La Formula 1 segna un’ulteriore svolta ecologica. Già lo scorso 17 dicembre la Federazione Internazionale dell’Auto ha infatti approvato un piano ambientale particolarmente ambizioso che ha come unico scopo quello di ridurre l’impatto ambientale nel mondo del motorsport e della mobilità ponendo alla base obiettivi che siano in grado di rendere sempre più veloci i progressi posti in essere.
Con l’avvento delle nuove power unit turbo-ibride introdotte nel 2014, la Formula 1 ha cominciato un percorso di migrazione verso una convinzione più sostenibile quindi ora la FIA ha introdotto un ulteriore cambio di passo particolarmente interessante. Il concetto è infatti il medesimo. La novità risiede infatti nell’adozione di un nuovo carburante ricavato da rifiuti organici: già i primi barili sono a disposizione dei produttori di motori, ovvero Ferrari, Mercedes, Renault e Honda. Un primo passo che nel 2030 dovrebbe portare al totale azzeramento delle emissioni nel Circus. Per cominciare, l’assemblea generale della FIA di giovedì ha posto come obiettivo l’essere “carbon neutral” già nel 2021.
Ricerca e sviluppo costanti
Si può dire che in Formula 1 ricerca e sviluppo procedono a grandissimi passi. Gli scarti organici hanno quindi dato vita ad un carburante studiato dal Dipartimento Tecnico della FIA che ha realizzato in questo modo un carburante completamente sostenibili e sviluppato tramite specifiche assolutamente rigorose come sono quelle adoperate nel Circus. Saranno quindi alimentate in questo modo le monoposto di Formula 1 del prossimo futuro.
Quelli sviluppati dalla FIA sono una varietà di biocarburanti di seconda generazione, raffinati utilizzando rifiuti organici che non sono stati destinati al consumo umano o a quello animale. I barili già a disposizione dei quattro motoristi sono già in fase di test per la necessaria successiva convalida. Si vuole quindi dimostrare che una tecnologia di questo tipo risulta molto efficace e risulterà utile a fornire le basi per i fornitori di carburante con la volontà di rendere obbligatori carburanti totalmente sostenibili anche in Formula 1 in accordo con i nuovi propulsori che non arriveranno prima del 2025. Già dal prossimo anno, anche altri campionati sotto l’egida della FIA come l’European Truck Racing Championship potranno utilizzare carburante sostenibile.
Le dichiarazioni dei protagonisti
C’è ovviamente entusiasmo nei principali protagonisti di questa transizione. Jean Todt, a capo della FIA, ha infatti ammesso che “la FIA si assume la responsabilità di guidare lo sport automobilistico e la mobilità in un futuro a basse emissioni di carbonio per ridurre l’impatto ambientale delle nostre attività e contribuire a un pianeta più verde. Sviluppando combustibile a base di rifiuti organici in grado di alimentare le vetture di Formula 1, stiamo facendo un nuovo passo avanti. Con il supporto delle principali aziende energetiche del mondo, siamo in grado di combinare le migliori prestazioni tecnologiche e ambientali”.
Quindi Ross Brawn, managing director della Formula 1, ha aggiunto che il nuovo processo intrapreso potrebbe aprire la strada a nuovi costruttori: “la F1 è sempre stata la piattaforma di sviluppo più avanzata per il mondo dell’automobile. La nostra priorità è realizzare una roadmap per motori ibridi dalle emissioni ridotte, in modo da trasferire le soluzioni alle vetture stradali in breve tempo. Tutto questo sarà possibile con la nuova generazione di power unit”
Infine Felipe Calderon, che è presidente della Commissione Ambiente e Sostenibilità della FIA, ha ammesso che “la strategia ambientale approvata durante la settimana dell’Assemblea Generale è fondamentale per consolidare l’impegno della FIA per un futuro a basse emissioni di carbonio. Non solo si impegnerà in un ampio sforzo organizzativo per misurare, ridurre, compensare e rimuovere le emissioni derivanti dalle proprie attività. La FIA avrà anche un ruolo di leadership, tra le altre federazioni sportive, nel spingere per un’azione globale sul clima. Questa nuova strategia fornisce un intero quadro per sostenere i suoi membri a diventare più sostenibili e costruire essi stessi la leadership climatica”