Negli ultimi anni, un cambiamento significativo sta ridisegnando il panorama delle batterie per veicoli elettrici. Le batterie al litio ferro fosfato, note come LFP, stanno guadagnando terreno rapidamente rispetto ai tradizionali accumulatori a base di nichel, manganese e cobalt, appunto le NMC.
Questa tecnologia ormai non più emergente è particolarmente apprezzata per il minore impatto ambientale e sociale, soprattutto per la riduzione della pressione sulle foreste tropicali, spesso gravemente compromesse dall’estrazione di materie prime come il cobalto e il nichel.

Secondo il recente rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), nel 2020 le batterie LFP rappresentavano meno del 10% del mercato globale dei veicoli elettrici. Tuttavia, nel giro di soli quattro anni, questa quota è salita fino a quasi il 50% nel 2024, sottraendo spazio al predominio delle batterie NMC. Tale trasformazione ha portato gli esperti dell’AIE a rivedere al ribasso le previsioni di domanda per cobalto e nichel, materie prime critiche estratte principalmente in aree con vaste foreste tropicali, come la Repubblica Democratica del Congo e l’Indonesia.
L’attivista Perrine Fournier, della ONG Fern, sottolinea come l’adozione delle batterie LFP rappresenti una “buona notizia per le foreste del pianeta”, poiché si fonda su materiali abbondanti come il ferro, la cui estrazione non danneggia ecosistemi delicati.
Questa considerazione è supportata anche da studi condotti dal think tank francese négaWatt e dall’Università di Economia e Commercio di Vienna, secondo cui un uso esclusivo di batterie LFP nei nuovi veicoli elettrici potrebbe portare a una riduzione del 43% della deforestazione legata all’estrazione mineraria entro il 2050.

Dal punto di vista della sicurezza, le batterie LFP si dimostrano più affidabili e meno soggette a incendi rispetto alle tradizionali batterie agli ioni di litio. Aziende come la norvegese Morrow Batteries hanno testato questi accumulatori in condizioni estreme, trovandoli resistenti a perforazioni e fiamme, senza rischi di esplosione.
Nonostante questi vantaggi, la catena di approvvigionamento delle batterie LFP è ancora fortemente controllata dalla Cina, che detiene una quota di mercato superiore al 90% nella produzione di materiali chiave come i catodi LFP, l’acido fosforico e il solfato di manganese. Questa concentrazione suscita timori geopolitici nei Paesi occidentali, che temono dipendenze strategiche troppo elevate. Parallelamente, altre tecnologie di batterie, come quelle agli ioni di sodio e agli ioni di litio ad alto contenuto di manganese, stanno emergendo come possibili alternative, ma il litio sembra destinato a rimanere protagonista almeno fino al 2030.