È entrata in vigore una rimodulazione delle accise sui carburanti che sta già facendo discutere e sollevando polemiche. L’imposta applicata al gasolio per autotrazione aumenta di 1,5 centesimi al litro, portandosi a 63,24 centesimi, mentre quella sulla benzina verde si riduce di pari entità, scendendo da 72,80 a 71,34 centesimi di euro per litro.
L’intervento sulle accise, sulla carta, appare come un bilanciamento, ma nella realtà si traduce in un aggravio per milioni di automobilisti, in particolare per i possessori di veicoli diesel, ancora largamente diffusi nel parco auto italiano.

Il tema è particolarmente scottante anche per ragioni politiche. L’aumento dell’imposizione sul gasolio viene letto da molti osservatori come una retromarcia rispetto agli impegni assunti dalla premier Giorgia Meloni quando sedeva all’opposizione. All’epoca, la leader di Fratelli d’Italia aveva promesso a gran voce una progressiva eliminazione delle accise sui carburanti, definendole “un peso ingiustificato per lavoratori, famiglie e imprese”. Oggi, invece, il governo ha deciso non di abolire, ma di ristrutturare le tasse sulla benzina e sul diesel, seguendo l’allineamento rihiesto dall’Unione europea, con un impatto economico rilevante.
Secondo i calcoli effettuati dal Codacons, l’aumento della tassazione sul gasolio comporterà un costo aggiuntivo annuo di circa 364 milioni di euro per gli automobilisti italiani che guidano un’auto alimentata a diesel. La spesa per un pieno, mediamente, salirà di circa 0,91 euro. Al contrario, la lieve riduzione dell’accisa sulla benzina consentirà un risparmio globale di circa 374,5 milioni di euro all’anno, spalmati tra tutti gli automobilisti che utilizzano motori a benzina.
Le associazioni dei consumatori, come Assoutenti, hanno acceso i riflettori sulla struttura fiscale che grava sui carburanti in Italia, sottolineando come le imposte (IVA e accise) costituiscano una fetta maggioritaria del prezzo alla pompa: il 61,1% per la benzina e il 57,2% per il gasolio. Un quadro che spiega perché i listini italiani siano tra i più elevati d’Europa.

Nel solo 2023, ben 38,1 miliardi di euro della spesa complessiva per carburanti (di circa 70 miliardi) sono finiti nelle casse dello Stato. Il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, chiede un intervento a livello comunitario: “Serve un sistema unico europeo di tassazione sui carburanti, omogeneo e armonizzato. Solo così l’Italia potrà evitare di essere svantaggiata rispetto a Paesi dove il costo del carburante è inferiore e l’impatto fiscale meno opprimente”.
Intanto, Staffetta Quotidiana segnala che i prezzi alla pompa stanno registrando rincari: la benzina in modalità self-service ha superato di nuovo la soglia psicologica di 1,70 euro al litro (1,702 euro per la precisione), mentre il diesel si attesta a 1,586 euro/litro. Ai distributori serviti, si registrano rispettivamente 1,845 euro per la benzina e 1,729 euro per il diesel. Il GPL si ferma a 0,722 euro/litro, mentre il metano è venduto a 1,454 euro/kg.
Alla fine dei conti, il carico fiscale sui carburanti continua a pesare in modo sostanziale sul bilancio delle famiglie, delle aziende di trasporto e sull’intero sistema produttivo nazionale. Una scelta politica che, pur mascherata da razionalizzazione, rappresenta per molti una sconfessione implicita delle promesse sulle accise fatte negli anni passati.