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Citroën AMI6: la sfida vinta da Flaminio Bertoni

L’auto è rimasta nel listino della casa automobilistica francese per ben 17 anni

Citroën AMI6

Nella metà degli anni ‘50 serviva nella gamma di Citroën una vettura media di circa 1 litro di cilindrata da inserire tra la 2CV e la DS19. Purtroppo però alcuni fattori avevano drenato le risorse economiche della casa automobilistica francese tra cui la guerra, il difficile periodo della ricostruzione e l’incredibile lavoro di ricerca e progettazione che avrebbero portato al lancio di tre veicoli tra il 1947 e il 1955.

In casa Citroën non mancavano certamente le idee: dalle vetture super aerodinamiche come la C10 fino alla C60 da produrre in due versioni a due e quattro cilindri boxer raffreddato ad aria e con sospensioni a barre di torsione o idropneumatiche. Mancavano purtroppo le risorse economiche e il personale da dedicare allo sviluppo e all’industrializzazione di uno di questi progetti.

Citroën AMI6
Citroën AMI6 con spazio per quattro persone e ampio vano bagagli

Citroën AMI6: la vettura voluta da Pierre Bercot e progettata da Flaminio Bertoni

Nel ‘56/’57, ebbe luogo una riunione tra i capi del centro studi di Citroën e Pierre Bercot, che dall’anno successivo sarà presidente e direttore generale del marchio di Stellantis. Quest’ultimo fece una richiesta molto particolare: creare una vettura media a quattro porte con motore di meno di 1 litro di cilindrata e capace di trasportare quattro persone e tutti i loro bagagli con un comfort tipico di Citroen. Inoltre, l’auto non doveva avere un portellone ma possedere una linea a tre volumi.

Tutto questo doveva essere fatto utilizzando il pianale e la maggior parte delle componenti meccaniche della 2CV. Dopo i saluti tra direzione tecnica e commerciale, la discussione si spostò al centro studi dove li aspettava Flaminio Bertoni, lo stilista entrato in Citroën nel 1932 e che aveva già donato al brand francese diversi capolavori fra cui la 2CV e la DS19.

Bertoni ascoltò il resoconto dei suoi colleghi e poi disse che era un progetto fattibile ma voleva parlarne direttamente con Pierre Bercot. L’italiano, com’era chiamato Bertoni all’interno dell’azienda, era famoso per essere capace di indugiare per lunghi periodi su un progetto e poi, sotto pressione, escogitare soluzioni geniali quanto definitive in pochi minuti. Quando Bertoni dice “si può fare“, tutti sanno che ha già una soluzione.

Citroën AMI6

Bertoni mise subito a punto un progetto per realizzare l’auto richiesta da Bercot

Bercot voleva sfruttare il pianale della 2CV per creare un’auto dotata di carrozzeria a tre volumi, quattro porte e un ampio bagagliaio separato dall’abitacolo. Alla richiesta, Bertoni annuisce e dice “scommettiamo che io ci riesco“.

Bertoni si ripresentò da Pierre Bercot con un modello in gesso della nuova auto. Il modellino disponeva di un cofano anteriore profilato e aerodinamico con fari integrati nel frontale, una linea Ponton che collegava l’anteriore al posteriore della vettura e un grande bagagliaio di oltre 350 cm³ di volume.

Un grande tetto in resina, come quello della DS, partiva dall’ampio parabrezza anteriore e arrivava ben oltre la testa dei passeggeri per poi tornare indietro fino alle loro spalle, lasciando abbondante spazio alle teste degli occupanti del sedile posteriore. Questa particolare linea a Z permetteva di alloggiare comodamente i quattro passeggeri e i loro bagaglio sul pianale della Citroën 2CV.

Citroën AMI6

Il motore della 2CV ottenne un aumento della cilindrata

Tutte le componenti meccaniche di quest’ultima vettura furono installate senza problemi e inoltre il motore fu portato a una cilindrata di 602cc dai 425cc della 2CV. Anche se Bercot era perplesso, alla fine la soluzione di Bertoni risultava funzionale, efficace e rispondeva alle richieste.

Quest’auto è stata il punto di inizio di un grande progetto ricco di risvolti sociali che da li a poco sarebbe partito in Bretagna, una regione della Francia che stava vivendo un periodo di forti tensioni per la scarsità di lavoro e che avrebbe visto Citroën impegnata al fianco del governo per dare una nuova e grandissima fabbrica alla regione del Nord della Francia.

La nuova vettura media del marchio francese sarebbe stata prodotta a Rennes, in una nuova fabbrica a ciclo completo che sarebbe stata pronta entro la fine del 1960. Alla fine si scelse di utilizzare il nome di Citroën AMI6 (A – sigla della 2CV, Mi – gamma media e 6 che letto alla francese veniva fuori L’Amicizia).

Citroën AMI6

Oltre 2,5 milioni di esemplari prodotti in 17 anni

La costruzione dello stabilimento proseguì fino all’inizio del ‘61 ma i reparti completati avevano già avviato la costruzione dei primi esemplari, pronti già a febbraio. Bercot attese fino ad aprile, quando convocò i giornalisti presso l’aeroporto militare di Villacoublay per presentare la nuova Citroën AMI6. Contemporaneamente, la vettura venne presentata anche in Belgio, Germania, Svizzera e Italia ma non in Francia.

L’accoglienza della stampa per la nuova AMI6 fu tutto sommato buona. L’auto era più silenziosa, più veloce e nel complesso più confortevole della 2CV. Fu elogiato lo spazio per i quattro passeggeri, per i loro bagagli, per l’economia di esercizio e per la scelta di particolari comuni con ID e DS come ad esempio le maniglie interne, il design di quelle esterne, la forma del volante monorazza e molte componenti della plancia di bordo.

L’evoluzione del veicolo portò alla nascita della versione Break nel 1964 e ad un incremento delle prestazioni grazie a motori più compressi ed altri veramente nuovi. La potenza passò da 18 a 35 CV, a parità di cilindrata. Complessivamente, la Citroën AMI6 fu prodotta in oltre 2.500.000 esemplari, rimanendo al listino per ben 17 anni fino al luglio del 1978 quando fu progressivamente sostituita dalla VISA appena presentata.

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