Il tentativo di Hyundai di cavalcare l’onda dei NEV (veicoli a “nuova energia”, ossia elettrici e ibridi plug-in) in Cina si è trasformato in una doccia gelata che nemmeno le tecnologie locali di BAIC sono riuscite a scaldare.
Lanciata in pompa magna il 16 ottobre, quindi davvero poco tempo fa, la Hyundai Elexio doveva essere il primo di sei modelli pronti a colonizzare il mercato entro il 2027. Invece, i dati di fine novembre raccontano già una storia preoccupante: appena 1.059 unità vendute a fronte di un obiettivo di 35.000 entro fine anno. Praticamente, un fallimento che rende le previste 10.000 unità al mese un autentico miraggio.

L’aspetto più ironico (o tragico) è che la Elexio non ha nulla di cui vergognarsi. In termini di abitacolo, spaziosità, schermi e prestazioni del propulsore, l’auto regge il confronto con i giganti locali. Tuttavia, sembra che la strategia coreana “In Cina, per la Cina” abbia dimenticato il piccolo dettaglio rappresentato dall’orgoglio dei consumatori. L’immagine del marchio Hyundai non riesce a competere con il prestigio e il patriottismo dei marchi domestici, e nemmeno lo sconto selvaggio ha convinto gli acquirenti.
Il 2026 si preannuncia quindi come l’anno della resa dei conti, non solo per i coreani. Il tracollo di Hyundai getta un’ombra sinistra sulle future mosse di altri colossi, come le Volkswagen sviluppate con Xpeng, le Audi senza i quattro anelli o la Nissan NX8. Se il pubblico percepisce ormai i marchi cinesi come superiori, il rischio è che queste operazioni di “localizzazione estrema” vengano viste come ammissioni di inferiorità tecnica piuttosto che come mosse strategiche.

Hyundai sicuramente faticherà ancora per a portare a termine la sua gamma entro il 2027, con la Elexio che rischia di diventare un monumento funebre a una strategia troppo ottimista. Al momento, i clienti cinesi sembrano aver già deciso in favore del proprio orto.
