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Rifare le strade in Italia coi miliardi Ue: la richiesta

Viste le pessime condizioni dell’asfalto nel nostro Paese, è necessario un massiccio investimento

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Stanno per arrivare i soldi in prestito dall’Unione europea: 248 miliardi di euro, dopo che Bruxelles dirà il sì definitivo al Pnrr, Piano nazionale ripresa e resilienza. L’associazione Siteb, Strade italiane e bitume, per bocca del suo presidente Turrini, dice che il Pnr è un’occasione unica per rimettere in sicurezza la rete nazionale.

Viste le pessime condizioni dell’asfalto nel nostro Paese, è necessario un massiccio intervento. Oggi stimiamo occorrano 22 miliardi di euro per rendere sicure e al passo con i tempi l’intera rete stradale. Target: riparare ai 10 miliardi di euro di mancati investimenti che hanno seriamente compromesso il nostro patrimonio stradale, provocandone il graduale deterioramento. In alcuni casi, il degrado è entrato negli strati profondi delle pavimentazioni e ora sono necessari interventi di rifacimento strutturale molto costosi.  

Va detto che nel Pnrr c’è solo qualche accenno alla possibilità di fare manutenzione stradale: più che altro, si fanno riferimenti a ponti, viadotti, ponti. Anch’essi sovente in condizioni non ottimali.

Ogni lobby chiede al Governo Draghi di dedicare spazio al proprio settore, usando i fondi Ue. La palla passa all’Esecutivo.

I numero dell’asfalto: settore in ripresa

Comunque, per fortuna, la pandemia da Covic non ha bloccato la ripresa dei lavori stradali (avviata 2 anni fa) nel nostro Paese. A fine 2020, il consumo di asfalto ha superato quota 32 mln di tonnellate, la cifra più alta raggiunta negli ultimi 10 anni. Nel primo trimestre dell’anno si stima un’ulteriore crescita. 

Secondo i dati dell’Associazione, nel 2020 la produzione di conglomerato bituminoso, principale indicatore delle attività di manutenzione stradale nel nostro Paese, è stata di 32 milioni di tonnellate (nel 2019 si era fermata a 30 milioni di tonnellate), nuovo record assoluto dell’ultimo decennio.

 L’incremento del 6,3% dei consumi di conglomerato bituminoso, registrato lo scorso anno rispetto al 2019, è stato prevalentemente sostenuto dagli appalti Anas e dalla notevole attività di manutenzione delle concessionarie autostradali. 

Invece, nel triennio 2015-2016-2017, la produzione di conglomerato aveva fatto segnare il record negativo con 23 mln di tonnellate, a testimonianza di un’attività di manutenzione stradale ridotta al minimo indispensabile. Con guai anche per chi guidava piano e con prudenza, rispettando il Codice della Strada: le buche talvolta sono in agguato.

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