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In base ai dati, lo stop ai diesel Euro 6 è un errore

La scelta del Comune di Roma sul divieto di circolazione dei diesel Euro 6 risulta fortemente sbagliata

Auto inquinamento

È un provvedimento fuori da ogni logica quello emesso dal Comune di Roma che ha vietato la circolazione alle vetture diesel Euro 6. Che la misura sia sostanzialmente incomprensibile lo dimostra il dato relativo all’evoluzione che la tecnologia dei motori, e delle classi di inquinamento, ha subito negli ultimi anni. Bloccare la circolazione ai veicoli che rispettano la normativa Euro 6 significa mettere da parte anni e anni di miglioramenti costanti dal punto di vista delle emissioni. Almeno quelle provenienti dalle vetture.

Le vetture diesel sono cambiate molto col tempo

Basti pensare che solamente da 20 anni a questa parte il limite imposto dall’Unione Europea, relativo agli NOx, è sceso da un valore di 1.600 mg/km a quello di 80 mg/km. Di conseguenza i costruttori si sono dovuti adeguare mettendo in pratica soluzioni via via più efficaci. C’è un grafico che riportiamo di seguito (disegnato dall’Unione Petrolifera) che si riferisce proprio ai progressi messi in campo per quello che riguarda gli NOx, in relazione alle motorizzazioni benzina e diesel, e le polveri sottili.

Grafico Unione Petroli
Grafico disegnato dall’Unione Petrolifera

È evidente che una diesel Euro 6 è in grado di emettere il 95% di ossidi di azoto in meno rispetto a una vettura Euro 0. Inoltre emette il 96% in meno di polveri sottili se paragonata stavolta con le vecchie Euro 1. Il valore numerico si traduce in circa 100 grammi di polveri sottili immesse in atmosfera ogni 20.000 chilometri circa. la stessa Unione Petrolifera ha dichiarato che “la decisione del Comune risulta palesemente ingiustificata. È scientificamente provato e non si avrà nessun vantaggio ambientale. Le motorizzazioni, sia Euro 5 che Euro 6, emettono valori di Pm vicinissimi allo zero. Le prove sulla base di diversi cicli RDE lo dimostrano.

Meglio concentrarsi sulle vetture più vecchie

Sebbene spesso la principale componente delle emissioni deriva da altre fonti di inquinamento (in base ad un rapporto Ispra, su Roma nel 2015 le caldaie emettevano 3.105 tonnellate di Pm10 mentre il trasporto stradale “soltanto” 1.021 tonnellate), il problema che affligge il trasporto nazionale è sicuramente legato all’età avanzata delle vetture circolanti. Non solo quelle private.

Difatti l’età media delle vetture italiane è abbastanza elevata. Se in Francia l’età media è fissata in 8,8 anni, 9,3 in Germania mentre 7,8 sono quelli del Regno Unito, in Italia il parco auto possiede circa 10,8 anni di media. Quindi si può dire che il 54% delle vetture circolanti ha più di 10 anni. L’attenzione però va rivolta anche ai mezzi pubblici, visto che in Italia ne circolano ben 97.800 che possiedono in media più di 12 anni di età. La media europea si ferma invece a 7 anni.

Si può quindi affermare che in Italia gli autobus che circolano sono più vecchi delle auto. In definitiva non bisognerebbe bloccare il transito ai diesel che inquinano meno. Piuttosto si potrebbe svecchiare il parco degli autobus (e questo toccherebbe alle istituzioni competenti) e anche quello delle vetture che possiedono più candeline sulla torta. Si potranno quindi scegliere anche vetture usate con classe di inquinamento Euro 5 o Euro 6.

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