Le due ricariche dell’auto elettrica. Il pieno di un veicolo a batteria può avvenire in diverse modalità, a seconda delle caratteristiche del mezzo e delle batterie di cui è dotato. Ma anche delle caratteristiche dell’infrastruttura di ricarica e del luogo in cui si effettua la ricarica. Lo dice Motus-E.
Le due ricariche dell’auto elettrica: cosa succede
Una premessa in 3 punti.
- La rete elettrica eroga l’elettricità in corrente alternata (AC).
- La batteria accetta solo corrente continua (DC).
- Il motore è prevalentemente alimentato in corrente alternata (AC).
Risultato: l’energia elettrica può essere trasformata almeno due volte prima di essere utilizzata per la trazione.
E la trasformazione come avviene? Con convertitori collocati nel caricatore fisso o con convertitori e inverter a bordo del veicolo.
Morale: per le due ricariche dell’auto elettrica, i caricatori fissi sono AC se non integrano il convertitore; sono DC se invece ne sono dotati.
Mezzi elettrici: tutti in corrente AC, pochissimi in DC
Attenzione. Tutti i veicoli sia a due sia a quattro ruote possono essere alimentati da caricatori AC.
Solo alcuni modelli di vetture, pochissimi motocicli e nessun ciclomotore accetta ricariche in corrente continua DC.
Corrente alternata AC. Quali potenze?
Dai 3 kW delle normali utenze domestiche ai 22-43 kW dei più diffusi caricatori pubblici. Che sono pochissimi in Italia purtroppo. Siamo indietrissimo rispetto al resto d’Europa. Così, altro che cambiamento della mobilità: serviranno millenni, facciamo notare.
Ricordate questa regola matematica: più potenza, meno il tempo necessario alla ricarica.
Per un veicolo con batterie di media capacità (fra 30 e 40 kWh) sono necessarie:
- 8-10 ore con una normale ricarica domestica a 3 kW;
- 2 ore a 22-43 kW per raggiungere l’80% della capacità potenziale della batteria.