, l’Italia si doterà di ulteriori 21mila nuovi impianti di ricarica delle auto. Parliamo di ricarica veloce e di distributori per le nostre strade, perché non basta costruire auto elettriche (dal punto di vista delle case) e incentivarne l’acquisto (dal punto di vista dei governi), se poi gli automobilisti non trovano per le strade distributori di energia elettrica per auto come trovano quelli di gasolio e benzina.

Ma in meno di 9 anni sarà mai possibile dotare il territorio di questi 21mila nuovi impianti? Una domanda che ha reso necessaria per esempio, una autentica inchiesta da parte del noto mensile del settore auto “Quattroruote”. E dall’inchiesta tutto sembra tranne che facile questo progetto del nostro Premier, Mario Draghi.

Il 2030 anno importante per l’elettrificazione della circolazione in auto

Si stima che saranno oltre 6 milioni i veicoli elettrici che nel 2030 circoleranno in Italia. E per permettere questa impennata di veicoli di nuova generazione, il governo si prepara. Grazie ai fondi del Next Generation EU, il famoso Recovery Plan, l’operazione appare più fattibile. E nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza c’è un capitolo di spesa che riguarda proprio i nuovi impianti per fare il pieno di energia elettrica.

Così per il 2030 secondo Draghi e come si legge nel testo del PNRR, saranno 21mila i nuovi impianti dislocati sul territorio italiano.

Il 2030 quindi diventa l’anno principale a cui guardare per il passaggio dalle attuali “mode” di circolazione con auto e mezzi a combustione, a quelli elettrici meno inquinanti. E nel disegno di Mario Draghi il 2030 viene confermato in tutto.

Ma c’è qualcosa che sembra non andare per il verso giusto

Se le parole di Draghi e ciò che si prevede nel PNRR mostrano scenari ottimistici, dall’inchiesta del mensile si evidenziano almeno due note dolenti che non lasciano ben sperare circa il completamento di questa imponente operazione di immissione sul territorio di questi punti di ricarica veloce per auto elettriche.

Occorre fare i conti sempre con gli operatori del settore, aziende che spesso non sono pronte ad assecondare quelli che sono i progetti che la politica mette su carta ma che poi devono essere tradotti in atti pratici. Enel X, uno degli operatori del settore, per quanto si legge su Quattroruote, ha finora installato 300 infrastrutture di ricarica a Roma. Ma di questi 300 quasi la metà non erano in funzione, bloccati nei meandri della burocrazia. In pratica, circa 130 di questi 300 punti di ricarica che Enel X ha impiantato nella Capitale, risultavano ad aprile scorso, non allacciati alla rete di distribuzione dell’energia, alcuni per via di pratiche bloccate da cavilli e ingessate in Comune o nei Municipi.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza parla di soldi, di dotazioni e di capitoli di spesa, ma poi bisogna utilizzarli e rapidamente. Sembra lontano ma il 2030 non è poi così distante e man mano che crescono le auto elettriche in circolazione, cresce il bisogno di distributori rapidi di energia elettrica.

Ciò che viene messo in luce per Enel X e per la Capitale d’Italia, può tranquillamente essere esteso ad altri posti nella Penisola. Infatti secondo uno studio di una delle associazioni più importanti del settore energia elettrica per la circolazione, cioè “E-Motus” dimostra come in tutta Italia molte delle colonnine per le ricariche di energia elettrica delle vetture non sono in funzione e per gli stessi motivi burocratici e tecnici di quelli di Roma.

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